Storia

Il Grand Egyptian Museum, una sfida faraonica

Aperto al Cairo il più grande museo archeologico al mondo, contiene il Tesoro di Tutankhamon e la Barca del sole del faraone Cheope. Ma è al centro di molte polemiche, in Egitto

  • Adesso
02:16

Notiziario

Notiziario 01.11.2025, 22:00

  • Keystone
Di: Marco Alloni 

Con uno spettacolo fastoso - alla presenza di celebrità locali, dinastie reali arabe ed europee e vari primi ministri - è stato inaugurato questa sera (sabato) al Cairo il Great Egyptian Museum (GEM), il più grande museo al mondo dedicato ad un’unica civiltà, quella egizia. Copre un’area di 500 mila metri quadrati, vicino alle piramidi, ed è costato oltre 1 miliardo di dollari per lavori durati vent’anni.

Il GEM è uno dei megaprogetti lanciati dal presidente egiziano Al Sissi con l’obiettivo di incentivare il turismo internazionale in Egitto, che dopo anni di crisi dovuti all’instabilità politica è tornato a crescere, sfondando quota 17 milioni di visitatori nel 2024. Una sfida importante non solo per il prestigio del paese, ma anche per l’economia: quasi un quinto del PIL egiziano dipende dal settore turistico.

Grand Egyptian Museum.jpg

La statua di Ramsess II al GEM, 2025

  • IMAGO / Xinhua

Per comprendere la portata monumentale di questa impresa – l’apertura di quello che viene definito il «più grande museo archeologico al mondo» – basterebbe elencare alcuni dati.

Partiamo dall’estensione. Il nuovo Grand Egyptian Museum (altrimenti designato con l’acronimo GEM) si dilata su un’area di mezzo milione di metri quadrati (quasi il doppio della “superficie utile” del Louvre). Situato a circa due chilometri dalle celebri piramidi di Giza, visibili in prospettiva anche da alcune angolature dell’edificio, ospita circa 100’000 reperti.

Quanto alla sua apertura – che a partire dalla fine di quest’anno si potrà dire definitiva – essa si è sviluppata in tre diverse fasi: al principio del 2023, con l’inaugurazione della Grande Sala, della cosiddetta Piazza dell’Obelisco e del Museo dei Bambini; nel corso del 2024, con l’apertura di altri 12 spazi espositivi, in particolare quelli dedicati alla religione, alla vita sociale e agli apparati di potere nell’antico Egitto (secondo un ordine che attraversa cronologicamente le varie fasi dinastiche); e infine la fase attuale, che vedrà l’apertura di tutti gli spazi espositivi, all’interno dei quali saranno raccolti monumenti, reperti, oggetti, utensili di uso quotidiano, statue e tombe che coprono praticamente l’intero periodo della storia archeologica del paese, dall’epoca più remota o «preistorica» a quella degli ultimi insediamenti romani nella regione.

Ma al di là della quantità incalcolabile di primizie, il GEM si distingue dagli altri musei anche per la particolare qualità dei suoi tesori: basti pensare che tra i suoi spazi espositivi sono raccolti i più straordinari ritrovamenti della storia faraonica, tra cui:

La mastodontica statua di Ramsess II (alta oltre 12 metri e di un peso che supera le 80 tonnellate), recuperata dopo una titanica impresa archeologica dall’esondazione del Lago Nasser di Aswan e risalente a oltre tremila anni fa. Si tratta di una statua la cui mole svettava in piazza Ramsess al Cairo fino a pochissimi anni fa, e il cui solo trasporto è stato oggetto di numerosi documentari.

Il Tesoro di Tutankhamon, con tutti i 5’500 preziosi reperti appartenenti al sovrano (tra cui la celeberrima maschera funeraria rinvenuta da Carter nei primi anni Venti del secolo scorso) e la mummia ancora mirabilmente conservata: il tutto in uno spazio espositivo di oltre 7’000 metri quadrati.  

