Società

Gaza, tra arte e macerie

Arte e poesia come resistenza: Montanari e Alberani raccontano Gaza tra macerie e speranza, con opere sopravvissute che diventano testimonianza di dignità

  • Oggi, 08:00
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Di: Alphaville/Mat 

«In mezzo alle macerie, sotto le bombe, soffrendo la fame, c’è chi risponde con una disperata resistenza civile ed artistica». Tomaso Montanari, nel suo ultimo saggio per Feltrinelli, ci consegna parole che diventano appello: non restare in silenzio, dare voce a chi non ce l’ha più. Gaza continua a morire, ma resiste attraverso arte e cultura.

Nel frattempo, presso il Museo di Santa Giulia di Brescia, è stata inaugurata la mostra “MATERIAL FOR AN EXHIBITION. Storie, memorie e lotte dalla Palestina e dal Mediterraneo”, che accoglie opere sopravvissute al bombardamento e alla distruzione di Eltiqa Group for Contemporary Art, uno spazio per l’arte contemporanea a Gaza, avvenuta nel 2023. È un atto politico e culturale, curato da Sara Alberani, che sottolinea: «È paradossale quanto gli artisti di Gaza non possono incontrare i loro connazionali palestinesi in Cisgiordania». La mostra diventa ponte, spazio di riunione, circolazione di memoria oltre i confini imposti.

La mostra rende conto della materialità dell’arte in guerra, quando persino le cornici e i legni vengono bruciati per sopravvivere: le opere esposte portano ferite, graffi e polvere, testimonianze di una violenza che non riesce a cancellare la dignità. Durante la guerra, gli artisti rischiano la vita per salvare le loro opere: Mohamed e Dina, fondatori di Eltiqa, tornano tre volte sotto le bombe per recuperare 150 tele, affermando di aver corso quel rischio per continuare a essere artisti.

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"Per Gaza" di Tomaso Montanari, Feltrinelli (dettaglio di copertina)

Il colore delle macerie

Alphaville 28.11.2025, 12:05

  • lafeltrinelli.it
  • Mattia Pelli e Matteo Ongaro

Tommaso Montanari, al microfono di Mattia Pelli e Matteo Ongaro in Alphaville, ricorda la brutalità del presente: «Ci sono almeno stati 300 morti assassinati dall’inizio di questo cessate il fuoco, non entrano gli aiuti che dovrebbero entrare, non entra la stampa internazionale». Gaza è tende, fango, malattie. Bambini e anziani pagano il prezzo più alto. Eppure, proprio lì, l’arte continua a fiorire.

Gaza, prima di diventare un campo di prigionia (trasformato poi in luogo di sterminio), era una città con cinquemila anni di storia sulle rive del Mediterraneo. Prima del 7 ottobre vi erano università, ospedali, una vita culturale vibrante: poesia, musica e pittura erano strumenti di salvezza e identità.

Strumenti che resistono, e che sono capaci di rifare nuove tutte le cose, di cambiare cuori e menti. E ancora oggi a Gaza si canta per amore e per rabbia, insieme.

Arte e cultura palestinese non sono soltanto grido di dolore, ma ponte verso il futuro. Non siamo noi a liberare la Palestina: è la Palestina che, attraverso arte e resistenza, può liberare noi, insegnandoci dignità e umanità in mezzo alle macerie.

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