I servizi di sicurezza ucraini (SBU) hanno rivendicato una nuova operazione dopo quella con droni dei giorni scorsi contro cinque aeroporti militari russi (il cui bilancio di 41 aerei colpiti è stato ora ridimensionato). Martedì hanno affermato di aver colpito con esplosivi nascosti sott’acqua un pilastro del ponte di Kerch, o di Crimea, che collega la terraferma russa con la penisola annessa nel 2014. Si tratterebbe del terzo attacco a segno contro la struttura di 19 chilometri (è il ponte più lungo d’Europa) dopo quelle dell’ottobre 2022 (con un camion bomba) e del luglio 2023 (con droni marini).
In entrambi i casi vi furono danni. Questa volta le conseguenze non sono chiare: su X l’SBU ha diffuso un video in cui si vede uno scoppio, in un punto identificabile con un pilone nella parte più vicina alle coste della Crimea, ma non gli eventuali effetti. Su Telegram la società che gestisce la struttura ha comunicato una chiusura temporanea di tre ore questa mattina, senza precisarne le ragioni. In seguito il ponte è stato riaperto al traffico.
Secondo Kiev, l’operazione è durata diversi mesi. Inizialmente, gli agenti hanno minato i pilastri con e martedì, senza vittime civili, alle 04.44 ora locale (le 03.44 in Svizzera) è stato attivato il primo ordigno esplosivo da 1’100 kg di TNT.
Il ponte di Kerch, sia ferroviario che stradale, è il solo collegamento diretto fra la rete di trasporto russa e quella della Crimea. È stato costruito per scopi civili, ma viene utilizzato anche per l’approvvigionamento dell’esercito di Mosca nel sud dell’Ucraina. Si tratta però soprattutto di un’opera simbolo dell’annessione.

Kiev, l'attacco più grande
Telegiornale 02.06.2025, 20:00