Piccolo e quasi invisibile, ma assolutamente fondamentale per la sopravvivenza degli ecosistemi antartici: è il krill, un minuscolo crostaceo planctonico - simile a un gamberetto - che ha un ruolo determinante nei gelidi ecosistemi marini antartici, dove prospera grazie ad acque ricche di nutrienti. Balene, foche, pinguini e uccelli marini se ne nutrono in quantità, facendo di questo organismo un tassello cruciale per l’equilibrio biologico di tutta la catena alimentare.
Molti, probabilmente, non sanno nemmeno cosa sia il krill, eppure lo consumano inconsapevolmente ogni giorno.
Insieme a Natalie Maspoli Taylor, direttrice di Sea Shepherd Svizzera, e grazie all’esclusivo documentario RSI “Kill Krill”, che racconta la missione dell’equipaggio a bordo della nave Allankay nel contrastare le gigantesche navi industriali impegnate a saccheggiare le acque antartiche, scopriamo che cos’è questo piccolo crostaceo, in che prodotti lo si trova e perché è urgente tutelarlo da un destino silenzioso ma devastante.
Il krill antartico (Euphausia superba) vive solo nelle acque del sud, ma le sue implicazioni sono mondiali: la sua pesca è legata al mercato di paesi come Norvegia, Cina, Corea del Sud, Cile e Stati Uniti, e i suoi prodotti finiscono ovunque, Svizzera compresa.
Krill: invisibile ma indispensabile
Konsigli 18.11.2025, 17:45
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Un mercato in espansione, non sempre necessario
Oggi, proprio il krill è al centro di un allarme lanciato da ricercatori e attivisti: la sua pesca è in continuo aumento, trainata dalla domanda delle industrie di integratori alimentari e dell’acquacoltura. «Negli ultimi vent’anni, il consumo umano di krill è più che raddoppiato», spiega Natalie Maspoli Taylor, direttrice di Sea Shepherd Svizzera, movimento internazionale in prima linea nella difesa e conservazione dell’oceano. «Il krill viene usato per produrre olio ricco di Omega 3, come additivo in crocchette per animali domestici e, in modo meno visibile, come mangime per il salmone d’allevamento. Non parliamo di necessità alimentari urgenti, ma di scelte di mercato legate a prodotti di lusso».
Un saccheggio silenzioso, ma devastante
Philippe Blanc, Storie - RSI
Un ecosistema sotto pressione
Nel frattempo, il cambiamento climatico ha già messo a dura prova questa specie fragile. Secondo i dati raccolti dagli scienziati, la popolazione di krill è diminuita di quasi l’80% dagli anni ’80. Una pressione che si riflette anche sugli animali che da lui dipendono: calano le gravidanze delle balenottere comuni, diminuisce il peso delle otarie orsine, si riducono le colonie di pinguini.
Il krill non è solo cibo: svolge un ruolo importante anche nella regolazione del carbonio atmosferico. Se viene meno, aumenta l’instabilità climatica, oltre al rischio di collasso dell’intero ecosistema antartico.
Oltre a essere cibo per balene e pinguini, il krill contribuisce a rimuovere anidride carbonica dall’atmosfera. Come? Nutrendosi di fitoplancton, produce escrementi ricchi di carbonio che affondano sul fondo dell’Oceano. Un piccolo gesto, moltiplicato per miliardi di esemplari.
Il krill anche al supermercato
E mentre questi effetti si fanno sentire lontano da noi, in Svizzera i prodotti contenenti krill sono ben presenti sugli scaffali dei supermercati, nelle farmacie e sugli shop online. In alcuni casi, come per gli integratori a base di olio di krill, la presenza del crostaceo è ben evidenziata come valore aggiunto. In altri, è meno trasparente. «Pensiamo al salmone d’allevamento - spiega Maspoli Taylor - molti consumatori ignorano che i pesci sono nutriti con farine contenenti krill, impiegato anche per dare al salmone il suo tipico colore rosa, grazie a un pigmento naturale chiamato astaxantina».
