Inchiesta

Monero, la criptovaluta preferita dai criminali

La moneta virtuale, creata nel 2014, anonimizza tutte le informazioni e può essere usata per transazioni illegali senza essere rintracciati

  • Oggi, 05:54
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La valuta è stata usata per pagamenti su una piattaforma pedopornografica sul darknet smantellata di recente

  • Keystone
Di: Claude-Olivier Volluz (RTS)/sf 

Il suo obiettivo è sempre stato chiaramente enunciato: Monero vuole resistere alla censura, garantendo la privacy dei suoi utenti. Questa criptovaluta è stata creata nella primavera del 2014 da un gruppo di informatici nascosti dietro pseudonimi su un forum legato a Bitcoin.

La cellula inchieste della RTS è riuscita a rintracciare i loro scambi. Gli interessati discutevano della possibilità di concepire un’alternativa alle criptovalute trasparenti e si interrogavano sui mezzi necessari in termini di potenza di calcolo per sviluppare il loro progetto. Il lancio viene annunciato sullo stesso forum il 18 aprile 2014, senza che si sappia, ad oggi, chi si nascondesse realmente dietro questi pseudonimi.

Con le sue funzionalità che rendono anonima ogni transazione mescolandola con altre, Monero si guadagna rapidamente una reputazione tra gli intermediari finanziari e gli esperti. Ma non solo. Con il passare degli anni e nonostante la concorrenza di alcune altre offerte simili, Monero diventa la criptovaluta preferita dai criminali attivi su internet e darknet.

Monero, una criptovaluta non tracciabile (19h30, RTS, 25.05.2025)

In Svizzera, Monero è recentemente apparsa nell’ambito dell’indagine condotta in relazione ai pacchi bomba depositati a Ginevra. L’uomo sospettato di aver seminato il terrore con questi esplosivi per ricattare l’orologiaio Patek Philippe voleva essere pagato con questa criptovaluta.

L’inchiesta ha potuto determinare che Monero viene utilizzato anche per la raccolta fondi dello Stato Islamico, che lo propone come mezzo di pagamento in alcune delle sue riviste e sul sito della sua cellula africana.

Nelle profondità del darknet, il blog del suprematista americano Andrew Anglin si autofinanzia allo stesso modo. L’ID di transazione Monero figura in bella vista accanto a un conto alla rovescia che dovrebbe rivelare la data a partire dalla quale “i Neri supereranno in numero i Bianchi” negli Stati Uniti.

Monero è anche la criptovaluta scelta da un hacker che sta dando filo da torcere all’FBI negli Stati Uniti. Afferma di essere riuscito a hackerare i dati del gigante informatico americano Oracle. RTS è riuscita a entrare in contatto con lui: da aprile, offre questi dati in vendita in cambio di un pagamento con questa criptovaluta. “Monero è anonima, i federali non sono in grado di tracciare gli scambi”, spiega durante un breve scambio.

Anonima e non tracciabile

Il problema è elencato tra le minacce identificate dall’Ufficio federale di polizia (fedpol). “L’identificazione e il monitoraggio delle transazioni sospette rimangono difficili, in particolare con l’uso delle tecnologie di anonimizzazione”, scrive fedpol nel suo rapporto pubblicato nel 2024 sulla valutazione del rischio di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo attraverso le criptovalute.

Questo è il nocciolo del problema: fino ad oggi, sembra che nessuno sia stato in grado di violare Monero per risalire all’origine dei pagamenti e verificarne la conformità con la legge. Secondo la stampa specializzata americana, l’amministrazione fiscale degli Stati Uniti ha incaricato due società di trovare un modo per aggirare le protezioni della privacy della valuta. Contattata da RTS, una di queste, Chainalysis, fa sapere che non commenta queste informazioni.

Europol si è recentemente scontrata con questo ostacolo nell’ambito di un’operazione annunciata ad aprile che ha portato allo smantellamento di una delle più vaste piattaforme di pedopornografia ospitate sul darknet, con 1,8 milioni di utenti in tutto il mondo, inclusa la Svizzera dove sono state arrestate diverse persone.

È stato possibile stabilire che Monero è stata utilizzata per alcuni dei pagamenti effettuati sulla piattaforma, conferma Thomas Goger, il procuratore della procura generale di Bamberga, in Germania, che ha coordinato l’operazione.

Ma queste informazioni non sono state ottenute aggirando il sistema di anonimizzazione della criptovaluta. “In casi individuali, anche se ovviamente non possiamo rendere pubbliche le fasi specifiche dell’indagine, siamo riusciti ad attribuire i pagamenti Monero a sospetti specifici. Tuttavia, non si può parlare di un ‘hack’ di Monero”, sottolinea Goger.

