Cultura e spettacoli

Palma d'oro giapponese?

Grandi applausi per la delicata storia di cecità della Kawase

  • 24 maggio 2017, 01:03
  • 14 settembre 2023, 10:04
Hikari di Naomi Kawase

I due protagonisti di "Hikari"

Un inno alla vita, all’amore, al cinema. Hikari di Naomi Kawase racchiude tutta la passione della regista giapponese per i temi a lei cari: la vecchiaia che incontra la giovinezza, la natura come cornice significante, ma soprattutto la potenza dell’esperienza cinematografica che supera persino la barriera della cecità.

La protagonista è una giovane che scrive i commenti ai film per i non vedenti. Alle riunioni di prova per la versione definitiva dell’ultimo film a cui sta lavorando incontra un fotografo che sta perdendo la vista e fra i due nasce un legame che si fonda anche su una simile sensibilità per l’immagine.

Se la donna ha (forse troppi) fantasmi che la imprigionano in un passato doloroso (la prematura morte del padre) e in un presente preoccupante (l’implacabile invecchiamento e la perdita di lucidità della madre); l’uomo vive nel dolore della perdita del suo strumento di lavoro, gli occhi, che culmina nel simbolico lancio della sua macchina fotografica in mare.

Ma l’indubbia poesia del film sta nelle immagini dei tramonti sulla sabbia incapace di mantenere la propria forma, e negli sforzi della protagonista nel tradurre le sequenze di un film per chi non lo può vedere. Domande importanti: in che misura, e con che terminologia, sia giusto descrivere il paesaggio; quanto spazio debba avere il silenzio per la riflessione; l’importanza di non fare trasparire la propria chiave di lettura degli eventi per lasciare la massima libertà di interpretazione al pubblico.

Hikari (titolo tradotto in francese Vers la lumière) lascia nello spettatore una gioia malinconica per la riflessione su temi che appartengono alla vita vera, affrontandone tanto i problemi fisici (la cecità) e relazionali (l’incomunicabilità), quanto la forza e la profondità dell’arte e dell’amore.

La stampa specializzata ha riservato al film l'accoglienza migliore vista fino a qui, con addirittura un triplice applauso finale. Per la Palma è ancora presto, ma non è un brutto segnale.

Francesca Felletti

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