Società

Qual è, oggi, il ruolo dei musei?

Dal Poldi Pezzoli agli Uffizi, fino al network globale del CIMAM: «I musei devono essere luoghi di conoscenza e responsabilità sociale», ma tra accuse di ideologizzazione e sfide tecnologiche il loro ruolo è più complesso che mai

  • Un'ora fa
Persone in coda per entrare al museo del Louvre

Persone in coda per entrare al museo del Louvre

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Di: Laser/EBo 

Il museo non è più soltanto un tempio del sapere o un luogo di intrattenimento. È diventato un laboratorio sociale, un presidio culturale che riflette tensioni e contraddizioni del nostro tempo. Lo dimostrano le scelte radicali di due grandi istituzioni europee: mentre il Victoria and Albert Museum di Londra apre al pubblico il proprio magazzino trasformandolo in un “museo nel museo”, il Centre Pompidou di Parigi chiude per cinque anni per restauri, cercando di far vivere la collezione fuori dalle sue mura storiche. Due strategie opposte che sollevano la domanda: qual è oggi il ruolo dei musei?

Per Alessandra Quarto, direttrice del Museo Poldi Pezzoli di Milano, la risposta passa dalla valorizzazione e dalla trasparenza: «Il primo obiettivo è la valorizzazione della collezione, fare in modo che sia conosciuta e che ci sia un dialogo con i visitatori» spiega, sottolineando l’importanza di pratiche come il restauro dal vivo, che «sensibilizzano il pubblico sulla cura del patrimonio, soprattutto i più giovani». Non solo conservazione, dunque, ma anche apertura alla città: «I musei devono essere luoghi di riflessione critica e di educazione civica. Quando assumono questo ruolo in maniera responsabile, le accuse di ideologizzazione cadono».

Una visione condivisa da Simone Verde, direttore degli Uffizi, che parla di una sfida permanente: «I musei sono centri di formazione continua. Il nostro dovere è contribuire al dibattito del presente attraverso i documenti del passato». Verde richiama la definizione ICOM e la missione pubblica nata con la Rivoluzione francese: emancipazione culturale e accesso universale. Ma avverte: «Negli ultimi dieci anni si sono importati orientamenti politici estremamente conflittuali che non fanno parte della tradizione europea. Bisogna evitare anacronismi: rileggere la storia nel senso del presente è una falsificazione». Il museo, insiste, «non può essere né il luogo della rivoluzione né della controrivoluzione, ma della scienza».

Se gli Uffizi lavorano per «rigenerarsi e reinventarsi continuamente», il dibattito internazionale si concentra sul ruolo sociale delle istituzioni. Chus Martinez, direttrice dell’Institute Art Gender Nature di Basilea e membro del CIMAM, è netta: «Dieci anni fa avrei detto che il ruolo dei musei è mostrare l’arte e attrarre pubblico. Oggi è offrire luoghi sicuri dove confrontarci sulla salute del nostro spazio pubblico». In un’epoca dominata dagli schermi, «uscire dagli schermi grazie all’esperienza dell’arte contemporanea è essenziale». Ma Martinez denuncia anche un contesto ostile: «Siamo sotto attacco perché viviamo in un’ondata senza precedenti di avidità. Tutti vogliono ricavare profitto da ogni cosa. Noi stringiamo alleanze con educazione e salute, ci occupiamo di ansia e salute mentale: per molti è già un’offesa».

Il futuro? Per Quarto passa dai «nuovi linguaggi e dalla tecnologia, per dialogare con i giovani». Per Martinez, dall’«abbracciare il sociale e farsi portavoce dei valori giusti». Verde, infine, richiama la necessità di una «koinè culturale basata sui valori dell’umanesimo, della pace e della comprensione». In un mondo attraversato da conflitti e polarizzazioni, i musei restano spazi di resistenza civile e di immaginazione collettiva. Non più memorie silenti, ma luoghi dove il passato incontra il futuro.

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Il ruolo dei musei

Laser 17.11.2025, 09:00

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  • Stefania Carini

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