Ansia, bisogni identitari e social network: sono questi i tre fili che intrecciano l’adolescenza contemporanea. I ragazzi e le ragazze di oggi crescono in un mondo accelerato, dove le tecnologie modificano la percezione di sé e degli altri, mentre la ricerca di equilibrio tra vita reale e digitale diventa parte del percorso di crescita. Eppure, il tempo trascorso al di fuori dai media è rimasto pressoché invariato dal 2010.
“Non sentirsi a proprio agio”: è da qui che parte Elena Bùday, psicologa e psicoterapeuta dell’adolescenza intervistata ad Alphaville, quando le si chiede cosa significhi davvero la parola disagio. «È un termine ombrello che può voler dire tutto e niente - spiega -. Può voler dire non sentirsi a proprio agio con sé stessi, con gli altri, con il futuro». È un contesto in cui, come sottolinea, anche gli adulti «sono un po’ in ansia». Il cambiamento (del corpo, delle relazioni, delle emozioni) è una costante dell’adolescenza, ma oggi si accompagna a un’accelerazione tecnologica senza precedenti. «Gli adolescenti crescono in un mondo che cambia rapidamente, con linguaggi e strumenti che i genitori spesso faticano a comprendere. Eppure, restano ragazzi in cambiamento che hanno ancora bisogno di una funzione educativa da parte degli adulti». Il disagio, conferma Bùday, si manifesta sempre più spesso nelle richieste di aiuto: «I dati parlano di un aumento impressionante delle domande di aiuto da parte degli adolescenti. Certo, c’è più attenzione da parte degli adulti, ma non sempre corrispondono servizi adatti a loro».

Adolescenti in crisi
Laser 25.08.2025, 09:00
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Sul fronte della ricerca, Eleonora Benecchi, docente e ricercatrice all’Istituto di Media e Giornalismo dell’USI, invita a leggere i numeri con calma. «Il tempo che i giovani dai 12 ai 19 anni trascorrono fuori dai media è praticamente invariato dal 2010. Lo smartphone non ha rubato tempo agli amici o alla famiglia, ma agli altri media. È un dato che aiuta a contestualizzare le nostre preoccupazioni». Ma le insidie ci sono. «I giovani in Svizzera usano i social soprattutto per informarsi, più ancora che come spazio identitario – spiega - ma non sono stati pensati per i minorenni, e quindi creano insidie. Alcuni giovani hanno già sperimentato esclusione da gruppi online, diffusione di foto senza consenso, o insulti. La maggior parte delle esperienze è positiva, ma serve attenzione».
Il tema dell’ansia torna quando si parla di informazione. «Molti giovani non guardano più il telegiornale - racconta Benecchi - perché ci sono troppe notizie negative e senza soluzioni. Si sentono impotenti e preferiscono evitare quel flusso. Circa il 70% dei giovani in Svizzera si è già confrontato con l’intelligenza artificiale, e spesso la usa per informarsi. Il linguaggio delle chatbots è gentile, rassicurante». Un aspetto che, osserva, può avere effetti sia positivi che negativi: «L’intelligenza artificiale può aiutarci a correggere convinzioni sbagliate, ma può anche disinformarci. Tutto dipende da come viene usata e dalla nostra capacità critica».
https://rsi.cue.rsi.ch/cultura/societa/La-mente-divagante-degli-adolescenti--3085229.html
A proposito di relazioni, Bùday trova interessante il riferimento al “modo gentile” dell’intelligenza artificiale: «Abbiamo una generazione cresciuta in famiglie affettive, non più normative. Gli adolescenti di oggi chiedono agli adulti di essere visti, accompagnati, guidati. Ma per gli adulti non è facile, perché anche loro vivono la stessa complessità del mondo». Eppure, nonostante le preoccupazioni, il quadro non è affatto cupo. «Lo spazio dedicato alla famiglia è addirittura aumentato dal 2010 - osserva Benecchi -. I ragazzi sentono il bisogno di confrontarsi nello spazio familiare». Il ruolo degli adulti è essenziale anche nel rapporto fra i giovani e i media. Fino ai quindici anni, ricorda Benecchi: «quello che fanno i genitori con i media determina in modo importante ciò che faranno i figli. Bisogna guardare anche a noi, prima di rivolgere lo sguardo ai ragazzi».
Alla fine, il filo che unisce le due voci – quella della psicologa e quella della ricercatrice – è chiaro: gli adolescenti non sono una generazione perduta, ma una generazione in cerca di punti di riferimento. Chiedono ascolto, fiducia e, soprattutto, adulti capaci di esserci. E se i media fanno parte della loro quotidianità, non ne sono il fulcro: i ragazzi continuano a vivere esperienze, relazioni e scoperte ben oltre gli schermi. Il loro bisogno più profondo non è disconnessione, ma connessione autentica con il mondo che li circonda.
Adolescenti e le forme del disagio
Alphaville 13.10.2025, 12:05
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