Cultura e spettacoli

Filmare la vita

Un Truman Show reale raccontato da Eva Vitija

  • 24 gennaio 2016, 17:50
  • 5 settembre 2023, 19:31
Joschy Scheidegger in un'immagine di "Das Leben drehen"

Joschy Scheidegger in un'immagine di "Das Leben drehen"

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I due concorsi delle Giornate cinematografiche di Soletta hanno riempito parecchi degli slot del weekend, con affluenza di pubblico a colpo d'occhio molto soddisfacente per gli organizzatori.

Tra i nove titoli in corsa per il Prix de Soleure uno in particolare sembra aver fatto centro ed è l'impressionante lavoro di ricostruzione (emotiva e filmica) Das Leben drehen, lavoro di diploma della quarantatreenne Eva Vitija.

A contatto con il cinema la Vitija può ben dire di esserci stata da sempre, perché suo papà Joseph "Joschy" Scheidegger - attore, regista, ma soprattutto documentatore compulsivo della vita di famiglia - l'ha tenuta davanti all'occhio della macchina da presa fin dalla nascita. Non solo lei, per la verità: la mania ossessiva dell'uomo di filmare tutto in ogni momento coinvolgeva (loro malgrado) anche la moglie e l'altro figlio, il fratello maggiore della regista.

La madre della regista in una scena di "Das Leben Drehen"

La madre della regista in una scena del film

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Intervista alla madre della regista in "Das Leben drehen"

Sempre la madre, intervistata nel corso del film

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Alla morte di Scheidegger, tutto il materiale archiviato è finito nelle mani della regista, a mo' di lascito testamentario. Ed è iniziato un lunghissimo lavoro non solo di ricostruzione e selezione, che da solo sarebbe stato banale e simile a tante cose già viste, bensì di metabolizzazione e superamento dell'esperienza di vita, totalizzante e a tratti drammatica, che aveva ridotto i famigliari a personaggi per il
Truman Show privato di un uomo.

07:41

Con Michael Beltrami parliamo di Das Leben Drehen (Rete Due 24.1.2016)

RSI Info 24.01.2016, 18:02

Nel film non c'è malanimo, anzi in sala si vive progressivamente insieme a Eva una sorta di catarsi. Però la sapiente ricostruzione in 77 minuti (avrebbero potuto essere molti di più e aver saputo sfrondare per ridurre all'essenziale è un grande merito) getta fuori dallo schermo un'inquietudine disturbante, la sensazione di un'esistenza irrisolta, di un ricorso continuo a surrogati emotivi da parte di un uomo manipolatore eppure affettuoso.

La regista Eva Vitija bambina davanti all'obiettivo del padre

La regista Eva Vitija bambina davanti all'obiettivo del padre

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Un'altra immagine dal film "Dal Leben drehen"

Un'altra immagine tratta dal film

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La documentaristica incentrata sulla rimasticazione della sovrabbondante memoria audiovisiva privata delle persone comuni è diventata una sorta di genere cinematografico a sé stante, però non sempre riesce a farsi universale. La Vitija ha il merito di non negare nemmeno per un momento che si tratti di fatti suoi e ha contemporaneamente la forza narrativo/registica di rendere quei fatti suoi anche fatti nostri. Super!

MZ

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