Si è aperta giovedì con un accordo definito da molti “storico” la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Conferenza delle Parti-COP28) a Dubai. Il primo atto delle 198 Parti (197 nazioni più l’Unione Europea) partecipanti è stato di rendere operativo il fondo “Loss & damage” presso la Banca mondiale con aiuti ai Paesi più poveri e vulnerabili, in genere i più colpiti da eventi meteorologici sempre più estremi. Mentre dall’Organizzazione meteorologica mondiale arriva l’ennesimo appello ad agire prima che sia troppo tardi: “Il 2023 - confermano le previsioni - sarà l’anno più caldo di sempre”.
Il fondo per i Paesi più poveri era stato approvato come principio l’anno scorso nella COP27 a Sharm-El-Sheikh, in Egitto. I primi contributi dichiarati sono per circa 280 milioni di dollari. Pur riconoscendo l’importanza dell’accordo per la “giustizia climatica”, la presidente del Gruppo dei 46 Paesi meno sviluppati, Madeleine Diouf Sarr, ha osservato che “un fondo vuoto non può aiutare la nostra gente”. “Il lavoro è lontano dall’essere completato”, ha commentato l’alleanza dei piccoli stati insulari (AOSIS). E Rachel Cleetus, del gruppo americano Union of Concerned Scientists (UCS), ha sottolineato che “sono attese promesse in miliardi non in milioni”.
Un accordo “storico” per Climate Action Network (CAN), la più grande rete al mondo di ONG (oltre 1’900 in più di 130 Paesi) anche se “l’attenzione - è stato spiegato - deve ora concentrarsi sulla causa principale della crisi climatica, con un piano per eliminare gradualmente i combustibili fossili”.
Al fondo L&D sono arrivati i primi impegni (100 milioni di dollari dal Paese ospitante la COP28, gli Emirati Arabi Uniti, altri 100 dalla Germania, 17,5 milioni dagli USA, 10 milioni dal Giappone, 60 milioni di sterline dalla Gran Bretagna), gli altri dovrebbero essere dichiarati tra domani e sabato dai capi di Stato e di governo negli interventi di alto livello. Si vedrà cosa metteranno sul piatto Cina (il più grande inquinatore assieme agli Stati Uniti ma considerato in via di sviluppo), India e i “petrol-Stati” Arabia Saudita, Russia e Brasile.
Il giorno inaugurale della COP, dedicato a definire l’agenda dei lavori che dureranno fino al 12 dicembre, è stato aperto con un minuto di silenzio per le vittime del conflitto tra Hamas e Israele.