Le statue di Tolomeo II e Arsinoe II, a loro volta monumentali e collocate nel foyer del museo.

Il grande Obelisco, che fa mostra di sé al centro del complesso.

La Barca del Sole del faraone Cheope, la cui ricostruzione richiese ben 13 anni di lavori (dopo che nel 1954 fu rinvenuta vicino alla piramide omonima) e il cui trasporto si protrasse per addirittura due anni.

Quanto all’insieme degli spazi (oltre a quelli già menzionati), ricordiamo che il GEM comprende anche un gran numero di negozi, una biblioteca, un centro-congressi, un auditorium, una serie di giardini e alcuni ristoranti. A riprova che il suo intento non è solo culturale ma anche didattico-educativo, e al di là delle visite individuali e collettive, guidate o personalizzate, fin dalle sue origini è stato concepito come un luogo di socializzazione e «immersione spirituale» nella quotidianità dell’antico mondo faraonico.

Ma quali furono le sue origini? Il GEM avviò i lavori di costruzione un ventennio fa, nel 2006, dopo che nel 2003 uno studio di architettura dublinese vinse il concorso internazionale indetto dal governo egiziano. Il suo design è concepito in modo tale da conservare – a dispetto della straordinaria mole della struttura – un rapporto armonico con la piana sopra la quale si levano le piramidi di Giza, e modernissime tecnologie sono state adottate per rendere le visite il più «realistiche» possibile rispetto agli spazi espositivi.

Il direttore del complesso, Ahmed Ghoneim, assicura che la quantità di visitatori dovrebbe attestarsi ogni anno intorno ai 4000. Tra i quali, naturalmente, sono attesi una maggioranza di ospiti dall’Europa e una percentuale non dissimile dal resto del mondo. I biglietti si aggirano intorno ai 5 euro per gli egiziani e intorno ai 20 euro per gli stranieri in modo da incoraggiare anche il turismo autoctono.

Madbouly Grand Egyptian.jpg

Il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly al Grand Egyptian Museum, 2025

  • Keystone/EPA/Mohamed Hossam

Il progetto del GEM non è tuttavia un evento isolato. Esso rientra nel cosiddetto piano Egypt Vision 2030 del presidente Abdel Fattah El Sisi, che per il solo Grand Egyptian Museum ha raccolto un patrimonio di investimento di oltre 1 miliardo di euro. E come era prevedibile la sua edificazione non è stata esente da polemiche. Non solo per i suoi costi esorbitanti, che non dovrebbero essere ammortizzati prima di una decina d’anni, ma anche perché ancora una volta sembra che l’Egitto voglia scommettere sulle infrastrutture monumentali e sul turismo facendo passare in subordine le sacrosante aspettative, soprattutto economiche, delle classi meno avvantaggiate.

Infine ci sono i nostalgici, la «vecchia scuola», come si dice da queste parti. Costoro vedono nel GEM l’equivalente di un «grande magazzino» destinato a fare tabula rasa non solo dell’attuale – e pur rifornitissimo – Museo Egizio di piazza Tahrir, al centro del Cairo, ma anche di gran parte dei musei di medie e piccole dimensioni disseminati per il paese, alla cui visita è probabile che, con l’avvento del GEM, saranno motivati solo i cultori e gli addetti ai lavori. O, trovandosi il 90% e oltre del patrimonio antico nelle sale del Grand Egyptian Museum, forse nemmeno questi.

Ma, come l’intero paese, come l’intero Medio Oriente e in generale come tutto il Mondo Arabo, questa è una tendenza difficilmente reversibile. La Modernità chiama – con i suoi limiti e le sue insidiose promesse – e il Terzo Mondo non vuole perdere l’appuntamento con la storia. E visto che l’Egitto è sempre stato il «paese guida» del Mondo Arabo, a quanto pare, è a esso che spetta lanciare le sue sfide faraoniche prima degli altri.

Correlati

Ti potrebbe interessare