«Provotari di tutto il mondo unitevi!» Provotari? No, non è un refuso: il termine indica proprio i membri del provotariato, un neologismo inventato da Roel Van Duijn (1943), scrittore e agitatore politico, che nel 1965 fondò ad Amsterdam il movimento Provo, termine derivato dal verbo olandese provoceren, provocare.
A Roel Van Duijn, militante anarchico, già attivo nel movimento per la pace e organizzatore di sit-in contro la bomba atomica, la parola provo, letta in uno studio sociologico sui giovani teppisti olandesi, apparve perfetta per valorizzare politicamente la ribellione urbana e dare vita a un movimento controculturale in chiave ludico-sovversiva. I Provos, i provocatori, questa «inedita confraternita di artisti, teppisti e visionari», come li definì Matteo Guarnaccia (1954-2022), artista, critico d’arte e storico delle controculture internazionali, non credevano più nella rivoluzione proletaria. Il proletariato, a loro avviso, si era ormai confuso con la degradata piccola borghesia della classe media. Secondo Van Dujin, l’unica chance per modificare radicalmente lo status quo restava sovvertire le regole del gioco con la provocazione. Il provotariato (fusione, ovviamente provocatoria anch’essa, tra proletariato e provocatori), per mezzo di una tecnica di guerriglia simbolica e una prassi artistico-politica miscelata con l’umorismo, tra il 1965 e il 1967, agendo contro l’autorità costituita, riuscì «ad instaurare per le strade e i canali di Amsterdam una fugace e illegale repubblica anarchica fondata sull’happening e la burla» (Guarnaccia).

Roel Van Duijn
Figli del situazionismo (mai riconosciuti dai genitori, però), impagabili manipolatori dei media, quegli anarco-burloni olandesi furono protagonisti di un’innumerevole serie di provocazioni mirate a smuovere la sonnolenta società olandese su problemi ecologici e sociali, come l’inquinamento da gas di scarico, le malattie provocate dal fumo delle sigarette, l’educazione sessuale e la liberalizzazione delle droghe leggere. Una sorta di riformismo rivoluzionario. In pieno boom automobilistico, ad esempio, contro l’inquinamento delle auto, oltre a dipingere una grande K nera (il riferimento è alla K di Kancer, cancro) sui manifesti pubblicitari delle autovetture, promossero pubblicamente il Piano delle Biciclette Bianche che prevedeva la messa a disposizione della città di Amsterdam di biciclette bianche di proprietà comune. La reazione della polizia sembrò paradossalmente una messinscena degli stessi Provos: il giorno della presentazione del progetto alla città in piazza Spui, infatti, tra le risate dei presenti, sequestrò cinquanta biciclette bianche portate dai promotori con la motivazione che, essendo senza lucchetto, avrebbero rappresentato un’istigazione al furto.

Piazza Spui, eletta a punto d’incontro di tutti coloro che credevano nella Provoluzione promessa, diventò in brevissimo tempo il punto nevralgico di una scena anticonformista e ribelle che proponeva un’inedita prassi antisistemica fatta di ironia, gioco, droghe psichedeliche, nuovi linguaggi comunicazionali, sperimentazione sessuale (a questo proposito veniva propugnata la « libertà di fornicazione» e «l’apertura ad ogni genere di esperienza sessuale, omosessualità compresa»).
"Balla coi libri. 50 anni di controcultura tra passato e presente"
Alphaville 20.01.2023, 11:30
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Il tutto per la realizzazione di una zona liberata in cui l’intera comunità di Amsterdam potesse sviluppare una coscienza sociale tale da interferire con il programma di controllo sociale isituzionale, svelare l’ipocrisia insita nel consumismo, burlare il potere e vivere una vita nella libertà.
Il progetto era quello di creare una combinazione di arte e vita per la rivoluzione culturale. L’immaginazione non al potere ma contro il potere, quindi.
Si definivano «anarchici alla Mao-Tse-Tung», e questo la dice lunga sulla farsa che i Provos inscenavano contro un’autorità incapace invece di uscire dai binomi manichei del giusto/sbagliato, con noi/contro di noi e che infatti, regolarmente, cadeva nella trappola della repressione (a volte violentissima). Scrisse Van Duijn: « i poliziotti erano i nostri migliori complici... La polizia, come facciamo noi, si dedica a provocare le masse. Questo causa risentimento. Noi cerchiamo di trasformare quel risentimento in rivolta».
Bombe fumogene lanciate dai Provos contro il corteo nuziale delle principessa d’Olanda
Una dimostrazione esplicita di ciò, i Provos la ebbero il 10 marzo del 1966 quando contestarono con bombe fumogene la parata regale del matrimonio della principessa d’Olanda con Claus von Amsberg, ex-Giovane hitleriano e, stando alle informazioni che circolavano all’epoca, mai del tutto pentito. La protesta, preparata da tempo con una strategia di comunicazione che quasi quotidianamente diffondeva fake-news su possibili (quanto improbabili) azioni sovversive (LSD fatto ingerire ai cavalli che avrebbero condotto il cocchio regale, gas esilarante pronto a fuoriuscire dalle canne dell’organo della cattedrale durante l’esecuzione della marcia nuziale, ecc.), ebbe il suo effetto. Non solo la cittadinanza si trovò in stato d’assedio con 15.000 soldati, 9700 poliziotti e 361 agenti del controspionaggio a presidiare le strade, con mezzi della marina militare a controllare i canali, con elicotteri a sorvolare la città, ma fu costretta ad assistere ad una rappresaglia molto dura contro i manifestanti. Una gran parte dei cittadini, memore di ciò che l’Olanda aveva subito dall’occupazione nazista, non solo già si era opposta all’esibizione di quelle nozze nella città, ma solidarizzò con i giovani anche in piazza. Indubbiamente, una vittoria d’immagine per i Provos.
Incontro con Matteo Guarnaccia
Attualità culturale 10.02.2018, 17:35
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Il 13 maggio del 1967, il movimento degli anarchici cabarettisti (come vennero anche definiti i Provos), intuendo però il rischio di divenire un ente istituzionale della provocazione al servizio del Ministero del turismo (agenzie turistiche avevano cominciato a offrire pacchetti che includevano tour nelle zone Provos), decisero di uscire di scena e si sciolsero in quel più generale movimento che di lì a poco avrebbe fiammeggiato il 1968 e lì continuarono a giocare..