Restrizioni sulle criptovalute

Oggetto di numerose restrizioni in tutto il mondo, in particolare per evitare il suo utilizzo a fini di riciclaggio di denaro, Monero non è formalmente vietata in Svizzera. Tuttavia, vengono imposte restrizioni agli intermediari finanziari che potrebbero utilizzarla, ma queste restrizioni sono talvolta sconosciute, anche agli specialisti.

La Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali precisa: “In Svizzera, i wallet anonimi o le transazioni anonime sono vietati agli intermediari finanziari in applicazione della legislazione vigente sul riciclaggio di denaro. Infatti, gli obblighi di diligenza impongono a questi attori di identificare la controparte contrattuale e di determinare l’avente diritto economico. Inoltre, la “Travel Rule”, che regola la trasmissione di informazioni in caso di transazione, esclude anche le transazioni anonime”.

“Le criptovalute cosiddette anonime non possono essere categorizzate come a rischio elevato ai sensi della legge svizzera antiriciclaggio, poiché l’acquirente non può identificare il venditore”, spiega Olivier Depierre, esperto legale specializzato in criptovalute.

“Gli intermediari finanziari, come le banche, devono quindi sapere che non possono trattare questo tipo di criptovalute per se stessi o per i loro clienti, anche per importi inferiori a mille franchi”, aggiunge.

Il 30 dicembre 2024, sono entrate in vigore anche restrizioni a livello internazionale, che erano state raccomandate dal 2019 dal Gruppo d’azione finanziaria internazionale (GAFI) attraverso la sua “Travel Rule”. Il Parlamento europeo ha appena adottato un regolamento che va nella stessa direzione. A partire da luglio 2027, nell’Unione Europea, gli istituti di credito, le istituzioni finanziarie e i fornitori di servizi di criptovalute non potranno più detenere conti di monete virtuali anonime.

“Per noi, l’obiettivo era evitare falle nel sistema. Vogliamo combattere il riciclaggio di denaro, sappiamo che le persone si infilano dove ci sono brecce”, spiega alla il deputato europeo Damien Carême, che ha portato questo testo a Bruxelles. Sentendo il vento cambiare, molte piattaforme di scambio di criptovalute come Binance o Kraken limitano gli scambi in Monero, mentre altre la vietano formalmente.

Monero contro la sorveglianza

Queste misure non hanno alcun impatto sulla comunità degli sviluppatori di Monero, che condividono tutti la stessa avversione per la sorveglianza su internet. Continuano a far evolvere il codice della criptovaluta attraverso la piattaforma di condivisione GitHub e si incontrano una volta all’anno per scambiare idee durante una conferenza chiamata MoneroKon.

Organizzato a Praga dal 2023, questo evento fa incrociare anarchici, attivisti per la libertà di espressione su internet e accademici. Tra loro, diversi svizzeri, tra cui l’ex presidente del Partito pirata svizzero, Alexis Roussel, che non vede alcun problema nel partecipare a questi eventi.

“Monero è una tecnologia di crittografia e come tutte le tecnologie di crittografia, a volte viene utilizzata in modo improprio. Ma ci rendiamo conto che il bilancio per la società, alla fine, è positivo. Perché una tecnologia di protezione protegge tutti” afferma.

Ricerche accademiche su Monero

Diverse scuole superiori e università svizzere hanno condotto ricerche su Monero. Al Politecnico di Losanna, un team ha cercato di sviluppare un sistema di anonimizzazione per chiavi di autenticazione private da integrare nella blockchain di Monero, ma la ricerca è stata abbandonata nel 2022. Il centro di ricerca sulla blockchain dell’Università di Zurigo ha mappato il sistema di scambio peer-to-peer di Monero, lavori che potrebbero evidenziare potenziali miglioramenti del protocollo e della sicurezza.

“L’obiettivo non è consentire l’anonimato per scopi illeciti, ma comprendere i sistemi alla base di queste tecnologie per sostenere un dialogo basato su prove e, in definitiva, lo sviluppo di politiche”, spiega il professor Claudio Tessone, che ha diretto queste ricerche.

All’Università di Berna, François-Xavier Wicht, un dottorando in crittografia, ha pure condotto ricerche su Monero e ha condiviso i risultati del suo lavoro durante il MoneroKon 2023. “Le cosiddette valute confidenziali hanno una cattiva reputazione perché sono legate a questi ambienti criminali. Ma non bisogna dimenticare che possono anche essere utilizzate da persone che sono sotto il giogo di uno Stato autoritario che controlla tutte le transazioni del sistema bancario”, sostiene.

Questa ricerca è condotta in collaborazione con l’Istituto di diritto civile dell’Università di Berna “per fornire supporto tecnico alle scienze giuridiche e sviluppare una migliore regolamentazione delle criptovalute. L’obiettivo di questa ricerca congiunta è proteggere la privacy prevenendo allo stesso tempo abusi come il riciclaggio di denaro”, precisa Nathalie Matter, responsabile della comunicazione dell’Università di Berna.

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Trump e i big delle criptovalute

Telegiornale 23.05.2025, 20:00

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