Lo vediamo spesso in televisione, simbolo della nostra democrazia, e non c’è svizzero che non riconosca la sua celebre cupola. Ma visitarlo di persona è tutt’altra esperienza: è come entrare in una maestosa cattedrale, carica di storia e di significati. Benvenuti a Palazzo Federale, uno dei luoghi che più raccontano come noi svizzeri abbiamo scelto di rappresentarci.
Una cattedrale laica
Progettato dall’architetto Hans Wilhelm Auer e costruito tra il 1894 e il 1902, il Palazzo Federale è un capolavoro dell’architettura neorinascimentale. L’idea di Auer era ambiziosa: creare una “cattedrale laica” che incarnasse l’essenza della Svizzera. La sua visione si è realizzata in un edificio che fonde magistralmente elementi architettonici classici e simboli nazionali.
L’atrio e la cupola
Appena si entra nell’atrio centrale sotto la cupola, con la pianta a forma di croce, c’è una scena iconica: i “Tre Confederati” che giurano al Grütli. Questa statua imponente al centro dello scalone principale, dal peso di 24 tonnellate, è un richiamo immediato alla leggenda del 1291, quando Uri, Svitto e Untervaldo formarono un’alleanza per difendere la propria autonomia. Non è solo un’opera d’arte, ma un simbolo che rappresenta come la Svizzera voglia essere percepita: unita dalla volontà di difendere la libertà e l’indipendenza.
“Uno per tutti, tutti per uno”. Sotto la cupola campeggia il motto pronunciato nel leggendario giuramento del Grütli. (La storia infinita/Giona Pellegrini)
Sotto la maestosa cupola sono incisi gli stemmi dei 22 cantoni originali, con l’aggiunta del Giura nel 1978, a testimoniare come la Confederazione sia in continua evoluzione. Al centro della cupola spicca la frase “Unus pro omnibus, omnes pro uno” (Uno per tutti, tutti per uno), che riassume il concetto di solidarietà tra cantoni, altra eco del leggendario giuramento del Grütli.
La sala dei passi perduti
La Sala dei Passi Perduti, con i suoi 44 metri di lunghezza e il caratteristico andamento curvo che ne accentua la profondità, rappresenta uno dei luoghi più significativi del Palazzo Federale svizzero, dove durante le sessioni parlamentari questa sala diventa il cuore pulsante dell’attività politica, poiché qui i parlamentari si incontrano, conducono discussioni, concedono interviste e ricevono i rappresentanti dei gruppi d’interesse.
Ma è guardando verso l’alto che si scopre il vero gioiello: il soffitto affrescato dal pittore luganese Antonio Barzaghi-Cattaneo. Tra i vari soggetti dipinti ci sono anche le professioni di inizio Novecento come l’industria calzaturiera, il turismo, la panificazione e l’orologeria.
Tre putti reggono una baguette. Il dipinto nella sala dei passi perduti è del luganese Antonio Barzaghi-Cattaneo. (La storia infinita/Giona Pellegrini)
La sala del Consiglio degli Stati
La tradizione svizzera della democrazia diretta è ben rappresentata nella Sala del Consiglio degli Stati, rivestita in legno, con eleganti colonne in marmo ticinese di Arzo. Un affresco raffigura una Landsgemeinde, una delle più antiche forme di democrazia diretta, dove i cittadini si riunivano all’aperto per votare. La presenza di questo affresco sottolinea come la Svizzera, pur essendo uno Stato moderno, mantenga vive le sue tradizioni democratiche più antiche. Tra le date chiave riportate sopra le colonne spicca anche il 1971: la data in cui fu introdotto il voto femminile.
L’eroina Gertrud Stauffacher
La Svizzera ha un’eroina donna: Gertrud Stauffacher. (La storia infinita/Giona Pellegrini)
La Sala del Consiglio nazionale è forse la parte più nota del Palazzo federale. Tra le sculture più curiose si trova, in fondo a destra, quella di Gertrud Stauffacher, scolpita da un altro luganese: Giuseppe Chiattone. Secondo la leggenda, fu lei a ispirare suo marito, Werner Stauffacher, a unirsi agli altri Confederati per fondare la Confederazione. Una figura femminile che, in un mondo dominato da eroi maschili, trova un posto importante nella narrazione storica svizzera.
La culla della Confederazione
Al centro della sala, il dipinto di Charles Giron “La culla della Confederazione” domina la scena. Eseguito su una grande tela, rappresenta il Lago dei Quattro Cantoni e il praticello del Grütli. Curiosità: un angelo nascosto tra le nuvole regge un ramoscello d’ulivo, mentre un pesce è scolpito nella roccia, inserito con un tocco d’ironia dal pittore, sapendo che l’opera sarebbe stata inaugurata il 1° aprile.
Anche un pesce d’aprile nella sala del Consiglio nazionale. (La storia infinita/Giona Pellegrini)
Oggi, dopo più di 120 anni dalla sua costruzione, Palazzo Federale continua a essere molto più di un edificio governativo: è uno specchio della nostra identità nazionale e di come abbiamo voluto raccontarci.
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