Il 22 agosto l’ONU ha ufficialmente dichiarato lo stato di carestia nella Striscia di Gaza. Questo annuncio è stato rapidamente seguito da una grave accusa: responsabili israeliani hanno affermato che l’ONU avrebbe manipolato i propri criteri per arrivare a questa conclusione.
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Il Ministero degli affari esteri israeliano ha accusato l’IPC, l’organismo delle Nazioni unite incaricato della valutazione delle carestie, di aver manipolato gli standard per adattarsi alla narrativa di Hamas. Sosteneva che la soglia di malnutrizione sarebbe stata abbassata dal 30% al 15% specificamente per Gaza.
I metodi di misurazione dell’IPC
L’IPC (Integrated Food Security Phase Classification - Classificazione integrata della sicurezza alimentare) è uno strumento indipendente creato nel 2004 dall’ONU e da diverse ONG ed è riconosciuto come il riferimento mondiale per dichiarare una carestia, come sottolinea l’ONU nel suo comunicato del 22 agosto 2025.
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L’IPC utilizza due metodi per misurare la malnutrizione acuta nei bambini dai sei mesi a meno di cinque anni. Questi metodi sono stabiliti dalla pubblicazione del suo manuale tecnico nel 2019. Non si tratta quindi di una novità introdotta appositamente per Gaza, contrariamente ai rimproveri rivolti all’ONU.
Il primo è il rapporto peso/altezza (WHZ per “Weight-for-Height Z-score”), con una soglia del 30% di bambini malnutriti per la carestia. Il secondo è il perimetro brachiale (MUAC per “Mid-Upper Arm Circumference”), una misurazione più semplice della circonferenza del braccio, con una soglia del 15%. La confusione deriva dal fatto che Israele ha confrontato il 30% di un metodo con il 15% dell’altro, come se fossero intercambiabili. Eppure, questi due approcci coesistono e sono riconosciuti. Il metodo MUAC è già stato applicato durante altre carestie, come in Sudan nel 2024.
A Gaza, il MUAC è stato privilegiato perché la guerra rende l’utilizzo del metodo peso/altezza troppo rischioso e complesso. Secondo il rapporto dell’IPC del 30 agosto, “queste indagini richiedono una presenza prolungata delle équipe sul posto, il che è troppo rischioso nel contesto attuale”. Il MUAC è rapido, “largamente utilizzato nei contesti di emergenza” e “fortemente correlato ai risultati di mortalità”.
Carestia a Gaza (FastCheck, RTS, 05.09.2025)
Dati “gonfiati” o “nascosti”?
Israele ha accusato l’ONU di aver “gonfiato i dati” selezionando le informazioni, affermando che la media di malnutrizione era del 12,5% e non del 16%. L’IPC non ha “selezionato” i dati, ma ha osservato un forte peggioramento a luglio. Se la media del mese era del 12,5%, “calcolare una media mensile può mascherare cambiamenti rapidi, il che può portare a una sottostima della gravità della crisi”, precisa l’IPC nel suo rapporto. Osservando la seconda metà di luglio, il tasso è salito al 16,4%. Si tratta quindi di un deterioramento rapido e non di una manipolazione.
Quanto all’accusa di aver “nascosto dati contraddittori”, l’IPC assicura di aver “considerato tutti i dati disponibili”. L’argomento era che una delle due fonti di dati non mostrava carestia. L’IPC spiega che sulle due fonti, solo un indicatore su sei era divergente. L’organismo ha privilegiato la fonte che riteneva più “robusta” e “affidabile”, perché raccoglieva dati in modo continuo dalla fine del 2023, permettendo un’analisi delle tendenze a lungo termine, contrariamente all’altra fonte che aveva raccolte più puntuali e meno indicatori. Questo approccio è standard per garantire la pertinenza delle conclusioni ed evitare distorsioni.
Ignorato il criterio di mortalità?
Israele afferma che il criterio di mortalità (più di due decessi per 10’000 persone al giorno) è stato “totalmente ignorato”. L’IPC non ha dati precisi sulla mortalità, perché “il crollo dei sistemi di sorveglianza” a Gaza rende la raccolta “molto difficile” secondo un articolo dell’ONU pubblicato il 29 luglio. I sistemi sanitari sono devastati, i registri civili sono inoperanti e gli spostamenti massicci complicano qualsiasi tentativo di censimento esaustivo.
Tuttavia, l’IPC non l’ha ignorato. L’organismo si basa su una correlazione ben documentata tra malnutrizione acuta e mortalità: quando la malnutrizione aumenta fortemente, la mortalità segue inevitabilmente. In contesti di conflitto dove le indagini dirette sono impossibili, l’IPC utilizza un approccio per “convergenza di prove”, combinando i dati disponibili sulla malnutrizione, le malattie e l’accesso ai servizi per stimare la mortalità.
Il ministero della Sanità di Gaza, i cui dati sono verificati dall’OMS, ha del resto riportato una “progressione rapida” dei decessi legati alla malnutrizione: 89 persone sui primi sette mesi dell’anno e 138 decessi supplementari solo ad agosto, secondo l’agenzia Reuters. Questi dati, benché non derivanti da un’indagine epidemiologica completa, corroborano la conclusione dell’IPC secondo cui “le soglie di mortalità per la carestia sono già state superate a Gaza”.
L’affidabilità dell’IPC
L’IPC è uno strumento indipendente. L’analisi di Gaza è stata condotta da 50 esperti di 19 organizzazioni e convalidata da un Comitato di revisione della carestia indipendente. Questo comitato, composto da specialisti riconosciuti internazionalmente, assicura un livello supplementare di verifica e neutralità. L’IPC stima persino che i suoi dati potrebbero “sottostimare” la realtà, perché i bambini malnutriti non gravi non sono sempre seguiti.
L’ONU non ha quindi abbassato i suoi criteri. Ha applicato metodi stabiliti e riconosciuti, adattati a un contesto di guerra dove i dati sono difficili da ottenere. Dalla sua creazione, l’IPC ha dichiarato ufficialmente una carestia solo in rare occasioni come in Somalia o in certe regioni del Sud Sudan.

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Telegiornale 08.09.2025, 12:30