Sea Shepherd ha condotto un’indagine per individuare i marchi che utilizzano krill pescato in Antartide nei loro allevamenti. «Li abbiamo trovati anche in Svizzera», conferma la direttrice. Ma decifrare etichette e certificazioni resta difficile per il consumatore medio.
È praticamente impossibile sapere con certezza che tipo di alimentazione abbia ricevuto ogni pesce o prodotto animale. E questo crea una falsa percezione di sostenibilità.
Sostenibilità? Attenzione alle etichette
Un’altra fonte di confusione è legata alle certificazioni ambientali, come quella del Marine Stewardship Council (MSC) o del Friend of the Sea (FOS). Nathalie Maspoli Taylor denuncia che purtroppo molte attività di pesca al krill sono certificate come sostenibili, anche quando non lo sono: «Non tengono conto dell’impatto del cambiamento climatico, né della concentrazione eccessiva delle flotte industriali nelle aree di riproduzione. E in certi casi, ignorano persino le leggi nazionali».
Omega 3: perché non andare direttamente alle alghe?
Secondo Sea Shepherd, alla base di tutto c’è un messaggio pubblicitario fuorviante: quello che collega automaticamente pesce e salute, grazie agli Omega 3. «La realtà - precisa Maspoli Taylor - è che non è il pesce a produrre questi acidi grassi. Sono le microalghe. I pesci li accumulano solo perché si nutrono di esse. E allora perché non scegliere direttamente integratori a base di alghe?».
Questo tipo di integratori a base di alghe di cui parla Maspoli Taylor sono ricchi di EPA e DHA, due tipi di acidi grassi Omega 3 a catena lunga importanti per regolare l’infiammazione, la pressione sanguigna, la funzione immunitaria e il corretto funzionamento della vista, il cervello e membrane cellulari. Come il pesce.
Sul mercato, questi integratori esistono e sono indicati anche per chi segue un’alimentazione vegetale, oltre a non contribuire alla pesca eccessiva.
Per Maspoli Taylor, dunque, si parla di alternative etiche, sicure e nutrizionalmente valide, che presenterebbero livelli molto inferiori di contaminanti ambientali rispetto agli oli di pesce.
Chi vuole proteggere l’oceano dovrebbe smettere di acquistare prodotti a base di krill – integratori, crocchette, salmone d’allevamento - e ripensare il proprio rapporto con gli alimenti di origine animale, soprattutto quando esistono alternative migliori.
Una balenottera azzurra può mangiare fino a 4 tonnellate di krill al giorno durante la stagione estiva antartica. Se il krill scarseggia, le conseguenze sulla loro riproduzione e salute sono immediate.
Sulla nave che difende l’Oceano: il reportage RSI di Storie
Nel cuore del Mar Antartico, una nave batte una rotta diversa da tutte le altre. È la Allankay, una delle imbarcazioni di Sea Shepherd, e ha una missione: documentare e contrastare la pesca industriale al krill, proteggendo un ecosistema già gravemente minacciato. A bordo c’era anche una troupe RSI, per raccontare in prima persona questa lotta invisibile ai più.
Il risultato è il documentario “Kill Krill”, andato in onda a Storie e disponibile su RSI Play. Le telecamere hanno seguito la campagna di Sea Shepherd nei ghiacci del Sud, mostrando da vicino il lavoro dell’equipaggio, il monitoraggio delle navi da pesca e il delicato equilibrio ambientale messo in pericolo dall’avidità umana.
Kill Krill è un documentario di Niccolò Aiazzi e Claudio Gazzaroli.

Kill Krill
Storie 21.09.2025, 20:45
Ovunque nel mondo si costituiscono aree marine protette. Eppure qui no. Questo luogo ha bisogno di essere protetto. È urgente
Alex Cornelissen, CEO Sea Shepherd ed ex-capitano



