Natura e ambiente

Sentinelle della biodiversità marina

Albatri e berte affascinano da secoli poeti e scienziati. Navigano gli oceani grazie a una “mappa olfattiva” e affrontano minacce come plastica, pesca e specie invasive

  • Oggi, 08:00
Albatri e Berte
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Di: Il Giardino di Albert/Mat 

Giganti dei cieli oceanici, goffi a terra ma regali in volo: albatri e berte hanno da sempre affascinato l’immaginario umano, ispirando poeti, marinai e antichi miti. Baudelaire li definiva “re dell’azzurro”, Coleridge li rese protagonisti della sua celebre “Ballata del vecchio marinaio”, mentre gli antichi Greci immaginavano sirene dal canto ammaliante, probabilmente ispirate proprio dal verso notturno delle berte. Ma al di là della leggenda, questi straordinari uccelli marini ci offrono uno sguardo privilegiato sulla complessità e la fragilità degli ecosistemi oceanici.

«Cartografi del vento», li definisce suggestivamente Jacopo Cecere, ornitologo dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), intervistato da Fabio Meliciani nella rubrica Il Giardino di Albert. Un’immagine evocativa che ben descrive la straordinaria capacità di questi uccelli di orientarsi e navigare gli immensi spazi oceanici, apparentemente privi di punti di riferimento. Come spiega Cecere, «hanno questa enorme capacità di volare sopra gli oceani. Il mare per noi è un qualcosa che non ha punti di riferimento, quindi il capire come loro riescano ad orientarsi sul mare, apparentemente tutto uguale, è un qualcosa che mi ha affascinato».

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Albatri e Berte

Il giardino di Albert 11.10.2025, 18:00

  • Albatri e Berte
  • Fabio Meliciani

In realtà, albatri e berte possiedono un sofisticato sistema di navigazione che integra diversi sensi e capacità. Utilizzano il campo magnetico terrestre, la posizione delle stelle e del sole, ma anche - sorprendentemente - una vera e propria “mappa olfattiva” dell’oceano. «Gli uccelli marini, albatros e le berte hanno la capacità di sentire l’odore del mare grazie a una sostanza volatile che si chiama dimetil solfuro», spiega Cecere. «Riescono a percepire questo odore. Le varie zone del mare hanno un odore diverso e quindi loro si costruiscono una mappa olfattiva grazie alla quale riescono ad orientarsi».

Questa straordinaria capacità di navigazione permette loro di compiere viaggi incredibili: «Una Berta che nidifica in Sicilia va tranquillamente a cercare cibo in Nord Africa per portarla al suo pulcino senza grossi sforzi», racconta l’ornitologo. Gli albatri, ancora più estremi, possono attraversare interi oceani sfruttando le correnti d’aria sopra le onde.

Ma questi “re dell’azzurro”, come li chiamava Baudelaire, mostrano anche una vulnerabilità che rispecchia la fragilità dei nostri ecosistemi marini. Sulla terra, dove nidificano, sono minacciati da specie aliene come i ratti, introdotti dall’uomo sulle isole remote dove si riproducono. «Gli alberi e le berte si sono evolute, nidificano su piccole isole in assenza di predatori», spiega Cecere. «Il ratto ovviamente si ciba di uova, si ciba di pulcini».

In mare, affrontano la competizione con la pesca industriale e il pericolo del “bycatch”, rimanendo impigliati nelle lunghe lenze dei pescherecci. «Hanno imparato a seguire i pescherecci», racconta l’esperto. «Ma quando poi i pescherecci calano in mare le lunghe lenze [...] ecco che loro vedono queste esche che vengono calate in mare, provano a mangiarle, le inghiottono e inghiottono anche l’amo».

Un’altra grave minaccia è rappresentata dall’inquinamento da plastica. Le immagini scioccanti del documentario “Albatross” di Chris Jordan del 2017 hanno mostrato al mondo gli effetti devastanti dei rifiuti plastici su questi uccelli.

Ma perché dovremmo preoccuparci così tanto di questi uccelli marini? Cosa ci dicono sulla salute del nostro pianeta e su noi stessi? Cecere offre una potente metafora: «Immaginiamo di stare su un aereo, siamo dei passeggeri di un aereo e dal finestrino guardiamo l’ala di questo aereo. A un certo punto sull’ala vediamo che c’è un mostriciattolo. [...] Se ne toglie due, tre. L’aereo continua ad andare, però forse quando vediamo che ne toglie un po iniziamo a preoccuparci che qualcosa forse non va, che l’aereo precipita».

In altre parole, il declino di albatri e berte è un segnale d’allarme per la salute dei nostri oceani e, di conseguenza, per la nostra stessa sopravvivenza. «La mancanza di Albatros e di berte è testimone di una mancanza di risorse trofiche, una mancanza di pesce», spiega Cecere. «È una risorsa che noi utilizziamo, ma se noi la utilizziamo troppo, quella risorsa poi non ci sarà più e quindi per noi è un problema».

Ma oltre all’importanza ecologica, questi uccelli hanno un valore culturale e simbolico che non dovremmo sottovalutare. La loro presenza nella natura ha effetti positivi sulla nostra salute mentale e fisica. «Uno studio specifico sul canto degli uccelli ha chiarito come in età adulta e anche anziana aumenti particolarmente lo stile di vita percepito della persona», sottolinea Cecere. «Noi abbiamo bisogno della natura per vivere bene».

Il fascino di questi uccelli non si limita agli adulti. I bambini, in particolare, sembrano essere naturalmente attratti da queste creature straordinarie. «Probabilmente hanno dei poteri, sono dei supereroi, hanno delle ali giganti, coprono delle distanze incredibili», riflette Cecere. «Fanno un qualcosa che noi siamo abituati a vedere forse in punto dei film dei supereroi che ci vengono raccontati».

Proteggere questi “cartografi del vento” significa preservare non solo la biodiversità dei nostri oceani, ma anche quel senso di meraviglia e connessione con la natura che è fondamentale per il nostro benessere come specie. Come ci ricorda la poesia di Baudelaire, questi “re dell’azzurro” possono apparire goffi e vulnerabili quando sono a terra, ma nel loro elemento - il vasto cielo sopra l’oceano - sono creature di incomparabile grazia e libertà.

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