Società

Il genocidio ruandese e la necessità di essere testimoni della storia

L’esperienza della scrittrice Scholastique Mukasonga diventa memoria collettiva, presa di posizione e monito per le future generazioni africane

  • 1 maggio, 08:17
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Di: Alessandro Bertellotti/Red. 

Scholastique Mukasonga è ruandese di origine tutsi ed è una delle più affermate scrittrici francofone, vincitrice di numerosi riconoscimenti in Francia e nel resto del mondo. Scampata al genocidio in Ruanda del 1994 solo perché due anni prima era riuscita a fuggire dal suo paese e a stabilirsi in Francia, ma testimone diretta delle deportazioni della sua gente verso province disabitate e inospitali del Ruanda, avvenute negli anni ‘70 del Novecento.

Scholastique ha deciso di scrivere per conservare una memoria fino ad allora tramandata oralmente, come avviene in molte zone dell’Africa. Le esperienze vissute non dovevano in nessun modo perdersi, non potevano essere affidate solo al ricordo, destinato inevitabilmente a svanire con il tempo. Ma come raccontare ciò che era successo a lei e a centinaia di migliaia di persone della sua etnia, come provare a riconciliarsi con se stessi? Ecco, allora, che entra in gioco la scrittura, mezzo per evitare che il suo popolo e altre realtà nel mondo non commettano gli stessi errori, non vivano ciò che la comunità tutsi ha vissuto appena trent’anni fa.

«Ho scritto e raccontato tutto. La fortuna per la nostra memoria è che io ero all’origine di tutto questo, di tutta la preparazione dei genocidi. Quando vado in Ruanda parlare dei miei libri è perché le generazioni attuali sono preoccupate. A un certo punto ho pensato di smettere di scrivere, ma non ho più potuto farlo perché la generazione attuale aspettava che io scrivessi, perché rappresento la memoria vivente. Quando sono andata in Ruanda per il 30º anniversario del genocidio, l’anno scorso, i giovani volevano registrare i miei racconti con la mia voce. Ma proprio perché la memoria è stata trascritta, non c’è più pericolo. Ciò che è scritto, è scritto. Non si può più discutere, non si potrà mai più dire “non c’è stato un genocidio”»
Scholastique Mukasonga, scrittrice ruandese

Alessandro Bertellotti l’ha incontrata a margine degli eventi letterari di Monte Verità a Locarno e ne ha approfittato per ricostruire la sua parabola esistenziale ed artistica. Classe 1956, ma il suo primo romanzo, Gli scarafaggi, è uscito in Francia solo nel 2006:

«Per me non è stato iniziare tardi per niente. Può sembrare molto tardi perché, tra l’altro, quando ho iniziato a pensare di scrivere è stato perché il genocidio. Mai nella mia giovinezza, nei miei progetti professionali di ragazza, ho pensato di diventare una scrittrice. Non ho studiato letteratura. La mia povera sorella maggiore, Alexia, aveva studiato letteratura. Forse il mio lavoro può essere considerato un omaggio a lei. Quando scrivevo pensavo a lei perché aveva davvero delle qualità letterarie straordinarie. Mi sono detta: “Visto che lei non c’è più, visto che non ha potuto fare questo lavoro, voglio farlo io, perché se lei fosse stata qui l’avrebbe fatto”. Anche se nella tradizione ruandese non c’era una vera e propria cultura della scrittura, soprattutto non per le donne. Quindi è vero che ad un certo punto sono diventata una scrittrice: l’ho fatto perché c’è stato il genocidio in Ruanda e non ho avuto altra scelta».
Scholastique Mukasonga, scrittrice ruandese

La scrittrice ruandese racconta fatti accaduti alla sua etnia ben prima del genocidio del ‘94: deportazioni, omicidi e altro ancora, quando era ancora una donna giovanissima. È per questa ragione che ritiene necessario e fondamentale il suo compito di testimone della storia:

«Sono spariti interi villaggi. Dopo aver ucciso, l’obiettivo era quello di sradicare tutto quello che poteva essere una traccia della nostra esistenza. Hanno cancellato tutto. Così mi sono detta: “Io sono la memoria”. Passati dieci anni, sono tornata in Ruanda e mi sono ritrovata davanti alla nuda realtà. A quel punto ho detto: “No. Ciò che ho salvato della memoria scrivendo non è solo per me. Devo condividere, devo pubblicare, devo testimoniare”. Ed è così che ho pubblicato il primo libro».
Scholastique Mukasonga, scrittrice ruandese

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Scrivere la memoria della mia gente

Laser 24.09.2025, 09:00

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