Il più antico albero noto è stato abbattuto. Non è una notizia recente, ma è una brutta storia accidentale che risale agli anni Sessanta. In quel periodo, lo studente di dottorato Donald Currey stava svolgendo delle ricerche sui Pinus longaeva, una specie di pini degli Stati Uniti occidentali estremamente longevi, anche oltre i tremila anni di età. Donald Currey individuò un albero, noto ai locali come Prometheus, che, secondo le sue analisi, poteva avere oltre quattromila anni. Oltre all’interesse culturale e biologico, gli alberi così antichi attraggono le attenzioni dei ricercatori per le informazioni preziosissime sulle variazioni climatiche che contengono nei loro anelli.
Una pianta da proteggere
Alphaville 12.06.2025, 11:45
Contenuto audio
Per poter studiare meglio Prometeus, Donald Currey, che non aveva ancora capito si trattasse dell’albero più antico del mondo, chiese alle autorità il permesso di abbatterlo. Dopo aver esaminato la richiesta con attenzione secondo le procedure dell’epoca, il servizio forestale concesse l’autorizzazione al giovane. Non è ancora chiaro come morì Prometheus: alcuni dicono che fu l’inesperienza di Donald Currey ad estrarre le carote dal fusto, ovvero i campioni, a provocare una lesione fatale alla pianta, mentre altri sostengono che lui intenzionalmente segò il tronco per poterne esaminare una sezione. Di sicuro c’è che nell’estate del 1964 Prometeus morì per mano diretta dell’uomo e che dalla conta degli anelli, postuma, l’albero risultò avere oltre 4900 anni, ovvero circa 400 anni più antico delle piramidi egizie. Se fosse stato datato da vivo, avrebbe scalzato Methuselah, un altro Pinus longaeva, dal titolo di albero più antico del mondo per pochi decenni di differenza. Da allora, le autorità americane hanno inasprito le regole per tagliare questi alberi.
L'albero più antico del mondo Methuselah, nella California (Stati Uniti)
La storia di Donald Currey e Prometeus è certamente un caso un particolare, ma l’uomo è spesso responsabile della perdita di alberi millenari. È il caso delle molte sequoie giganti millenarie abbattute nella California tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ora protette dai parchi nazionali, ma anche di tutte le specie minacciate dal riscaldamento climatico. Un esempio sono i baobab africani, dove 9 dei 13 esemplari più antichi sono morti negli ultimi decenni a causa delle alte temperature.
Un baobab africano
A volte il riscaldamento globale e l’azione umana sono una semplice concausa che aggrava processi climatici natuali. È il caso dei 233 Cupressus dupreziana, dei cipressi millenari algerini situati nel deserto del Sahara il cui destino resta appeso a un filo, anche, ma non solo, per l’innalzamento delle temperature. Gli esemplari più vecchi raggiungono i 3500 anni e testimoniano il passato ricco di vegetazione dell’attuale zona desertica.
Se il Sahara fosse verde?
Il giardino di Albert 29.03.2025, 17:00
Alphaville ha raggiunto il Fisiopatologico forestale per l’Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Consiglio Nazionale della Ricerca italiano Gianni della Rocca, che da anni lavora sulle patologie legate ai cipressi per capire come proteggere queste piante. «Innanzitutto, abbiamo costituito un team di ricercatori multidisciplinare. Abbiamo coinvolto anche il WSL svizzero di Berna in questo progetto di conservazione. Noi ci occuperemo di fisiopatologia, ma ci sono anche pedologi, entomologi e climatologi, perché vogliamo innanzitutto capire dov’è il cuore del problema o quali sono i problemi che affliggono questa specie. È po’ riduttivo e semplicistico attribuire tutto esclusivamente al cambiamento climatico», spiega Gianni della Rocca. Una volta comprese le maggiori minacce concrete per i cipressi del Sahara, la squadra di ricercatori potrà preparare un piano d’azione su molti fronti, sia umani che ambientali.
https://rsi.cue.rsi.ch/cultura/societa/La-lezione-degli-alberi--2416875.html
Recentemente l’uomo si è battuto per difendere gli ulivi millenari della Puglia dal batterio Xylella, una minaccia naturale che porta alla morte della pianta in pochissimo tempo. Gli interventi, iniziati con l’arrivo del fitopatogeno nel 2008, sono stati drastici: per proteggere la maggioranza della vegetazione le autorità hanno dovuto ordinare l’abbattimento di molti esemplari, suscitando fortissime polemiche.

Un pino cembro di oltre mille anni situato vicino a Celerina, in Engadina (Grigioni)
In Ticino e nel Moesano sono presenti diversi castagni monumentali di oltre 700 anni, così come larici che possono raggiungere all’incirca la stessa età. In Svizzera diversi alberi imponenti hanno attirato l’attenzione, come la quercia di Napoleone presente sul campus dell’Università di Losanna (oggetto di ricerca universitaria), il tiglio di Marchissy, nel Canton Vaud, considerato il più grande della Svizzera, oppure un pino cembro in Engadina, con un’età stimata tra i 1000 e i 1400 anni.