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Giovani e democrazia, tra attaccamento e disillusione

Uno studio rivela che, sebbene la maggior parte dei giovani europei continui a preferire la democrazia, non mancano le critiche e le aperture a modelli alternativi

  • Oggi, 14:35
  • 2 ore fa
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I risultati sarebbero un riflesso dell'insoddisfazione per la situazione attuale

  • Keystone
Di: Mathilde Salamin (RTS)/sf 

Per il 57% dei giovani europei la democrazia rimane la migliore opzione, secondo un sondaggio dell’Istituto YouGov per la Fondazione TUI a cui hanno partecipato oltre 6’000 persone tra i 16 e i 26 anni da Germania, Francia, Spagna, Italia, Grecia, Polonia e Regno Unito. Questo significa che il 43% è insoddisfatto di questo modello, con il 21% che afferma che un regime autoritario sarebbe preferibile “in certe circostanze”, come rileva RTS.

Perché il 40% dei giovani europei non sembra convinto dalla democrazia? (Tout un monde, RTS, 15.07.2025)

Il sondaggio, tuttavia, non specifica quali siano queste “circostanze”. Secondo Camille Bedock, politologa presso Sciences Po Bordeaux, questi dati vanno interpretati con cautela: i giovani si stanno effettivamente allontanando dalla democrazia, ma ciò non significa necessariamente che desiderino vivere sotto un regime autoritario. I risultati riflettono soprattutto un senso di insoddisfazione.

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I risultati del sondaggio per Paese

  • YouGov - TUI Stiftung

“Quello che si osserva molto spesso in questo tipo di sondaggi è che le persone tendono a sostenere qualsiasi alternativa alla situazione attuale, semplicemente perché sono insoddisfatte dello status quo”, spiega ai microfoni della RTS.

Secondo Bedock, i rischi di derive autoritarie riguarderebbero piuttosto i giovani che non hanno un’opinione su queste questioni (il 14% degli intervistati). “Queste persone, se dei leader politici mettessero in discussione le norme democratiche, non si mobiliterebbero necessariamente per difenderle”, afferma.

Un modello “che deve evolversi”

Questo distacco si osserva anche in Svizzera. Sondaggi condotti dal Parlamento dei giovani hanno ottenuto risposte simili. Per cercare di capire meglio, la RTS ha intervistato diversi giovani sul loro rapporto con la democrazia. Pur affermando tutti di non riuscire a immaginarsi vivere sotto un altro regime, esprimono alcune critiche nei confronti del sistema attuale.

“In quanto giovane cittadino che vive in Svizzera, sono cresciuto con questa cultura del dibattito, del compromesso e della partecipazione. E anche se la nostra democrazia ha i suoi difetti, offre uno spazio in cui ognuno può far sentire la propria voce e contribuire al bene comune”, spiega Noah, 19 anni.

“È importante riconoscere che la democrazia, pur essendo essenziale, ha i suoi limiti”, aggiunge, precisando che secondo lui si tratta di un modello “da preservare e far evolvere, non da sostituire”.

Secondo il Parlamento dei giovani, il numero di giovani interessati alla politica rimane stabile. Tuttavia, coloro che si candidano attivamente sono sempre meno. Per la democrazia svizzera, che si basa sul sistema di milizia, questa crisi di vocazioni rappresenta una sfida futura.

I limiti della democrazia

I giovani intervistati dalla RTS, di età compresa tra i 17 e i 26 anni, hanno condiviso quelli che secondo loro sono i limiti della democrazia. Molti di loro denunciano in particolare un sistema politico “corrotto” dalle lobby, dove l’interesse dei cittadini non viene preso in considerazione. “Non è normale che persone elette dal popolo possano ricevere denaro in cambio di interessi che non sono necessariamente quelli del popolo”, dichiara in particolare una giovane di 21 anni che desidera rimanere anonima.

Altri osservano disuguaglianze nell’accesso al sistema democratico, legate al livello di istruzione, alla qualità dell’informazione o all’origine. Ci sarebbe quindi uno “squilibrio nella reale rappresentanza dei cittadini”, stima Noah. “Per esempio, i giovani sono talvolta poco ascoltati o poco informati, anche se sono interessati dalle decisioni che vengono prese”, dice.

Inoltre, la democrazia si basa “sulla partecipazione attiva dei suoi cittadini”, aggiunge. “E quando questa partecipazione diminuisce, è lì che il sistema diventa fragile”. Questa constatazione è condivisa da Luca, che ritiene che “i problemi nelle democrazie stiano creando astensionismo”. “Quindi i risultati delle elezioni, dei referendum, ecc. sono spesso distorti a favore di persone che hanno un’opinione molto forte sulla questione, ma che non sono direttamente interessate”, afferma.

Quali soluzioni?

Per riconciliare i giovani con la democrazia, si possono considerare diverse strade. “Penso che sia necessario incoraggiare maggiormente il dialogo, l’inclusione e l’educazione civica per rafforzare la democrazia piuttosto che allontanarsene”, propone in particolare Noah.

Luca, da parte sua, immagina un sistema di voto “con una media ponderata che vale più o meno a seconda di quanto le persone sono coinvolte”. “Per esempio, per l’età pensionabile, coloro che sono già in pensione sono meno coinvolti, mentre le persone che sono verso la fine della loro carriera sono estremamente coinvolte”, spiega.

Secondo Camille Bedock, la sfida consiste soprattutto nel far rinascere un attaccamento a queste norme democratiche, perché anche se trascurano il loro diritto di voto, i giovani sono interessati alla politica. È necessario in particolare poter dimostrare loro che la loro partecipazione ha un impatto.

“C’è davvero una presa di coscienza da parte delle autorità e delle istituzioni nel mostrare che potete cambiare le cose quando partecipate”, conclude la politologa.

26:59

Il regime dei dati

Laser 15.07.2025, 09:00

  • iStock
  • Emanuela Burgazzoli
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