Società

Il male travestito da folclore

Al concerto dell’ultranazionalista Marko Perković, 500mila persone ballano scandendo slogan fascisti. Le riflessioni dello storico Pietro Montorfani

  • Ieri, 11:00
  • Ieri, 15:00
Marko Perković Thompson concerto Zagabria

Fuochi d'artificio durante il concerto di Marko Perković Thompson a Zagabria

Di: Red. 

L’immagine di mezzo milione di persone riunite in un concerto a Zagabria, per ascoltare Thompson — alias Marko Perković — impone una riflessione che va oltre la musica, oltre il momento di intrattenimento. Non è in discussione la legittimità di un evento artistico, né la libertà del pubblico di parteciparvi. Il nodo, piuttosto, è il contesto ideologico in cui si iscrive questa manifestazione: un artista celebre per canzoni che citano slogan fascisti, per un’estetica che riecheggia il passato più oscuro dell’Europa del Novecento. E allora: cosa significa condividere uno spazio pubblico in cui parole e simboli radicali vengono riproposti senza mediazione?

Durante la trasmissione radiofonica In altre parole, condotta da Enrico Bianda, il saggista Pietro Montorfani introduce un percorso di lettura per affrontare il tema, consigliando due libri: Ho sposato un nazista di Hilde Keller e Albert Speer. La sua battaglia con la verità di Gitta Sereny. Entrambi cercano di comprendere cosa il nazismo continui a evocare nell’immaginario europeo, in forme mutate ma non meno inquietanti.

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Un percorso di lettura per definire il termine nazista e comprenderne l’utilizzo (2./5)

In altre parole 08.07.2025, 08:18

  • RSI
  • Enrico Bianda

La questione centrale non è solo chi partecipa a certi eventi, ma cosa tali partecipazioni implicano. L’accettazione inconsapevole di una cultura radicale è un rischio sottile, che passa attraverso la banalizzazione dei linguaggi e delle storie. Montorfani lo ribadisce chiaramente: “Il vero pericolo è che il nazismo venga recuperato come folklore, come cultura di superficie. Ma il nazismo non ha avuto una deviazione strada facendo: è nato per annientare l’altro.”

C’è una domanda che interroga la nostra epoca: se la cultura non è capace di generare anticorpi contro l’estremismo, dove dobbiamo andare a cercarli? La figura di Albert Speer, membro colto e intelligente del Reich, è emblematica: “Pur dotato di grande intelligenza,” osserva Montorfani, “non seppe opporsi al nazismo. Questo ci ricorda che la cultura, da sola, non basta se non è accompagnata da coscienza e responsabilità.”

L’invito è dunque alla vigilanza. Che si tratti di un concerto, di un libro, di una moda linguistica, ciò che viene evocato ha un peso e una storia. Non basta prendere le distanze dagli estremismi: è necessario riconoscere e interrogare le derive ambigue, le nostalgie mascherate, i simboli che tornano.

La memoria non è solo commemorazione; è resistenza culturale. E forse, come suggerisce Enrico Bianda, è proprio il finanziamento alla cultura, alla sua funzione pubblica, civile e politica, a diventare l’argine più solido contro chi vorrebbe riscrivere la storia da un palco.

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SEIDISERA del 05.07.25: Chi è Marko Perković Thompson e perché fa discutere? Le spiegazioni di Giovanni Vale

RSI Info 05.07.2025, 18:00

  • Reuters

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