Storia

Nascita tragica di un’icona pop

A sessant’anni dall’omicidio di John Fitzgerald Kennedy 

  • 22 novembre 2023, 14:23
  • 16 maggio, 14:34
John F. Kennedy
Di: Romano Giuffrida

«Unisciti a questo intrigante tour dell’assassinio di Kennedy… camminerai passo dopo passo attraverso la scena del crimine… Un must se vi trovate a Dallas! Questo tour contiene descrizioni esplicite di violenza, situazioni sessuali, linguaggio forte, droghe e potrebbe non essere adatto ai bambini. I genitori sono fortemente avvisati». Come dire: sex, drug and…spy story. D’altra parte… Business is business. E allora perché non approfittare del sessantesimo anniversario dell’attentato che il 22 novembre 1963 portò alla morte il trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy? Lo hanno pensato le agenzie di viaggio ma, possiamo scommetterci, lo avranno sicuramente escogitato anche case editrici, produttori di felpe, t-shirt, piatti, tazze, poster e di ogni altro tipo di gadget capace di riprodurre il volto del “presidente giovane”.

Kennedy, quando venne eletto, aveva 44 anni mentre gli ultimi due presidenti che lo avevano preceduto, Eisenhower e Truman, al momento dell’incarico avevano più di sessant’anni.

Grazie quindi al fascino della sua giovane età, ma anche alla sua storia di eroe della Seconda Guerra Mondiale, al suo indubbio carisma e alla ricchezza che gli derivava dall’essere figlio di una delle più influenti famiglie statunitensi, per JFK non fu dunque difficile essere eletto presidente degli USA nel 1961. Non fu però difficile nemmeno diventare il modello di riferimento per tutti coloro che immaginavano una nuova America avviata ad affrontare le frontiere del nuovo millennio all’orizzonte. A tutto ciò contribuì non poco anche il suo matrimonio con Jacqueline Lee Bouvier, rappresentante dell’high society newyorkese. Insieme a Jackie, come familiarmente gli statunitensi chiamavano la First Lady, non solo Kennedy si attorniò di artisti, scrittori, scienziati, musicisti, attori e di chiunque incarnasse l’idea di american dream (cosa questa che colpì molto soprattutto le giovani generazioni), ma divenne, anche esteticamente, simbolo di stile per milioni di cittadini.

«Il Presidente Kennedy è morto, circa 38 minuti or sono».

I trentasette secondi impiegati da Walter Cronkite, il reporter più famoso d’America in quel tempo, nell’annunciare alla tv l’assassinio di Kennedy e, soprattutto, i ventisei secondi di ripresa in 8mm del passaggio della vettura presidenziale che l’allora sconosciuto sarto Abraham Zapruder girò casualmente proprio nel momento cruciale dell’attentato, al di là della loro valenza storica, sono quelli che hanno operato la trasmutazione di un simbolo in un’icona pop nella coscienza collettiva mondiale.

JFK - 24 ore che hanno cambiato il mondo

RSI Cultura 19.11.2023, 23:19

Kennedy che saluta le centinaia di persone che fiancheggiano il percorso dell’auto presidenziale. Jackie a fianco nel suo completo rosa. Il colpo fatale. La first lady che si arrampica sul retro dell’auto nell’istintivo quanto vano tentativo di recuperare frammenti cerebrali del marito frantumati delle pallottole. Le immagini e il significato di questi fotogrammi dello Zapruder movie oltre a cristallizzare la percezione dell’evento come rappresentazione indelebile nella memoria collettiva, hanno avuto per Kennedy l’effetto della mitologica ambrosia, la bevanda degli dei capace di donare immortalità. Pur essendo un’incarnazione del “sogno americano” Kennedy non era immune da un’opposizione politica e sociale forte e agguerrita, anzi.
Conservatori e razzisti non gli perdonavano le politiche per i diritti civili e contro la discriminazione degli afroamericani, né, tantomeno, il fallimento dell’invasione alla Baia dei Porci di Cuba contro il governo comunista di Fidel Castro. Sull’altro versante politico, altrettanto forti erano le critiche contro l’escalation dell’impegno statunitense nel Vietnam. Come è ovvio, questi temi favorirono, e favoriscono ancora oggi, il proliferare di tesi e ipotesi attorno ai mandanti del suo assassinio. Nel contempo, però, dopo l’attentato, questi stessi temi scivoleranno in secondo piano per lasciare posto all’immortalità iconologica pop di Kennedy alla quale ci riferivamo.
Pop, come Jimi Hendrix, Janis Joplin, John Lennon e le altre icone dell’empireo rock morte giovani all’apice del loro successo e, come le loro, l’immagine di Kennedy insieme a quelle dei suoi ultimi ventisei secondi di vita, sono diventate protagoniste di tutte le forme espressive della cultura.
 

lincoln convertible

In campo pittorico, per primo ci pensò Gerald Laing con Lincoln Convertible, il grande dipinto di oltre tre metri di larghezza realizzato immediatamente dopo l’attentato sulla base di un fotogramma del filmato di Zapruder. Poi, non poteva mancare Andy Warhol con i multipli di  Kennedy e di Jacqueline con i quali celebrò proprio l’assunzione delle loro figure nel glamour dell’immaginario di massa. Ci furono poi gli innumerevoli libri dedicati a JFK, tra cui, certamente Tabloid di James Ellroy, Libra di Don DeLillo e “22.11.63” di Stephen King.

Warhol JFK

A mantenere viva la memoria ha contribuito pure la cinematografia: tra i molti film e documentari, campione di incassi fu J.F.K - Un caso ancora aperto di Oliver Stone. Ci fu (e c’è) ovviamente la musica, un’ininterrotta colonna sonora iniziata nel 1964 con The Warmth of the Sun dei Beach Boys, seguita nel 1966 da He Was a Friend of Mine dei Byrds, e poi negli anni da innumerevoli altre canzoni: tra le tante, The Day John Kennedy Died di Lou Reed composta nel 1982, a quasi vent’anni dall’omicidio. E che dire di Bob Dylan che nel 2020 gli ha voluto dedicare un brano di ben 16 minuti intitolato Murder Most Full, ossia Il delitto più efferato?

Potrebbe sembrare paradossale, eppure l’essere celebrato da canzoni a sessant’anni dalla morte, è la dimostrazione che Kennedy, oltre che nella Storia con la esse maiuscola, è entrato di diritto nella storia della società dello spettacolo.

Ora aspettiamo di rivederlo e riascoltarlo parlare del presente grazie all’intelligenza artificiale… “The show must go on”.

Riascolta qui "John Fitzgerald Kennedy: la verità nascosta"

  • John Fitzgerlad Kennedy: la verità nascosta (1./7)

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