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Storia di un impiegato – Fabrizio De André

Il 2 ottobre del 1973 Fabrizio De André pubblicava il suo sesto album. Storia di un disco (controverso).

  • 2 ottobre 2023, 08:00
  • 4 ottobre 2023, 14:58
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Storia di un impiegato - Copertina
  • Sony Music Italia
Di: Sergio De Laurentiis

Ne succedono di cose in 50 anni. Per cercare di capire anche solo vagamente che aria tirava mezzo secolo fa, i libri di storia o più semplicemente gli almanacchi possono essere un buon punto di partenza.

Il 1973 si apre con gli accordi di pace di Parigi che di fatto mettono fine alla guerra in Vietnam, la prima da cui gli Stati Uniti non escono vincitori. A marzo Salvador Allende vince le elezioni in Cile; pochi mesi dopo, l’11 settembre, viene deposto da Augusto Pinochet e muore in circostanze mai chiarite del tutto. In Italia, come in tante altre nazioni, l’atmosfera è sempre più cupa. Le tensioni sociali, gli atti di terrorismo fanno ormai parte della quotidianità. Lo spensierato ottimisimo che apparentemente aveva imperato fino a pochi anni prima è lontanissimo. È in questo clima teso, spinoso, pieno di contraddizioni che nasce “Storia di un impiegato”.

Fabrizio De André

L’impiegato in questione è uno che ha sempre seguito le regole, che da buon borghese è sempre stato al suo posto. Anche se l’età era quella giusta, non ha partecipato ai moti giovanili della fine degli anni ’60. In un qualche modo però, a qualche anno di distanza gli echi del Maggio 68, sempre più nitidi e assordanti, spingono l’impiegato alla ribellione, all’azione: solitaria e soprattutto violenta, perché, ormai ne è convinto, il Potere non si abbatte con le parole. Serve altro, servono le bombe.

Il disco racconta la parabola dell’impiegato attraverso una serie di sogni, che lo conducono dall’ufficio alla gattabuia. Una sorta di viaggio onirico, simbolico, che parte dall’apatia per arrivare alla conclusione che le cose si cambiano solo con uno sforzo comune, collettivo.

“Storia di un impiegato” è anche il primo lavoro di De André dichiaratamente impegnato, che naturalmente non giustifica le scelte violente (dell’impiegato, di tanti giovani dell’epoca), anzi, le condanna senza appello. È una riflessione sulle logiche perverse del Potere, e sulle logiche altrettanto perverse, spesso speculari, di chi vuole rovesciarlo, come sintetizza il giudice di “Sogno Numero Due”:

Imputato
Il dito più lungo della tua mano è il medio
Quello della mia è l’indice
Eppure anche tu hai giudicato
Hai assolto e hai condannato al di sopra di me

Quando esce il disco De André è già un artista consolidato, uno dei cantautori, se non IL cantautore più amato dal pubblico e stimato dalla critica. Ma se il pubblico sembra apprezzare – le vendite vanno bene -  la critica ci va giù pesante. Tanto per citare un critico dell’epoca, Simone Dessi (che sintetizza il pensiero di molti giornalisti) “è un disco tremendo”.

Le critiche arrivano anche da colleghi musicisti come Gaber che a proposito del disco disse: “un linguaggio da liceale che si è fermato a Dante, che fa dei bei temini, ma non si riesce a capire se sia liberale o extraparlamentare”. De André, che non le mandava dire, replicò seccamente: “”Io stimo e ammiro Giorgio e mi spiace che lui, che si dichiara comunista, sia andato a raccontare queste cose al primo giornalista che ha incontrato. Poteva telefonarmi, farmi le sue osservazioni: ne avremmo discusso, ci saremmo confrontati. Così, invece, ha svilito ancora di più un mondo già tanto criticato”.

E per completare il quadro, già piuttosto confuso di suo, per completezza va anche detto che una delle stroncature più nette porta la firma dello stesso De André:

La “Storia di un impiegato” l’abbiamo scritta, io, Bentivoglio, Piovani, in un anno e mezzo tormentatissimo e quando è uscita volevo bruciare il disco. Era la prima volta che mi dichiaravo politicamente e so di aver usato un linguaggio troppo oscuro, difficile, so di non essere riuscito a spiegarmi

Intervista (Archivi RSI, 1984)

RSI Musica 29.01.2018, 08:55

Con gli anni il giudizio sulla “Storia di un impiegato” si è stemperato e, a partire dagli anni ’90 il disco è stato in parte rivalutato, soprattutto rispetto all’aspetto musicale, caratterizzato dell’importante apporto di un giovane Nicola Piovani. Con tutte le sue contraddizioni “Storia di un impiegato” rimane un’opera che merita la nostra attenzione, non fosse altro che per la presenza di gemme come “Canzone del maggio” o “Verranno a chiederti del nostro amore”.

Il verdetto dell’epoca non è stato ribaltato ma è innegabile il fascino che esercita ancora adesso questo lavoro ambizioso, forse anche “verboso e datato” come scrive Riccardo Bertoncelli, uno dei decani della critica musicale italiana, ma pur sempre firmato da uno dei più grandi artisti italiani degli ultimi 60 anni. E spesso la grandezza si misura e si apprezza ancora di più proprio quando ci si confronta con le cosiddette “opere minori”.

 

Rete Due Parade 2.10.2023 - Storia di un impiegato

RSI Musica 02.10.2023, 14:25

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