I recenti negoziati internazionali di Ginevra per contrastare l’inquinamento da plastica si sono chiusi con un nulla di fatto. Nonostante intensi dibattiti e ingenti investimenti, gli Stati non sono riusciti a concordare un testo vincolante, lasciando in sospeso una crisi ambientale che minaccia di triplicare entro il 2060. Il consumo globale di plastica è già raddoppiato in 25 anni, raggiungendo 500 milioni di tonnellate nel 2024, di cui 400 milioni diventano rifiuti. Questa marea di plastica non solo sommerge l’ambiente, ma le microplastiche hanno ormai raggiunto il nostro organismo.
Come spiega la biologa marina e giornalista scientifica Tosca Ballerini, i negoziati hanno evidenziato la presenza di tre blocchi di Paesi con obiettivi divergenti. Da un lato, la High Ambition Coalition, guidata da Ruanda e Norvegia e comprendente l’Unione Europea e numerosi Paesi africani, chiede un trattato ambizioso che copra «tutto il ciclo di vita della plastica, dalla estrazione, produzione e consumo» a causa della produzione di sostanze tossiche. Dall’altro, Arabia Saudita, Iran, India e Russia, in generale Paesi con forti industrie petrolchimiche, desiderano un accordo «di tipo volontario che riguardi solo la gestione dei rifiuti», temendo impatti negativi sulla propria economia. Gli Stati Uniti si sono allineati a quest’ultimo gruppo. Un terzo blocco, con Brasile e Cina, pur riconoscendo i problemi per la salute umana, mantiene una posizione meno definita. La mancanza di consenso ha bloccato ogni progresso.
La ragione principale del fallimento risiede negli interessi economici e in quella che Ballerini definisce «una scarsa lungimiranza». L’industria petrolchimica, nonostante sia in crisi e riceva miliardi in sussidi pubblici, continua a produrre più plastica del necessario. «Il settore è in difficoltà, vengono dati dei sussidi pubblici per farlo continuare a stare a galla, ma di fatto c’è un problema di abuso produttivo: viene prodotta più plastica di quella che è necessaria», sottolinea la biologa.
Oltre all’inquinamento visibile, la plastica nasconde pericoli chimici. Tosca Ballerini rivela dati allarmanti: «Oltre 16’000 sostanze chimiche sono utilizzate o sono presenti nella plastica. Di queste 16.000 sostanze, oltre 4000 già sappiamo che sono pericolose». Ancora più preoccupante è che per più della metà di queste sostanze non esistono dati sulla loro pericolosità, e «solo il 6% di esse sono attualmente regolamentate a livello globale».
Nonostante lo stallo, Ballerini invita a non perdere la speranza. Esistono vie procedurali per superare l’impasse, come il voto o la creazione di una convenzione tra i Paesi più ambiziosi. Fondamentale, però, è il ruolo dei cittadini: «È importante da parte nostra fare sentire che chiediamo ai governi un trattato che protegga la salute umana, perché le leggi si fanno quando c’è la volontà popolare». Il futuro della lotta alla plastica dipenderà anche dalla pressione della società civile.

Plastica: trattative fallite
Alphaville 19.08.2025, 11:30
Contenuto audio