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Perché i farmaci sono così costosi negli Stati Uniti?

Donald Trump ha intimato alle aziende farmaceutiche di abbassare i prezzi, pena rappresaglie - Ecco i motivi dell’elevato costo dei medicinali negli USA

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Il presidente statunitense ha firmato in maggio un decreto per tagliare il prezzo dei farmaci negli USA

  • Keystone
Di: Tristan Hertig (RTS)/sf 

“Se vi rifiutate di agire, utilizzeremo tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere le famiglie americane dalle pratiche abusive nei prezzi dei farmaci”. Queste sono le parole del presidente statunitense contenute nelle lettere quasi identiche inviate il 31 luglio a diversi dirigenti di giganti farmaceutici, tra cui Merck, Novartis, Roche, Pfizer, Sanofi, Novo Nordisk e AstraZeneca. Donald Trump specifica nella sua lettera che dà loro tempo fino al 29 settembre per presentare “impegni vincolanti” in tal senso.

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Una delle lettere inviate il 31 luglio scorso a diversi dirigenti di grandi case farmaceutiche

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Martedì, il presidente ha anche annunciato che sta considerando l’imposizione di una sovrattassa del 250% sui prodotti farmaceutici importati negli Stati Uniti, nella speranza di vedere portare la produzione fabbriche sul suolo statunitense.

Già a maggio, Trump, attraverso un decreto, denunciava i produttori di farmaci che “cedono alle richieste di prezzi bassi di altri Paesi” e allo stesso tempo “si oppongono al fatto che i pagatori pubblici e privati (le assicurazioni, NdR) negli Stati Uniti possano negoziare i migliori prezzi per i pazienti”. E annunciava che “gli americani non saranno più costretti a pagare quasi tre volte di più per gli stessi medicinali”.

Farmaci su prescrizione molto più cari che in Svizzera

Un’analisi dà ragione a Donald Trump: i prezzi praticati negli Stati Uniti per i farmaci su prescrizione sono in media 2,78 volte più alti, secondo uno studio della società di consulenza e ricerca Rand Corporation, pubblicato nel febbraio 2024 e basato su dati del 2022 relativi a un campione di farmaci su prescrizione in 33 paesi dell’OCSE.

Esistono variazioni significative a seconda del Paese di confronto. I prezzi lordi dei produttori per i farmaci su prescrizione sono 3,26 volte più alti negli Stati Uniti rispetto alla Francia, mentre sono, ad esempio, solo 1,72 volte più alti rispetto al Messico, ma oltre 10 volte più alti rispetto alla Turchia. Rispetto alla Svizzera, gli americani pagano 2,18 volte di più.

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Perché i farmaci sono così cari negli Stati Uniti

SEIDISERA 06.08.2025, 18:00

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Un Paese ideale per fissare un prezzo di riferimento

Come si spiega che gli Stati Uniti paghino così tanto i farmaci? La spiegazione principale sta nel fatto che, a differenza della maggior parte dei Paesi europei, non esiste una regolamentazione nazionale diretta dei prezzi. Ogni casa farmaceutica stabilisce liberamente il proprio prezzo, e le trattative con le compagnie assicurative avvengono individualmente, senza tetti imposti dallo Stato.

Altri Paesi, invece, fissano dei limiti a quanto sono disposti a pagare per un farmaco. La Francia, ad esempio, pone un tetto alla crescita delle vendite delle case farmaceutiche: se superano la soglia, il Governo ottiene uno sconto. Negli Stati Uniti, al contrario, le aziende farmaceutiche sfuggono a queste restrizioni legali, sia per i pazienti coperti da assicurazioni private, sia per i prezzi di lancio dei farmaci al momento della loro prima commercializzazione.

“I farmaci sono così cari negli Stati Uniti perché glielo permettiamo”, riassume Michelle Mello, professoressa di diritto e politica sanitaria a Stanford, in un articolo del New York Times. “Abbiamo progettato un sistema di costi dei farmaci che funziona come un motore, ma senza freni”, aggiunge.

