Nel 2022 sono partita per la Thailandia, con un biglietto di sola andata e una stanza prenotata per le prime 4 notti. Era il mio primo viaggio in solitaria. Mi sono resa conto ben presto che la mia era considerata un’esperienza eccezionale da moltissime persone. Grossa parte della mia famiglia, d’origine e di elezione, era molto preoccupata per me. Eppure la Thailandia è molto turistica, tranquilla dal punto di vista politico (anche se è una dittatura militare, ed è bene non dimenticarlo). La connessione internet è diffusa in tutto il paese, e l’inglese è conosciuto da gran parte della popolazione, soprattutto cittadina.
Non volevo trascorrere le mie giornate a rassicurare persone che fossi viva, quindi per praticità ho iniziato a raccontare la mia esperienza su Instagram. Sono nate belle conversazioni con chi mi segue, principalmente donne di lingua italiana. Uno dei commenti più frequenti era: «Che coraggiosa che sei». Molte mi hanno confessato che non avevano mai fatto un viaggio in solitaria. Alcune mi hanno detto che – a 40 anni o anche più - non avevano mai preso un aereo, o che non erano mai uscite dai confini nazionali.
«You’re so brave!» è il commento che riporta anche la giornalista e viaggiatrice Kelly Barrett (On her own: solo women travelers share top tips, in «National Geographic», 2020). «Quando dico alla gente che sto viaggiando in solitaria, questa è la risposta più comune che ricevo. E anche se è un commento benintenzionato, mi dà fastidio che si pensi ancora che una donna che viaggia da sola possa sentirsi isolata o intimorita. In un mondo ideale, viaggiare da sola non sarebbe un atto di sfida o di coraggio, ma semplicemente una preferenza personale. In effetti, quando viaggio da sola, i miei sensi sembrano acutamente connessi con l’ambiente che mi circonda, dalla gente che incontro (o schivo) alle strade che attraverso (o evito)» (traduzione mia).
Durante il mio viaggio, sono passata da un iniziale stupore e straniamento - non mi sembrava di fare nulla di eccezionale - alla consapevolezza che quello che stavo facendo era, in effetti, eccezionale per molte donne. E mi sono resa conto del mio privilegio: economico, ma anche culturale e linguistico. Inoltre, io posso viaggiare in solitaria perché non ho disabilità motorie, sensoriali, cognitive tali da rendere disagevole o addirittura impossibile l’esperienza.
Durante il mio viaggio nel sud est asiatico – che alla fine è durato un po’ più di 3 mesi – ho incontrato moltissime persone che viaggiavano da sole. Soprattutto uomini, ma anche donne, di età molto diversa: dalla ventenne in anno sabbatico alla madre trentenne che viaggiava da sola con i 3 pargoli al seguito, dalla signora in pensione in perfetto abbigliamento da trekking alla giovane appassionata di muay thai, la boxe thailandese. Nessuna di queste, però, era italiana o ticinese (erano, rispettivamente, slovena, tedesca, canadese, francese). L’unica viaggiatrice italiana solitaria che ho conosciuto è una quarantenne che vive in Belgio da molti anni, lì per perfezionare il muay thai.
Ovviamente la mia esperienza non fa statistica, quindi ho cercato dati sul turismo in solitaria, disaggregati per genere e provenienza. Non è semplice trovarne: «I viaggi in solitaria continuano a essere un’area poco studiata nel campo del turismo, dell’ospitalità e degli eventi. Dopo la pandemia di COVID-19, è diventato necessario rivedere le conoscenze acquisite finora. Inoltre, l’Agenda 2030 richiede ulteriori studi per comprendere il rapporto tra genere e turismo», denunciano Almudena Otegui-Carles, Noelia Araújo-Vila e Jose A. Fraiz-Brea (Solo Travel Research and Its Gender Perspective: A Critical Bibliometric Review, in «Tourism and Hospitality», 2022, traduzione mia).
I dati che ho trovato, che si basano su ricerche condotte da brand e non su studi accademici, sembrano però confermare le mie impressioni. I viaggi in solitaria delle donne sarebbero in crescita: per Skift, «quasi il 40% delle viaggiatrici ha in programma un viaggio in solitaria nel 2025. Questa tendenza aumenta anche con l’età, dato che il 21% delle viaggiatrici dai 55 anni in su preferisce viaggiare da sola piuttosto che con il coniuge o i figli» (Lindsey Galloway, Female-first Travel: The Ultimate Guide, in «BBC», 2025, traduzione mia). Questa tendenza potrebbe essere stata influenzata dal bestseller di Elizabeth Gilbert Mangia, prega, ama, da cui nel 2010 è stato tratto anche un fortunato film con Julia Roberts. Romanzo e film raccontano il viaggio di una ricca donna bianca, statunitense, alla ricerca di sé: dall’Italia in cui scopre il cibo, all’India in cui scopre la spiritualità, per finire in Indonesia, dove trova l’amore. Un concentrato di cliché, in cui le tappe vengono romanticizzate e rappresentate in modo stereotipato.
Ma un’indagine di Omio suggerisce che a livello globale, nel 2025, ha intenzione di fare viaggi in solitaria il 30% degli uomini rispetto al 23% delle donne. In Italia, le percentuali sono più basse: solo il 22% degli uomini e il 18% delle donne hanno intenzione di viaggiare in solitaria nel 2025 (Omio: dai viaggi in solitaria alle località di nicchia, le ultime tendenze di viaggio, Federturismo Confindustria).
La minore propensione delle donne a viaggiare da sole potrebbe essere dovuta ai «rischi maggiori rispetto agli uomini [...], a causa di rischi specifici legati alla destinazione, di rischi socio-psicologici e rischi di genere», notano Rossella Baratta, Vania Vigolo, Francesca Simeoni e Sonia Andrich (Perceived Risks and Future Travel Intentions: The Experience of Solo Female Travelers, in Tourman 2021. Book of Abstracts, 2021). Ma le viaggiatrici solitarie abituali, notano le studiose, «sembrano essere un segmento turistico poco sensibile ai rischi e le loro intenzioni di viaggio future non sono influenzate da nessuno dei rischi percepiti, nemmeno quelli legati alla salute. Inoltre, le donne che viaggiano da sole alla ricerca di cultura e avventura sono più disposte a viaggiare in futuro».
Questo spirito di avventura, scambio generoso e condivisione delle donne che viaggiano da sole si respira nel gruppo Facebook VIAGGIO DA SOLA PERCHÉ - Il Gruppo delle donne che viaggiano da sole. Fondato nel 2015, oggi raccoglie quasi 30.000 viaggiatrici di lingua italiana che si scambiano consigli su viaggi in solitaria in luoghi vicini e lontani.
Nonostante la crescente voglia di avventura, crescita e autonomia, molte donne hanno ancora paura di partire da sole. Per questo, il viaggio in solitaria può essere un atto rivoluzionario. Attraverso internet e i social media, questa esperienza individuale può diventare collettiva, grazie a una comunità che si sostiene, si racconta e si ispira.