Approfondimento

Il nucleare per alimentare l’intelligenza artificiale

Per soddisfare un fabbisogno energetico sempre più grande, i giganti dell’informatica guardano all’energia atomica, in particolare ai piccoli reattori modulari

  • 18 ottobre, 05:44
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Microsoft ha firmato un accordo per riavviare un reattore della centrale di Three Mile Island

  • Keystone
Di: Sophie Iselin (RTS)/sf 

Il gruppo statunitense Constellation Energy ha annunciato il rilancio di un reattore nucleare a Three Mile Island per fornire elettricità ai centri dati di Microsoft. L’accordo con il gigante dell’informatica ha una durata di 20 anni e permetterà di riattivare l’unità 1, adiacente a quella che era stata teatro del più grave incidente nucleare della storia degli Stati Uniti, come ricorda RTS.

I giganti del digitale investono nell’atomo (RTS, La Matinale, 08.10.2024)

Se Microsoft si interessa all’atomo è perché i bisogni energetici dei giganti della tecnologia, anche detti GAFAM, sono sempre più grandi. La causa è in particolare lo sviluppo delle intelligenze artificiali generative, che consumano 30 volte più elettricità di un motore di ricerca classico. Un appetito dovuto ai dei modelli di linguaggio molto sofisticati che necessitano di enormi capacità di calcolo. Il bisogno è tale che entro il 2030, secondo alcune stime, l’IA potrebbe rappresentare dal 3 al 4% della domanda mondiale di elettricità.

Una fornitura quasi illimitata

“Se si guardano le proiezioni di consumo dei centri dati, si constata un bisogno di fonti di energia, e una di questa è il nucleare” spiega Babak Falsafi, professore di informatica al Politecnico di Losanna e presidente della SDEA, associazione che misura l’efficienza dei centri dati in Svizzera. Cita anche l’esempio del nuovo reattore messo in rete lo scorso anno in Finlandia, di cui la metà dell’energia prodotta è destinata ai centri dati.

Assicurarsi grandi quantità di energia per il funzionamento di questi super computer permetterebbe di superare il problema posto dal rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale, secondo il professore, o addirittura garantire una fornitura quasi illimitata.

Una fuga in avanti?

C’è chi però vede una fuga in avanti, come Yves Marignac, esperto dell’autorità francese per la sicurezza nucleare e membro di NégaWatt, associazione che lotta per la transizione energetica: “Il fatto di guardare al nucleare è sintomatico di un’incapacità di abbandonare l’abbondanza, o addirittura l’intossicazione, energetica”.

Ritiene che il motivo del ritorno dell’energia atomica è chiaro: lo sviluppo incontrollato dell’IA e il suo impiego, senza alcuna domanda sul suo uso corretto e moderazione. “Siamo in un contesto in cui i gigante tecnologici progettano un mondo sempre più focalizzato su soluzioni tecnologiche massicce, che portano a voler sviluppare tutte le energie possibili, fino al punto di rimettere in funzione un reattore già dismesso, con tutti gli svantaggi e i rischi che può comportare” sostiene l’esperto.

Interesse per i piccoli reattori modulari (SMR)

Lo sviluppo dei piccoli reattori modulari (SMR) è tra le piste esplorate da Microsoft e Amazon. Potenzialmente più economici e facili da costruire, vengono presentati come il futuro del nucleare da alcuni ricercatori.

“Grazie al costo di investimento più basso, anche il rischio per un produttore che volesse costruirne uno sarebbe inferiore” sottolinea Mathieu Hursin, ricercatore che lavora al reattore sperimentale del Politecnico di Losanna tramite il progetto Euratom. Inoltre “dato che sono dei piccoli impianti, l’idea è di farne delle centrali modulari che si potrebbero costruire praticamente nelle fabbriche, permettendo delle economie di scala”.

Queste centrali modulari potrebbero arrivare sul mercato entro il 2030, secondo i più ottimisti. Recentemente la statunitense Oracle ha ricevuto l’autorizzazione per la costruzione un centro dati alimentato da questi piccoli reattori. Microsoft si è pure associata a una società che sviluppa SMR. Segnali che indicano come questa soluzione sia ritenuta sempre più realistica, almeno agli occhi dei giganti tecnologici.

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