Mondo

Asia centrale, Trump e il ritorno del “Grande gioco”

Alla Casa Bianca il summit C5+1: le ex repubbliche URSS (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan) al tavolo con gli USA - Democrazia e doppi standard nel “giardino di casa” della Russia

  • Oggi, 05:48
  • 2 ore fa
Donald Trump

Donald Trump

  • keystone
Di: Stefano Grazioli, giornalista esperto di Russia e paesi postsovietici 

Per la prima volta il 6 novembre la Casa Bianca ospita il summit del gruppo denominato C5+1, che oltre agli Stati Uniti comprende le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale: Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Il vertice annuale è stato istituito sotto la presidenza di Barack Obama nel 2015 per offrire una piattaforma diplomatica di dialogo tra gli USA e cinque Stan centroasiatici. Il fatto che Donald Trump abbia voluto fare da padrone di casa indica l’importanza crescente della regione, grande all’incirca come l’intera Europa, che per la Russia è ancora considerata una sorta di giardino di casa e che nello scorso decennio è entrata in rapporti sempre più stretti con la Cina.

Anche le relazioni tra gli USA e i cinque Stan sono progressivamente mutati e, soprattutto in seguito alla prima guerra nel Donbass nel 2014 e all’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022, l’intera area dell’Asia centrale ha assunto un ruolo sempre più strategico, in particolar modo sul versante meridionale, quello che arriva sino all’Iran e all’Afghanistan e si spinge oltre verso il Pakistan e l’India. Fin dal crollo dell’Unione Sovietica nel 1991 la macroregione è diventata il teatro di un nuovo Grande gioco, replicando con altri attori il duello ottocentesco tra impero zarista e britannico diventato famoso attraverso gli scritti di Rudyard Kipling.

Caccia alle risorse

Gli Stati Uniti sono per definizione attori esterni e ora in una posizione di svantaggio rispetto a Russia e Cina. Mosca gioca davvero in casa un po’ ovunque, sia attraverso la Csi (Comunità degli Stati indipendenti), cui partecipano tutte le ex repubbliche tranne il Turkmenistan, sia attraverso la Sco, l’Organizzazione di Shanghai, costituita con Pechino nel 1997, che è diventata nel corso degli anni una sorta di contraltare asiatico alle organizzazioni occidentali civili e militari come Unione Europea e Nato: sebbene la Sco abbia ancora un’identità ibrida e scarsamente operativa, il fatto che oltre agli Stan, tutti tranne sempre il Turkmenistan, ne facciano parte Paesi come Iran, Pakistan e India, la pone come primario attore antioccidentale nel Great Game in cui gli USA vogliono giocare un ruolo maggiormente incisivo.

A parte il Kirghizistan e il Tagikistan, poveri di risorse naturali, le ex repubbliche sovietiche offrono sottosuoli pieni di ricchezze, tra idrocarburi, gas e petrolio, e minerali critici e rari, tra cui rame, cobalto e nichel, essenziali per lo sviluppo di tecnologie energetiche pulite. Il Kazakistan inoltre è il principale produttore mondiale di uranio e uno dei primi dieci esportatori di zinco e, insieme a Uzbekistan e Turkmenistan, il più isolato degli Stati, ha comunque già avviato da tempo relazioni con gli USA e l’Unione Europea. Il disaccoppiamento energetico in fieri dal 2022 tra Russia ed Europa ha aperto nuove strade di collaborazione fra i Paesi dell’Asia centrale e l’Occidente, che se da un lato ha tranciato i rapporti con Mosca a causa del conflitto ucraino, dall’altro non rinuncia a cooperare con regimi autoritari e dittatoriali come quelli centroasiatici.

Democrazia e doppi standard

Secondo Freedom House, organizzazione che monitora lo stato della libertà e della democrazia nel mondo, il Turkmenistan è il paese meno libero del mondo (punteggio 1, nell’indice del 2025) dietro persino alla Corea del Nord (3); altrettanto “non liberi” sono definiti il Tagikistan (5), l’Uzbekistan (12), il Kazakistan (23) il Kirghizistan (26). Nell’ottica del Grande gioco tra le potenze la questione dei valori non sembra certo essere all’ordine del giorno, come del resto hanno mostrato i prodromi nel Caucaso nel primo decennio dopo la caduta dell’URSS, quando sono state strette le prime pragmatiche alleanze con l’Azerbaigian, ex repubblica sovietica ricca di gas e petrolio, anello di congiunzione tra l’Asia centrale, il Caspio e l’Europa. L’Azerbaigian (punteggio 7, secondo Freedom House, peggio quindi di Cina, 9, e Russia, 12), è sempre stata una pedina fondamentale per l’Occidente, a dispetto dei deficit democratici e dei conflitti condotti anche nel passato recente, come quello contro l’Armenia.

Per tutti gli Stan la cooperazione con l’Occidente, sia Stati Uniti che Ue, rappresenta in questo contesto la possibilità di cercare nuovi equilibri, anche economici, bilanciando le pressioni di Russia e Cina, e di uscire dall’isolamento cercando la diversificazione. D’altra parte, nel corso degli ultimi tre decenni, i doppi standard occidentali applicati in Asia centrale sono serviti a rimanere comunque in contatto con le repubbliche ex sovietiche e adesso il tentativo di Trump è proprio quello di rinvigorire le partnership con alcune Paesi, almeno quelle potenzialmente più redditizie, come ad esempio quella con il Kazakistan.

immagine
00:39

Trump dice no ai missili Tomahawk per l'Ucraina

Telegiornale 03.11.2025, 12:30

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare