L’agricoltura contemporanea vive una stagione di incertezze: eventi climatici estremi, suoli impoveriti, la necessità di ridurre l’impatto ambientale. In questo scenario complesso, la startup romanda Symactiv propone una soluzione che sembra riportare nei campi la logica silenziosa e saggia del bosco. Il riconoscimento del premio BCN Innovation non arriva per caso: il loro fertilizzante naturale, già testato con successo anche sul Piano di Magadino, nasce da materiali di scarto e punta a rafforzare la vitalità del terreno più che a nutrire direttamente le piante, garantendo rese più stabili anche in annate difficili.
Intervistato da Barbara Camplani in Alphaville, l’’agronomo Yannick Orrù, coinvolto nello sviluppo e nelle prove sul campo, descrive il prodotto come un «pellet organico inoculato con dei microrganismi». Non un concime tradizionale, dunque, ma un attivatore biologico che mira a «migliorare l’efficienza anche degli altri input che vengono utilizzati [...] e di migliorare in generale le caratteristiche del suolo, la struttura, la capacità di ritenzione idrica e anche di liberare dei nutrienti». Molti terreni, infatti, contengono già elementi nutritivi che però non sono disponibili per le piante. Il fertilizzante di Symactiv interviene proprio per «rendere disponibili questi elementi che già si trovano nel suolo».
Copiare il bosco per nutrire i campi
Alphaville 17.12.2025, 11:20
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Questa capacità di attivare la vita microbica porta a definirlo un «fertilizzante vivente». Orrù spiega che esiste «una componente viva che resta dormiente all’interno della parte organica fino al momento in cui l’umidità del suolo entra in contatto con i microrganismi che cominciano a lavorare e a riprodursi». È un approccio che si ispira direttamente ai processi naturali. Replicare la loro resilienza nei terreni agricoli è l’ambizione dichiarata di Symactiv.
Il prodotto può essere applicato a «qualsiasi coltura», anche se le risposte variano. Sono state osservate «una risposta ottima sulle patate, sulle cipolle, su alcuni legumi, mentre una risposta molto minore sui cereali e sul mais». Una variabilità che apre la strada a un uso sempre più mirato.
Un altro elemento distintivo del progetto è la sua impronta di economia circolare. Il materiale di base del pellet proviene dagli scarti della coltivazione dei funghi: «per il momento recuperiamo principalmente da un’azienda che produce funghi nel cantone Obvaldo». Il substrato di paglia trinciata, una volta esaurito il suo ciclo, verrebbe normalmente eliminato. Symactiv lo recupera e lo trasforma nell’«ingrediente principale del nostro pellet».
L’approccio di Symactiv rappresenta un cambio di paradigma: non più un’agricoltura che aggiunge nutrienti dall’esterno, ma un’agricoltura che riattiva la vita del suolo; non più scarti, ma risorse; non più interventi correttivi, ma processi ispirati alla natura.





