Storia

Il viaggio di Bertha, la pioniera dell’automobile

Bertha Benz nel 1888 trasformò la Patent-Motorwagen da prototipo a realtà: con ingegno e coraggio percorse oltre 100 km, affrontando guasti e improvvisando soluzioni. Il suo viaggio rese credibile l’automobile e aprì la strada alla mobilità moderna

  • Oggi, 10:00
Bertha Ringer- Benz, circa 1870.

Bertha Ringer- Benz, circa 1870.

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Di: Kappa/Camel 

Quando pensiamo all’invenzione dell’automobile, il nome di Karl Benz è inevitabile. Ma dietro alla prima vettura, e al successo globale dell’auto, c’è anche la determinazione di sua moglie, Bertha. Senza di lei, quella meraviglia meccanica forse sarebbe rimasta un’invenzione isolata, sperimentale. Invece, la sua audacia trasformò l’automobile in simbolo di libertà e modernità.

Bertha Ringer nacque il 3 maggio 1849 nel Granducato di Baden, in un’epoca in cui alle donne spettavano solo le “tre K”: Küche, Kirche, Kindern (cucina, chiesa, bambini). Ciò non le impedì, sposando Karl, di riconoscere in lui un progetto rivoluzionario e di investire parte della sua dote per sostenere il suo lavoro meccanico.

Tra il 1871 e i primi anni del Novecento, il neonato Impero tedesco visse una fase di intensa crescita industriale, commerciale e finanziaria. Le politiche espansionistiche del cancelliere Bismarck e il susseguirsi di tre imperatori alimentarono un forte impulso capitalistico. Fu in questo clima di trasformazioni e ambizioni che prese forma il sogno di Benz: il 29 gennaio 1886 ottenne infatti il brevetto per quella che sarebbe passata alla storia come la prima automobile moderna: la Patent-Motorwagen. La vettura però restava un prototipo, perché nessuno sembrava credere nel suo potenziale commerciale, considerandola semplicemente un curioso esperimento.

Fu allora che Bertha decise di compiere un gesto che sarebbe entrato nella leggenda: la mattina del 5 agosto 1888, senza informare il marito, salì al volante del Modello III della Patent-Motorwagen, accompagnata dai loro due figli Eugen e Richard, e partì da Mannheim in direzione di Pforzheim, suo paese d’origine.

La Benz Patent-Motorwagen Nr. 3, 1888.

La Benz Patent-Motorwagen Nr. 3, 1888.

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Quel viaggio è considerato il primo grande “road trip” della storia: un tratto di poco più di cento chilometri su strade di terra battuta, con un veicolo che era tutto fuorché affidabile per lunghe percorrenze. Durante quelle ore, Bertha Ringer-Benz dovette affrontare anche diversi problemi tecnici: motore che si surriscalda, freni inadeguati, carburante non standardizzato, per di più con risorse improvvisate, come ad esempio uno spillone che utilizzò per sturare il tubo del carburante o la giarrettiera che reimpiegò come isolamento, dimostrando ingegno e capacità pratiche che anticiparono vere e proprie innovazioni che poi vennero implementate nell’auto. Lungo la strada, fece tappa anche in una farmacia di Wiesloch per acquistare della ligroina, l’allora carburante disponibile, trasformandola inconsapevolmente nella prima stazione di servizio della storia.

Con quel gesto simbolico, Bertha trasformò dunque un esperimento personale in un atto pubblico di fiducia nell’automobile. E al suo ritorno a Mannheim, dopo circa 12 ore di viaggio, non portò con sé solo un primato: consegnò a Karl la prova tangibile che la sua invenzione era percorribile, affidabile e utile.

Fu l’input decisivo che trasformò la Patent-Motorwagen da prototipo d’officina a veicolo pronto per il mercato.

Cartello ufficiale della Bertha Benz Memorial Route.

Cartello ufficiale della Bertha Benz Memorial Route.

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Il riconoscimento per la sua impresa arrivò tuttavia solo molto tempo dopo, nel 2016, quando Bertha Ringer-Benz fu inserita nella Automotive Hall of Fame, quale prima donna nella storia, a testimonianza del ruolo pionieristico che ebbe nell’automobile. Attualmente, il “viaggio di Bertha” è celebrato ogni anno attraverso la Bertha Benz Memorial Route, che ripercorre il tragitto tra Mannheim, Wiesloch e Pforzheim, spesso con auto d’epoca, per ricordare quel gesto di coraggio e visione che cambiò la mobilità umana.

Una storia che continua a meritare spazio, perché troppo spesso il racconto delle origini dell’automobile è presentato come una sequenza di invenzioni maschili, opera di ingegni solitari. Eppure senza Bertha, la “prima auto” sarebbe probabilmente rimasta un esperimento brillante ma sterile. Fu lei a trasformare quell’idea in qualcosa di concreto, dimostrando che il “carro senza cavalli” poteva davvero condurre una persona da un luogo all’altro. Con il suo viaggio, rese credibile l’idea stessa della mobilità personale, in un’epoca in cui immaginare una donna alla guida – e per di più di un motore – sfiorava l’inconcepibile.

Bertha fu una pioniera senza chiedere autorizzazioni, scegliendo di agire, rischiare, trovare soluzioni. Spazzò via molti dei limiti che il suo tempo le imponeva. E oggi, anche grazie a opere come Bertha Ringer. Il primo viaggio in automobile di Emilia Covini (Morellini Editore, 2025), possiamo riscoprire e valorizzare questa figura straordinaria, il cui percorso rappresenta un esempio incisivo di forza e determinazione che parla ancora al presente.

Se la modernità speso affonda le sue radici nelle scelte audaci di donne come Bertha Ringer-Benz, allora è doveroso che la memoria storica restituisca finalmente loro il posto che meritano; la sua vicenda mostra infatti con chiarezza come passione e coraggio possano superare anche i più ostinati ostacoli sociali e culturali.

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Kappa

Kappa 01.12.2025, 17:00

  • Enrico Bianda

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