Gli ospiti internazionali non sono una novità per l’hotel Kursaal di Berna. Ma il gruppo che ha visitato la struttura in un pomeriggio di fine estate non era lì per pernottare: il suo interesse erano agli apprendisti.
Composto da circa venti persone provenienti da Haiti, Kirghizistan, Mozambico, Cambogia, Indonesia e Laos, il gruppo è giunto in Svizzera per saperne di più sul sistema di formazione professionale elvetico. Il viaggio è stato organizzato in occasione del Congresso internazionale sulla formazione professionale (VET Congress), tenuto a Losanna.
La visita è stata promossa da Helvetas, organizzazione svizzera per lo sviluppo. “Volevamo offrire alle persone partecipanti un’esperienza pratica del sistema svizzero”, spiega Sabrina Würmli, coresponsabile del progetto.
Fonte di ispirazione per riforme
Il programma della visita ha toccato le tappe fondamentali del percorso formativo, che devono compiere le persone che scelgono un apprendistato: dal centro d’informazione professionale alle scuole professionali, passando per le associazioni di categoria e le aziende.
Circa 60 persone da dieci Paesi hanno partecipato, tra cui rappresentanti di Helvetas e Swisscontact, delegati governativi e membri del settore privato. “La visita non è solo fonte d’ispirazione per riforme, ma favorisce anche lo scambio di approcci innovativi”, sottolinea Würmli.
Nei Paesi d’origine dei partecipanti, un sistema duale come quello svizzero, che combina scuola e lavoro in azienda, è spesso inesistente.
Cos’è uno stage d’orientamento?
La visita al Kursaal è iniziata nel ristorante, dove una giovane stava svolgendo uno stage d’orientamento. Per molti ospiti stranieri, si tratta di un concetto nuovo. “I vari reparti sono contenti di accogliere una persona in prova?”, chiede Khanongdeth Viphakone dal Laos, responsabile della formazione in una grande azienda.
“A volte è difficile trovare compiti adatti alle persone in stage che permettono loro di farsi un’idea del reparto”, spiega Christoph Tschäppat, delle risorse umane del Kursaal. “Ma alla fine entrambe le parti ne traggono vantaggio. Si capisce subito se c’è intesa e il giovane può valutare meglio se il lavoro fa al caso suo”.
Il Kursaal è un hotel a quattro stelle con ristoranti, bar e un ampio centro congressi. Quest’anno ospita 21 apprendisti in vari settori, dalla formazione commerciale alla cucina.
Tschäppät osserva che è diventato più difficile trovare giovani motivati. Gli ospiti internazionali, invece, si interrogano su come i ragazzi svizzeri vengano informati sulle opportunità di apprendistato.
Talenti e individualità
La visita al Centro d’informazione professionale ha impressionato il gruppo. “Hanno chiamato i giovani ‘talenti’”, racconta entusiasta Altynai Moldoeva, che lavora per il progetto Cheber in Kirghizistan, finanziato dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC). Il progetto mira a migliorare le prospettive lavorative di giovani e donne.
Moldoeva è colpita dal fatto che i giovani siano considerati come individui e accompagnati nel loro percorso. In Kirghizistan, ex repubblica sovietica, il sistema è ancora molto gerarchico e centrato sulle funzioni, non sulle persone.
Anche Tschäppät riflette sul cambiamento culturale: “Un tempo, soprattutto in cucina, gli orari erano lunghi e il tono quasi militare. Oggi, fortunatamente, non è più così”.
Donne in mestieri “maschili”
Le differenze tra la Svizzera e i Paesi d’origine sono evidenti, ma ci sono temi comuni. Fleurant Kerby è responsabile del progetto Profese ad Haiti, che si prefigge di migliorare le prospettive lavorative di giovani e donne attraverso esperienze pratiche e formazione teorica.
Come in Svizzera, anche ad Haiti esistono mestieri “maschili” e “femminili”, con i secondi spesso meno remunerati. “All’inizio non avevamo donne in questi settori, ora sono il 40%”, dice Kerby, citando esempi come le falegnamerie. Spesso bisogna convincere prima il padre, ma di solito non è un ostacolo.
Per ispirare altre ragazze, le apprendiste mostrano le loro competenze durante eventi pubblici. “Sono molto precise, ad esempio come posatrici di pavimenti o pittrici”, aggiunge Kerby. Alcune avviano poi una propria attività.
Una base solida per il futuro
Dopo una breve visita alla cucina, si tiene un’ultima sessione di domande con Christoph Tschäppät e Livia Reber, apprendista al secondo anno, che ha guidato parte del gruppo.
Un partecipante dal Nepal le chiede perché abbia scelto questa formazione. Reber risponde senza esitazioni: voleva imparare le lingue e le piace lavorare con la gente. “L’apprendistato è una buona base e lascia aperte molte possibilità”.
In Svizzera, nessuno metterebbe in dubbio questa affermazione. Il sistema duale è ben radicato e il diploma di apprendistato rappresenta spesso l’inizio di una carriera di successo.
Investire nei giovani conviene
In altri Paesi, la formazione professionale non ha ancora lo stesso valore. Jayaseelan Sumitra, che lavora a Jakarta per l’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico), è responsabile di un’iniziativa finanziata dalla DSC per promuovere la formazione tecnica in Paesi come Cambogia e Laos.
In Svizzera, è rimasta colpita dalle storie di successo di apprendisti. “La Svizzera dimostra che ci si può distinguere in modi diversi durante la formazione”. Ora, l’obiettivo è convincere governi e aziende che investire nei giovani conviene.
Christoph Tschäppät spiega che alla fine dell’apprendistato, molti di questi giovani figurano tra i migliori collaboratori: “Conoscono diversi settori dell’azienda e sono motivati”. La ditta beneficia anche della loro prospettiva e delle loro idee fresche. “La giovane generazione è la clientela di domani”.
Khanongdeth Viphakone riprende quanto dice Tschäppät con il suo cellulare. Finora non era sicuro dei benefici per le aziende di investire così tanto negli apprendisti. “Ma questo concetto mi ha convinto”, afferma.

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RSI Vita da... 01.10.2025, 07:30