Secondo il nuovo studio dell’Ufficio federale di statistica (UFS), se la qualità del lavoro è evoluta negli ultimi dieci anni in Svizzera, non tutte le fasce della popolazione ne hanno beneficiato. Le donne e i giovani sembrano essere particolarmente dimenticati dai cambiamenti sociali.
Un quarto dei giovani non trova più utile il suo lavoro
Prima constatazione: una parte crescente della popolazione sembra affrontare una leggera perdita di senso professionale. Mentre nel 2012 quasi l’86% delle persone attive provava la soddisfazione di svolgere un lavoro utile, oggi solo l’83% afferma la stessa cosa. Una constatazione particolarmente amara per i giovani sotto i 24 anni, poiché quasi un quarto di loro non trova più il proprio lavoro utile.
Parallelamente, una maggiore pressione di esigenze professionali sembra pesare sulle donne e sui giovani rispetto a dieci anni fa, a immagine dello stress, che nel 2012 interessava il 16,2% delle donne attive e nel 2022 è arrivato al 23,9%.
Più flessibilità, ma non per tutti
Posticipare l’arrivo in ufficio di una o più ore e recuperare più tardi non è più un problema: gli orari e le condizioni di lavoro non sono mai stati così flessibili in Svizzera. Attualmente, il 47,7% dei dipendenti ha la possibilità di organizzare il proprio orario di lavoro, rispetto al 42,4% nel 2013. Allo stesso modo, il telelavoro si è ampiamente diffuso nell’arco di dieci anni, anche se tende a diminuire leggermente dal 2021. Nel 2017, solo un dipendente su quattro dichiarava di poter lavorare da casa almeno occasionalmente, oggi è uno su tre.
Tuttavia, non tutte le categorie di popolazione beneficiano allo stesso modo di questa evoluzione: mentre un dipendente su due gode di orari di lavoro flessibili, solo quattro donne attive su dieci possono affermare lo stesso. Più in generale, sono le donne, i giovani e gli stranieri a risultare i più svantaggiati in termini di flessibilità. Sono anche più soggetti a subire orari di lavoro atipici o su chiamata.
Le donne accumulano contratti
Anche se la cifra rimane bassa, mai così tante donne in Svizzera hanno avuto un impiego a tempo pieno con un lavoro secondario a tempo parziale negli ultimi dieci anni: nel 2023, era l’1,6% ad avere un doppio impiego, contro l’1,1% nel 2013. Allo stesso modo, le donne rappresentano la categoria più “multiattiva”, poiché una lavoratrice su dieci ha più contratti, mentre per gli uomini questo vale solo per uno su venti.
Le donne lavorano complessivamente più rispetto a 10 anni fa: il tasso di occupazione delle donne attive è aumentato tra il 2013 e il 2023, indipendentemente dalla loro situazione familiare. Sono anche più soggette al lavoro a tempo parziale e ai contratti a tempo determinato rispetto agli uomini, pur essendo, parallelamente, più sovraqualificate.
Situazioni spesso subite, poiché sette donne su dieci che lavorano a tempo parziale vorrebbero aumentare il loro tasso di lavoro.
Più serenità sul lavoro, autonomia e salario
Non tutto è però così negativo sul fronte della qualità del lavoro in Svizzera. Tra le buone notizie, i dipendenti godono di una maggiore autonomia sul lavoro rispetto a dieci anni fa e, nel complesso, hanno meno paura di perdere il proprio impiego.
Un’altra buona notizia è la crescita degli stipendi mensili lordi nello stesso periodo. Inoltre, i dipendenti hanno notevolmente più ferie rispetto al passato e il mobbing e le molestie morali sono diminuiti.

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SEIDISERA 29.01.2025, 18:00
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