Reportage

Cosa c’è dietro i vantaggi offerti dalle multinazionali?

Congedi parentali di 26 settimane, asili nido aziendali, controlli sanitari gratuiti: le grandi imprese vanno ben oltre il salario per attrarre nuovi talenti e fidelizzare i dipendenti

  • Oggi, 06:47
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I privilegi offerti possono trasformarsi in una "prigione dorata"

  • RTS
Di: Jeanne Gerbault (RTS)/sf 

Lynn Miller, dipendente britannica del colosso farmaceutico Ferring in Svizzera, è oggi una madre soddisfatta. “Abbiamo nostra figlia, Amelia, che tra poco compirà due anni, una gioia assoluta, la luce della nostra vita”, spiega ai microfoni di RTS:.

Dopo sette anni di tentativi, è diventata madre grazie al programma familiare del suo datore di lavoro. Ferring offre un accompagnamento e un sostegno finanziario per le pratiche legate alla genitorialità. “Per me, questo programma fa la differenza. Si tratta davvero di incoraggiare la trasparenza, di rompere il silenzio. L’infertilità è una malattia silenziosa”, testimonia.

L’azienda va anche oltre. “Offriamo fino a 26 settimane di congedo parentale pagato al 100% per tutti i genitori”, spiega Christelle Beneteau, la responsabile delle risorse umane di Ferring. È ben al di là delle 14 settimane per le madri e due per i padri previste dalla legislazione svizzera. Ferring propone anche aiuti per il congelamento degli ovociti, l’adozione o congedi in caso di aborto spontaneo.

Multinazionali sociali? (Basik, RTS, 01.09.2025)

Aiuti per costruire una famiglia, asili nido negli uffici o finanziamenti legati alla salute: le aziende internazionali accompagnano i loro dipendenti sempre più da vicino nella vita quotidiana, e questo solleva interrogativi.

L’asilo aziendale di Philip Morris, a Losanna, accoglie 122 bambini. “È davvero fantastico poter arrivare in un unico posto al mattino e lasciare i propri figli senza dover girare per la città”, racconta Carla Younès, dipendente della multinazionale americana. Paga per questo servizio, ma avere un posto è già un grande lusso. Il colosso del tabacco offre anche una sala fitness con corsi collettivi gratuiti, caffè offerto e organizza regolarmente eventi.

Alla Nestlé, a Vevey, ci sono spazi pensati per lavorare insieme al proprio bambino o al proprio cane. I dipendenti beneficiano del 40% di telelavoro e di un fondo pensione interessante. Niente barrette di cioccolato, però: vengono offerti due frutti gratuiti al giorno. “Cerchiamo di proporre soluzioni legate alla salute e al benessere, perché è davvero qualcosa a cui teniamo molto”, afferma Eveline Franceschi-Kuhn, responsabile delle risorse umane.

Una strategia di attrazione e fidelizzazione

Per Eric Davoine, professore di risorse umane a Friburgo, questi vantaggi rappresentano una forma di “contratto psicologico”. “Si crea in definitiva un legame sociale un po’ più stretto e profondo con i futuri collaboratori”, spiega. “È una forma di retribuzione che ha molto più significato a livello individuale e personale rispetto al denaro”.

Le aziende non nascondono il loro obiettivo: “Questi servizi costituiscono un insieme che permette non solo di attrarre talenti all’interno dell’impresa, ma anche di far sì che i talenti già presenti si sentano bene e restino”, afferma Julian Pidoux, portavoce di Philip Morris.

Una “prigione dorata”?

Questi vantaggi sollevano però anche delle domande. Patrick Sumi, dipendente Nestlé per oltre 20 anni, mette in guardia: “Nel momento in cui si lascia l’azienda, ci si rende conto di tutto ciò che ci viene offerto ed è una sorta di prigione dorata”, afferma. “Ti ritrovi legato mani e piedi a un sistema ben rodato per fidelizzare i dipendenti”.

Secondo lui, queste prestazioni rappresentano “un modo per colmare ciò che l’azienda moderna, soprattutto quella di grandi dimensioni, non è più in grado di offrire oggi al dipendente”, in termini di senso e realizzazione personale.

Tra progresso sociale e interesse calcolato

Se questi vantaggi sociali contribuiscono indubbiamente a migliorare la quotidianità dei dipendenti e possono persino spingere alcune legislazioni a evolversi, restano prima di tutto uno strumento al servizio della performance e della ricerca del profitto da parte delle aziende.

Come riassume il professor Eric Davoine: “In gioco c’è la produttività, ma anche la lealtà, l’impegno, il coinvolgimento”. Un promemoria che il benessere sul lavoro non si riduce a una semplice accumulazione di benefici, per quanto allettanti possano essere.

02:45

Un controprogetto per "multinazionali responsabili"

SEIDISERA 03.09.2025, 18:00

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