Se vi piacciono le metafore ieri, domenica, avreste dovuto essere al Santo Sepolcro mentre Papa Francesco si inerpicava sulla stretta scalinata che porta al Calvario. Sono pochi gradini ma molto ripidi, è complicato salire - qualcuno ci arriva col fiatone -, scendere è pericoloso; il Papa ha preso il braccio di chi lo accompagnava e si è appoggiato. La salita, ardua, è la metafora degli anni recenti passati da cattolici e ortodossi a rincorrersi, a cercarsi e lasciarsi, come se l'imperativo di Gesù, siate una cosa sola, li riguardasse ma solo fino a un certo punto.
Domenica la dichiarazione congiunta tra Bartolomeo - patriarca di Costantinopoli - e Francesco, a capo dei cattolici, ha messo nero su bianco che occorre arrivare al pieno riconoscimento del sacramento della comunione, quanto c'è di più sacro per le due confessioni divise fino a pochi decenni fa da scismi e scomuniche. Poi, però, tra le righe, si legge di commissioni al lavoro, e allora ripesco la metafora della scalinata, con i suoi gradini ripidi tutti ancora da salire.
La preghiera del Papa
Dalle scale ai muri, anzi al muro. E non lo scrivo con la lettera maiuscola per non mancare di rispetto all'altro Muro che divise il popolo tedesco. È il muro tra Israele e Territori occupati, ieri il Papa si è fermato a pregare in silenzio in uno dei gesti che ne stanno velocemente costruendo il mito. Mi sono chiesto se sarebbe piaciuto anche agli israeliani, che pacatamente ricordano come quel muro sia servito a bloccare gli attentatori suicidi palestinesi che si facevano saltare in aria sui bus carichi di folla a Gerusalemme. Il retroscena è stato svelato da un ex ambasciatore israeliano in Vaticano: la Santa Sede ha ricevuto forti pressioni dall'Autorità palestinese affinché il Papa allungasse il suo percorso e transitasse più a lungo del previsto accanto al Muro. La sensibilità del Pontefice, poi, ha fatto il resto, non gli si può attribuire una responsabilità per quel che è successo. Al contrario, Israele ha apprezzato il suo silenzio. È, in sostanza, la vittoria delle pubbliche relazioni palestinesi.
Tra poco, c'è un altro Muro, quello del Pianto, nel cuore di Gerusalemme. Lunedì il Papa parlerà al popolo ebraico, i "fratelli maggiori", come domenica ha fatto con i palestinesi. Esercizi di equilibrismo tra sensibilità opposte, ma anche di grande sincerità di cuore.
Da Gerusalemme, Bruno Boccaletti