Vi è mai capitato di bere un caffè un po’ più leggero del solito, o di essere ancora affamati dopo un bel panino al prosciutto, oppure di notare che i calzini si rompono più facilmente? Quest’anno i prezzi sono cresciuti e anche tanto, ma esiste un fenomeno, che agisce un po’ più nell’ombra, che rischia di rendere l’attuale fase inflazionistica ancora più amara per i consumatori. Questa è la cosiddetta “Skimpflation” (tradotta in italiano come Skimpflazione ndr), nuovo termine nato dall’unione dell’inglese gergale “to skimp” (“cercare di spendere il meno possibile” ndr.) con il termine inflazione, a cui è strettamente legato.
Cos’è:
Una fetta di salame in meno nel panino, voli cancellati, attese ai servizi clienti molto più lunghe, niente più servizio al tavolo. Con gli stessi soldi, o anche per di più, si ottiene di meno: ecco la skimpflazione, quando le aziende per contenere i costi in aumento, decidono di abbassare la qualità dei loro beni o servizi.
L’aumento dei prezzi è una causa:
Le materie prime e l’energia costano sempre di più, così come il personale, con i lavoratori che chiedono un incremento dei salari in linea con l’inflazione. Però tutto questo ha una conseguenza: i costi, per le aziende, schizzano alle stelle. In questo caso, la risposta naturale delle stesse è quella di aumentare anche il prezzo del bene o servizio che producono e vendono. Tuttavia, in un mercato competitivo come quello attuale, le aziende sono restie ad alzare i prezzi con il rischio di perdere clienti. Ciò che rimane da fare è una sola cosa: diminuire la qualità del bene, delle materie che lo compongono, o del servizio che si vende.
La carenza di manodopera è l’altra:
La pandemia ha cambiato molte cose e ha segnato una generazione intera, ma ha creato un altro fenomeno: la cosiddetta “Great resignation” (le grandi dimissioni ndr.). Molti lavoratori hanno lasciato il loro posto di lavoro per ricollocarsi, i salari sono aumentati e le aziende stanno facendo molta fatica a trovare nuovo personale. Anche in questo caso, per evitare di aumentare il prezzo per i clienti e quindi di perderli, le aziende decidono di diminuire i propri costi. Hanno quindi l’incentivo a cercare di fare lo stesso lavoro con meno personale. Questo inevitabilmente diminuisce la qualità del servizio.
Il dilemma:
La situazione è problematica, sia per le aziende che per i consumatori: alzare i prezzi tenendo alta la qualità, oppure mantenere invariati i prezzi abbassandola?
Discutiamone insieme sui nostri canali social:
Notiziario 11.00 del 4.07.2022 - Balzo dell'inflazione anche a giugno
RSI Info 04.07.2022, 13:32
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