La combinata non mi interessa, perché a me piace l’imprevisto e, se è combinata, vuol dire che si sono messi d’accordo prima. Beh, comunque la fortuna di essere donna e attrice mi ha portato alle Olimpiadi. Mi sono divertita veramente molto.
Le parole erano quelle di Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone – Sofia Loren, naturalmente – allora ventiduenne; l’anno era il 1956 e l’occasione erano le Olimpiadi Invernali di Cortina d’Ampezzo.
L'attrice Sophia Loren assiste dalla postazione dell'Istituto Luce in tribuna alle gare dei Giochi invernali di Cortina d'Ampezzo (1956).
Cortina non fu infatti solo un’arena sportiva, ma anche un palcoscenico simbolico sul quale l’Italia volle presentarsi al mondo come Paese raffinato, moderno e seducente. Alberghi, serate mondane, spettacoli e la presenza di ospiti illustri – come ricorda Andrea Goldstein nel saggio Cortina 1956 (Rubbettino Editore, 2025) – contribuirono a costruire quell’atmosfera da “Dolce Vita” che precedette e in parte anticipò l’immaginario poi consacrato dal cinema di Federico Fellini.
Un evento che segnò in profondità la storia dello sport e dell’Italia del dopoguerra, assumendo oggi un valore ancor più emblematico a settant’anni di distanza, in vista dei XXV Giochi olimpici invernali Milano-Cortina 2026 .
https://rsi.cue.rsi.ch/sport/altri/La-fiamma-olimpica-ha-iniziato-il-suo-viaggio-attraverso-l%E2%80%99Italia--3334151.html
Proprio nel cuore delle Dolomiti, superando le candidature di Montréal e Colorado Springs, fu scelta Cortina, che ospitò i VII Giochi olimpici invernali dal 26 gennaio al 5 febbraio 1956. Vi parteciparono 821 atleti provenienti da 32 nazioni, impegnati in 24 gare distribuite in otto discipline.
Quell’Olimpiade fu tuttavia molto più di una competizione sportiva: rappresentò una vera cartina di tornasole dell’Italia del dopoguerra, desiderosa di affrancarsi dal trauma bellico e di riaffermarsi sulla scena internazionale non solo come Paese produttivo, ma come nazione capace di accogliere e trasmettere valori di portata globale. In quegli anni l’Italia aveva da poco consolidato la propria presenza nelle Nazioni Unite e si avviava verso quella fase di profonda trasformazione economica e sociale che sarebbe stata definita il “miracolo economico”. Un contesto nel quale i Giochi si imposero come una vetrina privilegiata di modernità, progresso e fiducia rinnovata nel futuro.

Cortina d’Ampezzo, la delegazione italiana durante il corteo dei VII Giochi olimpici invernali (1956).
Tra gli elementi più innovativi vi fu la trasmissione televisiva in diretta. Per la prima volta nella storia dei Giochi invernali, la Radiotelevisione italiana di servizio pubblico diffuse immagini in bianco e nero, nonostante le tecnologie dell’informazione audiovisiva sportiva fossero ancora agli albori. Fu un passaggio decisivo: lo sport uscì dai confini delle località alpine ed entrò nelle case, contribuendo in modo determinante alla costruzione dell’evento sportivo moderno. Anche il ruolo dei giornalisti, tra cui Gianni Brera, risultò centrale nel definire una nuova narrazione della montagna e dei suoi protagonisti, capace di imprimersi nell’immaginario collettivo.
La cerimonia di apertura, presieduta dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, sancì l’inizio di una manifestazione in cui lo spirito competitivo si intrecciava a un diffuso desiderio di riconciliazione internazionale. La fiaccola fu portata da figure simboliche come Zeno Colò e Lino Lacedelli, mentre il tripode venne acceso da Guido Caroli (1927–2021), protagonista di uno degli episodi più noti di quei Giochi: inciampato durante la marcia d’ingresso, riuscì comunque a proteggere la fiamma, diventando emblema di tenacia ed entusiasmo.
Cortina 1956 segnò anche una svolta sul piano simbolico e politico: per la prima volta una donna, Giuliana Chenal-Minuzzo, pronunciò il giuramento olimpico, mentre l’Unione Sovietica fece il proprio debutto ai Giochi invernali, imponendosi al vertice del medagliere con sette ori. In piena guerra fredda, la competizione sportiva si caricò così di una chiara valenza geopolitica, confermando l’Olimpiade come spazio di confronto tra sistemi e ideologie.
Dal punto di vista agonistico, emersero imprese destinate a entrare nella leggenda. L’austriaco Toni Sailer, il “fulmine di Kitzbühel”, vinse tutte e tre le prove dello sci alpino, un risultato senza precedenti e mai più eguagliato. Nel pattinaggio e nella velocità dominarono appunto gli atleti sovietici, mentre nel bob l’Italia conquistò medaglie di grande prestigio, sia nel bob a due sia nel bob a quattro.

Chamonix 1924. 100 anni di Olimpiadi Invernali
Millevoci 24.01.2024, 09:15
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La storia dei Giochi olimpici invernali ebbe inizio nel 1924 a Chamonix, con la denominazione di Settimana Internazionale degli Sport Invernali. Da allora, nonostante le interruzioni dovute alla Seconda guerra mondiale, le Olimpiadi sulla neve e sul ghiaccio si affermarono progressivamente come uno dei principali palcoscenici dello sport globale.
Nel corso del Novecento, da manifestazione di nicchia si trasformarono in un evento di massa - costellato da momenti iconici - capace di unire le nazioni in un rituale di confronto pacifico. E accanto alla dimensione sportiva, si è sempre intrecciata una forte componente politica, culturale e mediatica, che ne ha accompagnato l’evoluzione.
Anche nel Ventunesimo secolo l’organizzazione di un’Olimpiade si confronta con questioni complesse: dalla sostenibilità ambientale e finanziaria ai costi infrastrutturali, dalla trasparenza amministrativa alla gestione dell’eredità territoriale. Sfide che non sminuiscono il valore dei Giochi, ma ne rivelano la natura di impresa collettiva, in cui lo sport dialoga costantemente con la realtà del proprio tempo.
Milano–Cortina 2026 si prepara così a raccogliere l’eredità di Cortina 1956, non solo nel raccontare il fascino degli sport invernali, ma anche nel misurarsi con la necessità di trasformare l’ambizione olimpica in un progetto realmente sostenibile e condiviso.
Cortina e quella discussa pista olimpica di bob che divide la popolazione
Controcorrente 20.02.2024, 11:45
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