La malattia dei ruminanti chiamata “lingua blu” è arrivata in Ticino e gli allevatori stanno correndo ai ripari. Il termine indica una patologia causata da un virus, innocuo per l’uomo, che colpisce bovini e ovini causandone forti malesseri, febbre, difficoltà respiratorie e perfino la morte, mentre il nome proviene dalla colorazione bluastra che acquisisce la lingua nei casi più gravi. La situazione ha spinto l’Istituto microbiologia della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) a organizzare un incontro tra ricercatori, servizi veterinari e allevatori per dare informazioni complete e chiare ai diretti interessati. La conferenza è avvenuta il 30 aprile nella sede SUPSI della regione ticinese che ha registrato il maggior numero di casi da settembre 2024, il Mendrisiotto.

La lotta alla lingua blu
Il Quotidiano 30.04.2025, 19:00
L’epidemia di lingua blu, proveniente dall’Africa, ha colpito le regioni mediterranee dell’Europa nei primi anni Duemila e nel 2006 ha visto una crescita esponenziale anche a nord delle Alpi. Chi, nei primi anni, ne ha subito le maggiori conseguenze sono stati Francia e Gran Bretagna, seguiti Germania e Italia. I danni economici, in quel frangente, hanno raggiunto i 30 milioni di franchi nel 2006 a causa delle restrizioni di movimento, mentre l’anno successivo hanno superato i 170 milioni di franchi per la perdita di produzione.
Fino al 2024, la Svizzera era rimasta pressoché indenne, ma dallo scorso settembre si sono registrati numerosi focolai sia a nord, nell’Altopiano, che nell’estremo sud, nel Mendrisiotto, colpendo quasi tremila aziende agricole. Il timore è che si registri un grande numero di casi nei prossimi mesi.

La malattia della lingua blu in Ticino
SEIDISERA 30.04.2025, 18:00
Contenuto audio
Il maggior strumento di prevenzione sono sicuramente i vaccini, la cui somministrazione incontra però alcuni ostacoli. Infatti, il virus presenta ventisette diversi sierotipi – per intenderci, “varianti” - e non esiste un solo vaccino in grado di coprirle tutte. Una campagna vaccinale preventiva sarebbe quindi estremamente dispendiosa, considerando che le dosi dovrebbero essere somministrate anche a tutti i nuovi nati. Inoltre, la ricercatrice senior dell’Istituto microbiologia della SUPSI Eva Veronesi spiega che «non era aspettato questo sierotipo in Svizzera. Erano anni che non si vedeva».
Il monitoraggio delle infezioni è costante ed è necessario per l’intervento mirato e tempestivo: «Ci sono altri ceppi che stanno già circolando in giro per l’Europa, ma non stiamo vaccinando per questi. Il momento in cui si vaccina è quando arriva l’epidemia, se si fa in tempo - chiarisce la ricercatrice, che continua - non c’è l’esigenza di vaccinare per dei sierotipi o dei ceppi che non sono vicini alla Svizzera o che sono geograficamente isolati. Grazie al controllo del movimento del bestiame infetto possiamo dire che il rischio è basso».
https://rsi.cue.rsi.ch/info/ticino-grigioni-e-insubria/Mastite-bovina-le-mucche-stanno-meglio.-Incognita-2026--2772366.html
Il contagio avviene attraverso dei piccoli insetti simili a zanzare chiamati culicoidi che agiscono da vettori trasportando il virus da un animale all’altro, dopo essersi cibati del loro sangue. Sebbene questi insetti non siano in grado di volare per lunghe tratte, possono comunque diffondere il virus su grandi distanze grazie all’azione del vento e trasportarlo da una regione all’altra.
Nella lotta alla lingua blu, il controllo dei culicoidi gioca un ruolo fondamentale, come spiega Eva Veronesi ai microfoni de Il Quotidiano: «L’alternativa al vaccino è l’eliminazione dei vettori, ma non esiste ancora un prodotto specifico per i culicoidi. Però possiamo eliminare i focolai di sviluppo, quindi gestire meglio i liquami e i materiali organici per evitare la proliferazione di questi insetti.»
Per poter elargire indicazioni precise e promuovere campagne di prevenzione, la SUPSI sta investendo energie per la ricerca scientifica sul ciclo di vita dei culicoidi nelle aziende agricole. Gli studi contano sulla collaborazione con gli allevatori per installare dei dispositivi di cattura degli insetti direttamente dentro e attorno alle stalle. Infatti, è necessario capire quando i culicoidi sono attivi e trasmettono il virus, in modo da riuscire a prevedere l’andamento dell’epidemia.
Gli allevatori, presenti in grande numero all’incontro, hanno espresso grande preoccupazione per la situazione e cercano risposte rapide a una minaccia concreta.