La testimonianza

“Hanno fatto una lotteria per decidere chi sarebbe morto”

Maxim Herkin, uno degli ultimi 20 ostaggi israeliani liberati da Hamas, ha ripercorso i momenti peggiori di un “inferno” durato due anni

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Maxim Herkin, due anni nelle mani di Hamas

Telegiornale 23.11.2025, 12:30

Di: Mattia Sorbi, intervista originale - Redazione RSI Info, adattamento testuale

“È stata una festa bellissima fino alle 6 del mattino, quando è iniziato tutto quell’inferno”. Un inferno, quello del 7 ottobre 2023, dal quale Maxim Herkin, 35 anni, è uscito lo scorso 13 ottobre assieme agli ultimi ostaggi rilasciati da Hamas dopo due anni di prigionia nella Striscia di Gaza. La RSI ha raccolto la sua testimonianza, a partire dal giorno del suo rapimento al Nova Festival, il festival musicale, vicino al kibbutz di Re’im, dove le Brigate Ezzedin al-Qassam uccisero 370 persone e ne sequestrarono 44.

La caccia all’uomo

Il suo racconto inizia proprio dal momento dell’attacco e da cosa hanno visto i suoi occhi: “I razzi! Una gran pioggia di razzi, come se piovesse. Centinaia di migliaia di razzi contemporaneamente nel cielo. In quel momento abbiamo capito che la festa era finita. Dovevamo scappare. È stato un incubo. Abbiamo deciso di andare verso un fossato che era vicino a noi. Non ero solo, c’erano sette-otto persone e, credetemi, è stato un incubo. Perché vedi come la gente urla, piange, chiede di non essere uccisa, alza le mani e implora: ‘Non uccidetemi, non sparatemi, non sparatemi!’. Vedevo gli uomini di Hamas che si divertivano. Le persone cercavano di scappare, si nascondevano nel fossato e loro sorridevano. Si prendevano una pausa e ne uccidevano un altro e un altro ancora. In quel momento ero pronto a morire. Non mi rendevo conto se fossi scioccato oppure no”.

La prigionia

“Successivamente - prosegue Maxim Herkin - mi hanno portato in una casa privata. Quando siamo arrivati a Gaza ho sentito i fischi, gli applausi, ‘Allahu Akbar, Allahu Akbar’ e altre cose del genere. Ma quando siamo arrivati alla casa più niente, ci hanno portato fuori, ci hanno buttato dentro la stanza, sul pavimento. Mi hanno rotto l’orecchio... tutto il sangue, quasi per tre giorni. Poi quando una delle bombe è arrivata verso il nostro appartamento, hanno deciso di trasferirci nel tunnel”.

I momenti peggiori

Il momento peggiore di tutta la prigionia è stato quando gli ostaggi sono stati separati: “Un giorno hanno deciso di dividerci in due gruppi da tre e decidere chi sarebbe morto e chi sarebbe rimasto in vita, ma con un proiettile nel ginocchio. Così hanno fatto una specie di lotteria, hanno preso dei pezzi di carta e ci hanno scritto i nostri nomi. Avevano il fucile puntato, certamente, quindi sceglievano chi sarebbe morto, tu o il tuo amico. Un paio d’ore così, per loro era una specie di festa”.

“Un’altra volta - ricorda l’ex ostaggio - hanno usato il coltello. Un coltello a serramanico, grande, e mi hanno detto che se avessi mentito anche solo una volta, mi avrebbero tagliato un dito e un altro ancora e così via. Una volta mi hanno picchiato e mi hanno filmato, mi hanno fatto un paio di foto, mi hanno scritto sulla schiena, occhio per occhio, dente per dente e hanno mandato le foto a Ben-Gvir (il ministro israeliano, leader dell’estrema destra, ndr). Lui ha ricevuto le foto. Ha ricevuto il messaggio”.

Il 7 ottobre 2023: l’attacco di Hamas e i rapimenti di ostaggi

Il 7 ottobre 2023 il movimento palestinese Hamas ha lanciato un vasto attacco coordinato contro il territorio israeliano, denominato “Operazione Diluvio di Al-Aqsa”. Migliaia di razzi sono stati sparati dalla Striscia di Gaza verso le città del sud di Israele, mentre gruppi armati hanno sfondato la barriera di sicurezza al confine, irrompendo in oltre 20 comunità – tra cui kibbutz e villaggi – e assaltando il festival musicale Nova vicino a Re’im. L’incursione ha causato circa 1’200 morti tra civili e militari israeliani, in gran parte inermi, rendendolo il più sanguinoso attacco contro Israele dalla fondazione dello Stato.

In parallelo, Hamas e altri gruppi armati hanno rapito 251 persone – tra cui donne, bambini, anziani e soldati – trascinandole nella Striscia di Gaza. Secondo il bilancio israeliano aggiornato a metà novembre 2025, 168 ostaggi sono tornati vivi grazie a tregue negoziate, operazioni militari o rilasci unilaterali, inclusi i 20 liberati nell’ottobre 2025 nell’ambito dell’ultimo accordo di cessate il fuoco. Sono stati inoltre restituiti i corpi di oltre 80 ostaggi, e solo pochi restano ancora dispersi a Gaza; in totale, le autorità israeliane stimano che più di 70 sequestrati siano morti tra il 7 ottobre e la prigionia.

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Intervista al responsabile di Hamas in Libano

Telegiornale 14.11.2025, 20:00

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