Teheran nel 1999 era in fiamme. Migliaia di studenti scendevano in piazza contro la chiusura del quotidiano progressista Salam: proteste che verranno soffocate nel sangue. Teheran, nel 1999, era già una metropoli che contava milioni di persone, dove una bambina imparava dal suo papà a salire sul tetto del loro palazzo e nascondere l’antenna parabolica sotto una cerata, perché fosse invisibile ad occhio esterno.
Nel 1999 la bambina ha nove anni, e i genitori – sempre più allarmati dalla repressione violenta attuata dalla Repubblica Islamica – decidono di lasciare l’Iran e trasferirsi a Potenza. «Sono stata molto arrabbiata coi miei genitori» afferma Pegah Moshir Pour, attivista iraniana autrice del libro (in parte autobiografico) La notte sopra Teheran.
«Mi nascondevo dietro un muro, mi proteggevo dai nuovi compagni e dalle persone che incontravo in Italia, da una lingua e da un Paese che non sentivo accogliente. Questo muro è stato infranto dalla verità, quella che i miei genitori mi nascondevano perché ero troppo piccola per capire cosa significa vivere sotto una dittatura. La realtà che mi ero costruita attorno, il mio muro, era distorta dai colori pastello dell’infanzia: una volta che si diventa adolescenti il tuo corpo cambia, diventa bersaglio, ma diventa anche baluardo di diritti. Il tuo Sapere cresce, e arriva la consapevolezza della libertà negata».
Per Moshir Pour la più grande bugia raccontata dalla Repubblica Islamica di Khameini serve a nascondere le braci che covano nuovamente all’interno del cuore e dell’anima di una generazione. Braci che l’omicidio di Mahsa Amini – la ragazza curda arrestata nel 2022 per aver indossato il velo incorrettamente e morta a causa delle percosse pochi giorni dopo – ha fatto divampare.
Oggi a Teheran moltissime donne rifiutano di indossare il velo. Così tante che arrestarle tutte non è più possibile.
Bugia
Cliché 17.10.2025, 22:00