Paolo Borzacchiello ha portato per la prima volta in Svizzera il suo spettacolo teatrale in occasione dell’evento Business Matching tenutosi al Palazzo dei Congressi di Lugano il 5 novembre 2025. Uno spettacolo in cui la parola è protagonista assoluta: non quella urlata, ma quella scelta, calibrata, consapevole. In un mondo che comunica sempre di più e sempre peggio, Borzacchiello ci invita a fermarci e a pensare: cosa stiamo davvero dicendo?
Scrittore, consulente e imprenditore, Borzacchiello è considerato uno dei massimi esperti di intelligenza linguistica applicata al business. Ha ideato l’HCE - Human Connections Engineering, una disciplina che studia come gli esseri umani comunicano, pensano e interagiscono, e ha firmato saggi che hanno venduto decine di migliaia di copie, come La parola magica (Mondadori, 2019) e Il Super Senso (Mondadori, 2020).
Fin da subito si capisce che un’intervista con lui non sarà una chiacchierata qualunque. Per chi fa della comunicazione il suo lavoro, per chi vive di conversazioni, è raro trovarsi in difficoltà su come approcciare qualcuno. Ma con lui succede: osserva, ascolta, decifra. Ci si sente letti. Una bella sfida.
Una volta rotto il ghiaccio, però, inizia il viaggio. Le sue risposte costringono a pensare - e a ripensare - a come interagiamo con le persone, e non solo a livello professionale. È una piccola terapia d’urto, intensa e sorprendentemente utile.
Per chi ama la lingua e il comportamento umano, parlare con Borzacchiello è come entrare in un laboratorio di precisione. Un luogo dove si toccano temi affascinanti, frasi ricorrenti che tutti usiamo, magari per gentilezza, ma che ci dipingono male agli occhi di chi ci ascolta. Uno “scusa se ti disturbo” quando chiamiamo qualcuno o un “ti rubo solo qualche minuto” davanti al nostro capo, possono essere delle pessime idee. Questioni tanto di nicchia quanto universali: perché tutti, ogni giorno, comunichiamo. Spesso, male.
Borzacchiello non è un ottimista: il suo sguardo sul futuro dell’essere umano è lucido, a tratti spietato. Ma, proprio per questo, ascoltarlo è necessario. Perché ci ricorda che le parole non sono solo strumenti: sono scelte, responsabilità, potere.
LEGATO A “IL MATTINO DI RETE TRE” DEL 07.11.2025, ORE 09:00





