Nel cuore di Basilea, il quartiere di Gundeldingen – o “Gundeli”, come lo chiamano gli abitanti – si sta trasformando in un laboratorio urbano contro il caldo estremo. Con 20.000 residenti, strade trafficate e edifici alti, Gundeli è tra le zone più colpite dalle ondate di calore estive. «È la cementificazione e la presenza di strade trafficate che lo rende particolarmente caldo in estate», spiega Giovanna Di Pietro, professoressa di fisica e attivista del movimento Basel 2030.
Nel 2022, la popolazione ha approvato un controprogetto all’iniziativa “Basel 2030”, che punta a raggiungere emissioni zero entro il 2037. Sebbene il testo legislativo non preveda misure specifiche, il movimento ha presentato due elenchi di proposte concrete alla municipalità. Il primo, nel 2023, riguarda le emissioni dirette della città; il secondo, nel 2024, le cosiddette “emissioni grigie”, generate fuori dai confini urbani.
Tra le misure proposte: piantare alberi, ridurre l’asfalto e promuovere il concetto di “città spugna”, capace di assorbire calore e acqua. Particolare attenzione è rivolta ai “superblock”, isolati privi di automobili dove lo spazio pubblico è restituito ai cittadini. «Sono luoghi dove le strade diventano spazi per giocare, incontrarsi, vivere», racconta Di Pietro.
Un punto critico è la Meret Oppenheim Platz, una piazza completamente asfaltata e priva di ombra, situata dietro la stazione FFS. «È estremamente calda in estate e poco vissuta dalla popolazione», sottolinea Di Pietro. Il movimento chiede alle ferrovie di avviare un processo partecipativo per trasformarla: alberi mobili, ombrelloni, spazi d’incontro. «Le FFS sono aperte al dialogo, anche per motivi economici: una piazza vissuta è più facile da affittare per eventi».
Il fiume Reno, centrale nella vita cittadina, offre un contrasto evidente. «Le mappe del calore mostrano che le zone lungo il Reno sono più fresche. È nelle aree lontane dal fiume, con più asfalto e meno verde, che si registrano le temperature più alte», spiega Di Pietro.
Il movimento guarda a modelli internazionali: Barcellona, pioniera dei superblock, e Copenaghen, dove un terzo della superficie urbana è verde pubblico. «Si sta meglio negli spazi con l’ombra, dove ci si può incontrare, non in un deserto d’asfalto», conclude Di Pietro.
Un quartiere contro il caldo estremo
Alphaville 31.07.2025, 11:45
Contenuto audio