Caterina Caselli è fra coloro che contano veramente tanto. Come gli altri discografici di cui abbiamo parlato fin qui, ha avuto lo stesso senso di avventura, lo stesso senso imprenditoriale, lo stesso fiuto, e ha creato hit internazionali prima degli altri in Italia. Uno per tutti, uno dei grandi cinque nomi internazionali del business partoriti dal suo intuito, è Andrea Bocelli. È anche brava a individuare i dirigenti: ha creato Stefano Nardi, forse l’altro grande discografico italiano, certamente un’altra persona che ha fatto molto. È una scoperta di Caterina Caselli, che quindi non solo scopre gli artisti ma anche i futuri power player della discografia.
Ci sono stati due artisti che hanno che hanno avuto successo da artista e da imprenditore: uno è Frank Sinatra con la Reprise, l’altra è Caterina Caselli. Per dire.
E allora partiamo dal 1966 e da Nessuno mi può giudicare, uno dei suoi cavalli di battaglia. In realtà un pezzo di seconda mano, destinato a Celentano che però lo respinge perché poco convinto. Cosa che tra l’altro accadrà anche con L’italiano, resa poi celebre da Toto Cutugno.
Caterina Caselli inizia dietro il microfono ed entra poi nell’azienda di famiglia sposando Piero Sugar, noto editore italiano: il suo è uno dei più bei cataloghi ancora fieramente indipendenti in Italia. Sono rappresentanti della CBS in Italia e per la Spagna. Fondano insieme la CGD, poi nel 1977 lei avvia l’etichetta Ascolto e l’anno dopo pubblica l’album solista di uno dei musicisti più avventurosi che ci siano, quel Mauro Pagani che aveva appena lasciato la PFM.
Nel 1979 lavora con Umberto Tozzi. In un periodo dominato dai cantautori, lei vede una sorta di restaurazione. Forse però restaurazione non è il termine più corretto, perché Gloria è una produzione avventurosa, con questo suono quasi robotico e molto moroderiano. Nell’album che porta lo stesso titolo, e nella versione inglese cantata da Laura Branigan, c’è lo zampino di Greg Mathieson, arrangiatore proprio di Giorgio Moroder, che ne fa una hit mondiale in un momento storico in cui l’Italia a livello internazionale non se la filano neanche di striscio. Mentre in Italia il pezzo è massacrato dalla critica, in Svizzera resta numero uno in classifica per quattro settimane. La versione di Branigan amplierà la portata di questo successo sul mercato internazionale.
Caterina Caselli è anche editrice, ha quell’orecchio da editrice. Che è un mestiere difficilissimo, perché significa capire da un demo che ti arriva sul tavolo, che normalmente è - o era - chitarra e voce, o piano e voce, come suonerà il prodotto finale. Quella è la vera visione del discografico.
Arriviamo così ad Andrea Bocelli. Un artista unico, prodotto di una singola mente, di un singolo intelletto. Quelli, ovviamente, di Caterina Caselli. Prodotto contro tutto e tutti, in particolare dei puristi che criticavano Bocelli. Che sì, è vero, per i puristi non è neanche considerato un tenore. E a voler essere cattedratici sì, fa molti errori, ha questo vibrato, ma qui risiede la sua forza. Caterina Caselli insegna cosa significhi in discografia saper fare l’errore giusto. Perché la discografia verte su un tema: fare l’errore giusto, quello che ti rende unico. Ed è il caso di Bocelli, in cui Caselli ha riconosciuto le qualità della star.
L’ultima scoperta caselliana che vogliamo ricordare è Elisa. Che con le sue doti colpisce pezzi da novanta dell’industria musicale internazionale come Tommy Mottola e David Massey. In quel momento, però, il mondo anglosassone non è ancora pronto ad accettare che qualcuno “da fuori” suoni rock (o un suo surrogato) perché quella è la loro musica. Qualcosa che salterà con i Måneskin.
Luce, con i suoi quasi 5 minuti di durata, è un pezzo che contravviene a tutte le regole della radiofonia, prima su tutte quella che vuole canzoni lunghe 3’15” al massimo. Un brano con cui la cantautrice di Monfalcone ha vinto Sanremo 2001 e che è tuttora quello con più riconoscimenti (6) ottenuti alla kermesse dell’Ariston.
Caterina Caselli è una scopritrice, una che vede il futuro di una persona. Lo ha fatto tante volte. Soprattutto è una persona curiosa, curiosissima, e continua a esserlo ancora oggi.