A quasi 80 anni dal processo di Norimberga, un documento di straordinaria importanza storica e psicologica: I taccuini di Norimberga di Leon Goldensohn, pubblicato da Neri Pozza, che offre uno sguardo unico e inquietante sulla mente dei più alti gerarchi nazisti.
Flavia Foradini, esperta e appassionata studiosa del periodo, ha spiegato l’importanza di questo testo ai microfoni di Alice: «Tutto ciò che riguarda il nazismo in realtà non è ancora stato sondato fino in fondo. E questo è un documento storico importante, su un evento estremamente importante, quale fu il processo di Norimberga. Si tratta di appunti che lo psichiatra e ufficiale medico dell’esercito degli Stati Uniti, Leon Goldensohn, annotò durante i colloqui che ebbe quasi giornalmente con i detenuti, prima e durante il processo principale contro esponenti di spicco delle gerarchie naziste.»
I Taccuini di Norimberga
Alice 06.12.2025, 14:40
Contenuto audio
Tra gli imputati c’erano nomi tristemente famosi: Hermann Göring, Karl Dönitz, Joachim von Ribbentrop, Rudolf Hess e Hans Frank. «È una raccolta di oltre 600 pagine, che vennero date alle stampe negli Stati Uniti solo molto dopo la morte di Goldensohn, nel 2004, perché dopo il suo rientro in patria lo psichiatra non aveva alcuna intenzione di pubblicarli. Morì nel 1961, e quegli appunti restarono nei cassetti.» L’approccio di Goldensohn, discendente di ebrei lituani, fu di straordinaria professionalità. Come spiega Foradini: «Il tentativo era di non farsi influenzare da emozioni negative o sentimenti personali. E deve essere stato molto difficile. Ma effettivamente dalle sue domande appare più il professionista, che l’uomo. Vedeva gli imputati praticamente ogni giorno, e così ebbe la possibilità di spaziare nella loro vita privata, ma anche nella loro carriera, nell’insieme di opinioni che avevano sul nazismo, su Hitler, sui crimini di guerra, sulla Shoah.»
Dai colloqui emerge un quadro inquietante della personalità dei criminali nazisti. Foradini osserva: «Molti mostravano un ego enorme e un narcisismo esasperato. E leggendo questi colloqui, si intravede per esempio la loro soddisfazione estrema, nell’elencare i gradini della loro ascesa fino alla cerchia ristretta di Hitler. Poi ci sono, per esempio, dei commenti molto sprezzanti nei confronti dei russi. Si può osservare che tutti quanti si consideravano dei buoni padri di famiglia… In generale negavano di sapere della Shoah, tranne Göring, che ammetteva lo sterminio, ma diceva di non essere mai stato antisemita. La maggior parte di loro, quando si parlava di responsabilità, le attribuivano a Goebbels, a Heinrich Himmler, oppure al cosiddetto “Boia di Praga”, Reinhard Heydrich, che era stato ucciso in un attentato. In pratica, siccome tutti e tre non potevano controbattere, molte colpe venivano addossate a loro.»

Il processo di Norimberga, 1945
Particolarmente agghiaccianti sono i colloqui con Rudolf Höss, comandante del campo di Auschwitz. Foradini racconta: «Pur rimarcando che stava solo eseguendo degli ordini, e questo lo dicevano quasi tutti, ammetteva non soltanto l’esistenza delle camere a gas, ma Goldensohn riuscì a farlo entrare in particolari logistici e organizzativi davvero orribili.»
La studiosa sottolinea anche l’importanza di altre fonti per approfondire il tema: «Per chi volesse immergersi nei documenti originari scritti audio video che vennero utilizzati nei processi, può farlo liberamente dal sito dell’Holocaust Memorial Museum di Washington, che ha creato una sezione dedicata, per offrire agli utenti informazioni di prima mano, ma anche per togliere linfa ai negazionisti, perché lì c’è veramente tutto. Assolutamente tutto.»
https://www.rsi.ch/s/703530







