Sono stati tra i fondatori di questa coalizione che ha per scopo dichiarato quello di opporsi ad un modello mondiale dominato dal G7, dagli USA e dalla Nato. Ma sul loro presidente, Vladimir Putin, pesa un mandato di arresto spiccato dal Tribunale penale internazionale per presunti crimini di guerra in Ucraina e così i russi, a questa edizione 2025 del vertice BRICS, non ci saranno. Al massimo potrebbe esserci un collegamento in videoconferenza.
Anche i cinesi sono tra i Paesi fondatori (BRICS vuol dire Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) ma il presidente Xi ha deciso di delegare la partecipazione al premier Li Qiang. La chiamano “distanza strategica”, in realtà sembra che Pechino non abbia affatto apprezzato posizioni come quella dell’India nelle trattative commerciali con gli USA di Donald Trump.
Già, Trump. Lui non c’è, ma è come se ci fosse, perchè il suo ritorno alla Casa Bianca ha scombinato le carte su tutto, non solo sul commercio internazionale. Dall’Ucraina ai conflitti in Medio Oriente, per i quali era in predicato fino all’ultimo una possibile partecipazione del presidente iraniano Massoud Pezeshkian. Anche Abdel Fattah al-Sisi, il presidente egiziano, alla fine ha rinunciato.
La presidenza di turno brasiliana avrà il suo bel da fare nel trovare un linguaggio che metta d’accordo tutti sulla dichiarazione finale, che dovrebbe parlare anche di intelligenza artificiale e di ambiente (il Brasile ospiterà la COP30, la conferenza ONU sui cambiamenti climatici, in novembre). Il momento è delicato e nessuno ha voglia di stuzzicare l’irascibile Trump. Per esempio cercando alternative al dollaro come valuta mondiale, un idea messa sul tavolo dal padrone di casa, il presidente Lula. Trump ha minacciato dazi del 100% a chi sfiderà il dominio del biglietto verde.
“Tariffe, sanzioni e restrizioni finanziarie sono usate come strumenti di sottomissione politica” afferma l’ex presidente brasiliana Dilma Rousseff, che oggi guida la banca dei BRICS.
Eppure il gruppo non è di poco peso: dal 2023 ai citati membri fondatori si sono aggiunti Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran e Indonesia. Il gruppo ormai rappresenta quasi la metà della popolazione mondiale e il 40% del PIL planetario. Ma se crescere di numero da una parte aiuta ad essere più rilevanti sulla scena mondiale, dall’altra rende più difficile mettersi d’accordo. La governance del mondo deve essere riformata, tutti lo pensano, ma anche intendersi tra BRICS non è affatto semplice.