Ogni canzone vanta una propria anima. Una storia, un vissuto, un viaggio. E son sono sufficienti delle belle voci per interpretarle rendendogli onore. È necessario entrar dentro loro in punta di piedi, con rispetto, deferenza per cercarne l'essenza e respirarla. Dopo, solo dopo puoi farla tua; stravolgerla, ribaltarla anche. Ma solo dopo. Cultura, sensibilità, rispetto, empatia e talento.
A mio avviso, in sintesi, l’approccio deve esser questo. Ci devi dialogare come fosse un’amante da sedurre. La canzone non si concede subito. La devi conquistare. Soprattutto quando affronti brani che hanno edificato la storia della canzone italiana. Detto ciò si srotola una terza serata “sanremese” abbondante come una cornucopia nonostante la latitanza del mattatore/guastatore Fiorello; infarcita come ormai vuole tradizione di ospiti planetari: Cr7 in platea e Benigni a far Benigni solo che, archiviata la Divina Commedia, affronta con travolgente furore l’esegesi del ”Cantico dei cantici (“Parla di sesso ma l’hanno censurato”). C’è posto anche per Mika e le donne, tante e sempre abbastanza marginali, per Ferro e per la rassicurante ovazione al maestro Vessicchio, tra i vincitori assoluti del gradimento popolare.
Gli orari di chiusura sono sempre antelucani e molti del cantanti in gara, gente navigata neh, hanno tradito le aspettative; non tutti per fortuna.
Gianluca Verga