Per queste ragioni, le aziende farmaceutiche lanciano spesso i loro nuovi farmaci prima negli Stati Uniti. Secondo un rapporto dell’Ufficio per la pianificazione e la valutazione delle politiche del Dipartimento della salute statunitense, questo mercato rappresenta quasi il 50% delle vendite mondiali di farmaci. Con prezzi al dettaglio tra i più alti al mondo e una procedura di autorizzazione generalmente più rapida rispetto all’Europa, gli Stati Uniti costituiscono quindi il mercato di riferimento per le aziende farmaceutiche.

Inoltre, il prezzo iniziale di un nuovo farmaco lanciato negli Stati Uniti viene poi utilizzato come leva strategica. Molti Paesi, compresi quelli europei, adottano infatti il sistema di tariffazione esterna, che consiste nel fissare il prezzo di un farmaco basandosi sui prezzi praticati in altri Paesi scelti come riferimento. Stabilendo un prezzo elevato negli Stati Uniti, i produttori influenzano così i tetti o i margini di prezzo in altri mercati, massimizzando al contempo i ricavi prima di entrare in Paesi con regolamentazioni più rigide.

Acquirenti frammentati e scarso potere negoziale

Oltre al fatto che non esiste un meccanismo di regolazione dei prezzi, gli Stati Uniti non dispongono, a differenza di molti altri Paesi, di un organismo unico di negoziazione, come l’Ufficio federale della sanità pubblica nel caso svizzero.

Le trattative si svolgono tra il produttore e migliaia di regimi assicurativi, il che riduce le possibilità di ottenere prezzi più vantaggiosi. Nel 2022, una legge ha autorizzato Medicare (il programma federale di assicurazione sanitaria degli Stati Uniti destinato principalmente alle persone di 65 anni e più) a negoziare con le aziende farmaceutiche su alcuni tipi di farmaci, ma solo anni dopo la loro introduzione sul mercato. Tuttavia, gli analisti concordano sul fatto che sarebbe necessario un potere negoziale molto più ampio per riuscire a ridurre i prezzi in modo efficace.

A questo si aggiunge il fatto che gli assicuratori privati americani si affidano generalmente a intermediari, chiamati gestori delle prestazioni farmaceutiche (PBM), per negoziare i costi. Questi intermediari dispongono di un potere significativo nella determinazione dei prezzi, ma il problema è che operano spesso con una trasparenza limitata e possono essere incentivati ad applicare commissioni su farmaci più costosi.

In un comunicato stampa pubblicato alla fine di luglio, l’American Medical Association (AMA), la principale organizzazione professionale e sindacale dei medici negli Stati Uniti, accusa questi intermediari di approfittare di un mercato altamente concentrato e di una forte integrazione con le compagnie assicurative per gonfiare i prezzi dei farmaci, limitare l’accesso ai trattamenti e ostacolare la concorrenza.

“Man mano che i PBM agiscono sempre più nel proprio interesse, senza trasparenza né responsabilità, i prezzi dei farmaci aumentano e i pazienti si espongono a rischi per la salute a causa di trattamenti dal costo proibitivo”, riassume Bobby Mukkamala, presidente dell’AMA, citato nel documento.

Anche gli ospedali e i medici stessi sono spesso incentivati a prescrivere i farmaci più costosi. Nell’ambito di Medicare, alcuni trattamenti vengono ad esempio pagati in anticipo, prima del rimborso, con una percentuale aggiuntiva sul prezzo destinata a coprire le spese generali. In questo modo, diventa più conveniente prescrivere un farmaco da 1000 dollari piuttosto che uno da 100.

Infine, in un articolo del New York Times si evidenzia come i produttori siano riusciti negli Stati Uniti più che altrove a prolungare il periodo di monopolio di un farmaco, grazie a “tattiche di accumulo di brevetti” che ritardano l’arrivo dei farmaci generici.

Un problema fondamentalmente americano

Dietro i prezzi molto elevati dei farmaci negli Stati Uniti si cela dunque un problema profondamente americano: un sistema privo di un vero negoziatore centrale, leggi e regolamenti su misura per l’industria, e un lobbismo massiccio che protegge i margini delle aziende farmaceutiche.

Tra i dieci maggiori gruppi farmaceutici mondiali, cinque sono americani, il che dimostra chiaramente che questa situazione avvantaggia soprattutto gli attori nazionali. Questi giganti difendono con forza lo status quo, che garantisce loro condizioni ideali sul mercato interno.

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