Nell’ambito della Giornata della diplomazia, lunedì al Locarno Film Festival è stato consegnato per la prima volta il premio “Locarno Città della Pace”. Un premio che quest’anno è andato all’iraniano Mohammad Rasoulof: regista dissidente, condannato a otto anni dal regime iraniano e che l’anno scorso ha visto il suo film “Il seme del fico sacro” proiettato in Piazza Grande.
Ma di che premio si tratta? È una collaborazione tra il Film Festival e la Città di Locarno, e che quest’anno celebra anche un importante anniversario: i cento anni esatti dal Patto di Locarno, la conferenza internazionale che nel 1925 trasformò la città sopracenerina nel centro del mondo della diplomazia.
Tra il 5 e il 16 ottobre di quell’anno, la conferenza portò sulle rive del Lago Maggiore i rappresentanti delle grandi potente europee, tra cui in particolare Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia. Era un periodo di tensioni importanti, anche militari. Gli Stati europei avevano capito che era necessario tornare a riunirsi per rimodellare la pace. Una nuova pace dopo quella di Versailles, che sembrava non più funzionare. Una pace più giusta per la Germania.
Gli storici hanno opinioni discordanti sull’importanza della Conferenza di Locarno. Fatto sta che per l’organizzazione del vertice, il ministro tedesco Gustav Stresemann, quello francese Aristide Briand e il britannico Austen Chamberlain hanno vinto il Nobel per la pace.
“È un premio che intendiamo assegnare ogni due anni. Abbiamo voluto in particolare dare voce a coloro che attraverso la cultura riescono a creare degli spazi per la riflessione e per la speranza” spiega a SEIDISERA Nancy Lunghi, capodicastero cultura della Città di Locarno. E aggiunge: “Purtroppo siamo in un’epoca tragica, oserei dire. Abbiamo avuto la fortuna di poter ospitare 100 anni fa questo evento che ha lasciato sicuramente nella nostra città uno spirito di dialogo, di diplomazia, di apertura al mondo che oggi vive anche grazie all’evento del Locarno Film Festival”.
Il vincitore del premio, dunque, è il regista Mohammad Rasoulof. Regista secondo cui “purtroppo non potremmo mai smettere di lavorare per la pace, di cercare, di creare un mondo diverso” dice ai microfoni della RSI. “Le persone si confrontano con regimi totalitari e regimi oppressivi. E quindi non so se si riesce veramente a vedere una fine in vista e quali saranno i risultati. Quello che so è che bisogna lottare per la pace e bisogna farlo costantemente”.