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L’elfo dispettoso. La tradizione natalizia sbarcata anche nella Svizzera italiana

Un lato “social” del Natale: tra scherzi, business e aspettative dei genitori.

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Di: Sofia Bertoli Morisoli 

Il periodo che precede il Natale è, per sua natura, uno scrigno di tradizioni antiche, rituali che si ripetono e che scandiscono l’attesa di uno dei momenti più amati dell’anno.

Accanto a usanze consolidate, negli ultimi anni se ne è affacciata una nuova, ormai visibile anche nelle case dei ticinesi: parliamo dell’elfo dispettoso, noto anche come Elf on the Shelf, letteralmente “l’elfo sulla mensola”.

La tradizione, nelle sue numerose declinazioni, è semplice quanto scenografica. Un piccolo pupazzo a forma di elfo entra nelle case e, al risveglio dei bambini, lo si trova ogni mattina in una posizione diversa, spesso accompagnato da indizi, lettere o piccoli “disastri” combinati durante la notte. Seduto accanto a una pila di libri rovesciati, appeso a una tenda, circondato da impronte di farina o biscotti mangiucchiati: l’elfo può combinarne di tutti i colori, trasformando le mattine di dicembre in una sorta di caccia quotidiana agli indizi.

Quella che oggi appare come una tradizione popolare, in realtà ha un’origine precisa e piuttosto recente. L’Elfo dispettoso nasce infatti nel 2005 da un libro scritto da Carol Aebersold e sua figlia Chanda Bell, che racconta una consuetudine della sua famiglia. Nel racconto, l’elfo viene incaricato direttamente da Babbo Natale di osservare il comportamento dei bambini durante il periodo dell’Avvento. Ogni notte, mentre i piccoli dormono, l’elfo vola al Polo Nord per riferire tutto al suo capo, tornando poi a casa prima del mattino e assumendo una nuova posizione, proprio come si fosse spostato da solo.

Da quel libro è nato un vero e proprio fenomeno globale, che oggi interessa anche il Ticino. Elf on the Shelf è un marchio che fa capo a The Lumistella Company, azienda produttrice che ha trasformato l’elfo in un prodotto commerciale a tutti gli effetti. Oggi il merchandising comprende libri, pupazzi e accessori di ogni genere. Un successo, si stima infatti che abbiano venduto oltre 22,5 milioni di elfi dal 2005 e oggi si sono espansi in altri settori, come quello cinematografico.

Più che una tradizione delle feste, l’elfo dispettoso appare come una ritualità contemporanea strettamente legata ad un business definito. È una narrazione costruita e diffusa soprattutto attraverso i social media. Instagram, per citare una delle più famose piattaforme social, pullula di video in cui si danno consigli per attuare la scenetta dell’elfo dispettoso.

Ma dietro l’apparente innocenza di un simpatico rituale natalizio, si celano però anche alcune perplessità.

La miriade di video e blog che suggeriscono scherzi progettati ad arte e scenografie dettagliatissime, comincia a sembrare parte di una rivalità tra genitori, postata ad ogni costo sui social. Una competizione in cui lo scopo sembra essere più quello di impressionare altri coetanei adulti, che far vivere momenti autentici ai propri figli.

In controtendenza agli scherzi elaboratissimi e impegnativi, circola anche una retorica degli “scherzi facili, economici e veloci”, segnale di un altro aspetto: una tradizione che può mettere pressione sulle famiglie, come se fosse un’altra faccenda da sbrigare, l’ennesimo compito da eseguire.

Quando un rituale diventa un dovere, una prestazione, forse qualcosa non funziona. Il gioco allora non è più tale. Né per i genitori, né, di conseguenza, per i figli. Diventa, nei casi peggiori, l’ennesimo tentativo di apparire, di stare al passo con gli altri genitori per non sentirsi inferiori. La genitorialità è già di per sé uno stato di incertezza. Capire come comportarsi al meglio è difficile e gli stimoli esterni, così come i giudizi, sono infiniti.

Occorre poi interrogarsi anche sull’impatto che alcune varianti dell’elfo possono avere sui bambini. Lo scopo dovrebbe essere quello di creare un’atmosfera magica, non una gara a chi inventa lo scherzo più spaventoso o, come si vede in alcuni video, addirittura denigratorio. Determinati scherzi, per fortuna generalmente isolati, risultano essere eccessivi.

Sicuri che pitturare i baffi con il pennarello indelebile ai propri figli quando dormono sia uno scherzo divertente per loro? Senza dimenticare che un bambino fino ai 5-6 anni circa, fatica a distinguere la fantasia dalla realtà, quindi tutto appare vero ai suoi occhi.

Infatti, non sempre le reazioni dei bambini sono quelle sperate: alcuni si spaventano, si sentono osservati e vivono l’elfo come una presenza inquietante, più che magica.

Negli ultimi anni, alcuni pedagogisti hanno sollevato anche interrogativi più profondi. Una posizione in questo senso appare in un articolo del 2014, in cui la ricercatrice Laura Pinto ha interpretato l’Elf on the Shelf come uno strumento che normalizza l’idea della sorveglianza costante. Il messaggio implicito è che qualcuno ti guarda sempre e riferisce il tuo comportamento a un’autorità superiore. Inserito in un contesto culturale più ampio, l’elfo potrebbe diventare una metafora delle pratiche moderne di monitoraggio, dalle videocamere alle app di controllo parentale. Una visione che è stata ritenuta eccessiva, ma che invita a riflettere sui confini di alcune pratiche che noi adulti possiamo percepire come innocue.

Va però ricordato, come accennato in apertura, che la declinazione della storia dell’elfo è varia e personalizzabile. In alcune versioni più attente alla sensibilità dei bambini, l’elfo non è un dispettoso ficcanaso che ci osserva e fa disastri, ma un’occasione educativa, in cui i bambini possono aiutarlo a risolvere alcune situazioni o piccoli indovinelli. In questo senso, i bambini sono coinvolti in modo proattivo e possono imparare importanti lezioni, come il valore della gentilezza, dell’empatia o il rispetto per l’altro.

In fondo, l’elfo dispettoso dice molto più del nostro tempo che del Natale in sé. Ci dice che le tradizioni cambiano, talvolta in risposta a nuove riflessioni, talvolta come semplici mode passeggere, destinate a svanire.

Al di là di un semplice pupazzo e dei suoi scherzetti, possiamo porci una domanda più importante: quali valori vogliamo trasmettere ai bambini durante l’attesa delle feste?

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Paganini 21.12.2025, 10:30

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