Quest’anno il solstizio d’autunno, la fine della bella stagione, cadrà il 22 di settembre. Il giorno prima del 76mo compleanno di Bruce Springsteen, al quale questa estate 2025 si è un po’ consacrata. Il tour europeo che si conclude il 3 luglio con la seconda data di San Siro, recupero di quelle saltate per i malanni del 2024. Un Land of Hope and Dreams Tour di 16 serate, iniziate a Manchester lo scorso 14 maggio che lo vede sul palco per una media di 2 ore e 50 a spettacolo, nonostante tutto e tutti. Perché l’età non fa prigionieri, perché le canzoni, se vuoi farcela con la voce, vanno rallentate; perché la stessa E-Street Band, esclusi alcuni “nuovi” componenti, viaggia oltre i 70 e non è un caso che a San Sebastian, un paio di giorni fa, abbia stavolta dovuto alzare bandiera bianca “Little” Steven van Zandt, causa appendicite. Ma Springsteen ha un debito d’onore con i suoi fan, che in percentuale altissima non hanno certo rinunciato ai biglietti faticosamente conquistati per gli show che ora potranno finalmente gustarsi. E sarà anche, verosimilmente, l’ultima volta a San Siro, uno dei luoghi del cuore del Boss, che sarà probabilmente demolito, anche se difficilmente vedremo ancora Springsteen lanciarsi in un tour negli stadi. Almeno in Europa.
Tra il Covid, gli acciacchi e il tempo libero, Springsteen ha fatto ordine nei suoi cassetti pieni di musica e ha deciso di pubblicare Tracks II - The Lost Albums con cofanetto di inediti che, a differenza del primo, datato 1998 (4 CD con 66 brani sparsi, dagli inizi fino al 1995) si compone di ben 7 album prevalentemente con brani inediti. La bellezza di 83 canzoni (di queste 74 inedite) raccolte in 7 cd realizzati tra il 1983 e il 2018: alcuni praticamente fatti e finiti, pronti per essere pubblicati; altri su cui c’è stato da lavorare in missaggio e post produzione, ma senza reincisioni. Voci e suoni sono quelli del tempo in cui il disco è stato messo in naftalina. Monumentale, come il prezzo, che si aggira intorno ai 250 franchi...
Un totale di circa 320 minuti di musica, che spaziano dal country al folk, dallo sperimentale all’indie, e ovviamente il sano mainstream rock che è un marchio di fabbrica. Da L.A. Garage Sessions ‘83 (con un paio di perle ritrovate, da Follow That Dream a Sugarland a versioni alternative di My Hometown o Shut Out the Light) a Streets of Philadelphia Sessions; dal country rock di Somewhere North of Nashville; a Faithless, Inyo e Twilight Hours che riguardano in gran parte progetti mai conclusi legati al cinema, western in particolare ma non solo, fino a Perfect World.
Quelli del 30 giugno e 3 luglio 2025, ultimi show del tour, entrambi a Milano, sono l’ottavo e il nono allo Stadio di San Siro. Dopo la prima incredibile volta sul suolo italiano avvenuta giusto 40 anni fa, il 21 giugno 1985, solstizio d’estate (per tornare al nostro titolo). Il Boss aveva 35 anni, nella sua E-Street Band era venuto a mancare per scelta professionale Little Steven (che farà ritorno un decennio dopo); allo stadio non c’era ancora il secondo anello e nemmeno la copertura di oggi: così a cuocere sotto il sole delle 15.30, orario di apertura dei cancelli, c’erano oltre 65 mila persone (e altre 5 mila ad ascoltare da fuori...). Prezzo unico 20 mila lire, più o meno 25 franchi. Tre ore e mezza di show, aperto da Born in the USA, ovviamente.
Di anniversario in anniversario, dopo i 40 anni dal primo concerto italiano, frequentato anche da tantissimi fan svizzeri (chi ha potuto, se lo era gustato l’11 aprile 1981 all’Hallenstadion di Zurigo) arriviamo al 25 agosto: nel 1975, 50 anni fa, veniva pubblicato Born to Run, il disco del grande successo, dopo le faticose vendite dei primi due album. Quello della svolta, del rock, delle storie di provincia, dell’inizio del mito, del suo primo grande inno.
A domandare ai fan quale sia il loro album preferito di Bruce Springsteen, le risposte si dividono tra Born in the USA e Born to Run. Qualcuno azzarda Darkness on the Edge of Town, qualcuno in più The River. Ma se lo si chiede al diretto interessato, la risposta è lapidaria: Nebraska. Uscito il 20 settembre del 1982, ha una genesi molto particolare, che viene raccontata magnificamente nel libro Deliver Me from Nowhere di Warren Zane. Libro da cui è tratto Springsteen: liberami dal nulla, film di Scott Cooper in uscita nelle sale il prossimo 23 ottobre, del quale è stato pubblicato pochi giorni fa il trailer. Protagonista è Jeremy Allen White, che pare nato per il ruolo, viste anche le esecuzioni vocali dei brani di Springsteen (l’aneddoto è che nemmeno il vero Boss sia riuscito a distinguere l’originale - sé stesso - in alcune tracce). Un film che racconta le difficoltà di un uomo, baciato dal successo e dai primi guadagni importanti, chiamato a una svolta personale e artistica, a una nuova consapevolezza sociale, che contro il parere di (quasi) tutti i componenti del suo staff, decide di pubblicare un disco lo-fi, registrato in camera da letto su un 4 piste nemmeno di prima mano. Puro, essenziale, maestoso.
Nella speranza di un’anteprima in grande stile a Venezia (chissà!) il film sarà il perfetto biglietto d’addio di una estate (vista la data ottobrina, andremo verso quella di San Martino...) vissuta a tutto Springsteen.
Estate di Springsteen
Tra le righe 27.06.2025, 15:30
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