Oltre 2’600 manifestazioni hanno portato in piazza migliaia di cittadini statunitesi, che hanno mostrato il loro dissenso verso la direzione presa dal Paese sotto la presidenza di Donald Trump. Sabato, gli oppositori si sono riversati nelle piazze per un “No Kings Day”, una giornata di protesta nazionale contro Trump e la sua amministrazione, accusata di minacciare l’equilibrio democratico e di spingere il Paese verso l’autoritarismo.
Da Times Square a Birmingham, passando per Boston, Chicago e centinaia di comunità minori, le manifestazioni hanno assunto toni festosi e creativi, con bande musicali, costumi gonfiabili e striscioni firmabili con il preambolo della Costituzione.
La mobilitazione, la terza da quando Trump è tornato alla Casa Bianca, si è svolta nel contesto di uno shutdown governativo che dura da 18 giorni. Mentre il presidente era a Mar-a-Lago per una raccolta fondi da un milione di dollari a piatto, le piazze si riempivano di voci critiche, tra cui quella di Bernie Sanders: “Siamo qui perché amiamo l’America. L’esperimento americano è in pericolo, ma ‘We the People’ (noi, il popolo) governeremo.”
I repubblicani hanno bollato le proteste come “raduni contro l’America”, accusando i democratici di fomentare il caos. I manifestanti hanno risposto con slogan come “Non c’è niente di più patriottico di protestare” e “Resistiamo al fascismo”.