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Catturato e torturato dai russi, la testimonianza di Padre Vasyl

Il cappellano ucraino racconta la sua esperienza durante la prigionia all’inizio della guerra: “Se non ci fosse stata la mia fede, ora sarei un uomo distrutto”

  • Un'ora fa
L'isola di Zmiinyi (Isola dei Serpenti) nel Mar Nero, non lontano da Odessa
05:47

SEIDISERA del 26.12.2025: La testimonianza di Padre Vasyl

RSI Info 26.12.2025, 21:41

  • Keystone
Di: SEIDISERA-Bettina Müller/Tieffe 

All’inizio della guerra in Ucraina, nel febbraio 2022, padre Vasyl Virozub, cappellano di Odessa, è stato arrestato dai russi mentre cercava di raggiungere l’Isola dei Serpenti, nel Mar Nero. Da quel giorno, ha vissuto un’esperienza di paura e violenza, che ha raccontato ha SEIDISERA.

La sua missione era dare la benedizione ai corpi di alcuni soldati ucraini e riportarli a casa per il funerale. La piccola imbarcazione su cui viaggiava, insieme ad altri due sacerdoti e a un medico, venne intercettata. “Ci hanno portati in una caserma a Sebastopoli, in Crimea. I soldati russi ci dissero: ‘Guardate, gli ucraini non hanno gente per l’esercito. Hanno mandato cappellani in guerra. Quindi noi conquisteremo l’Ucraina molto presto’. E ridevano molto”, ricorda.

In Crimea, la prigionia durò undici giorni. “Non ci hanno torturato. Si trattava solo di pressione psicologica”, spiega. Ma poi la situazione cambiò radicalmente: padre Vasyl e i suoi compagni furono trasferiti in Russia. “I russi, per qualche motivo, hanno deciso che non avevo detto tutto e mi hanno portato in una specie di scantinato gelido. C’erano solo otto gradi di temperatura ed ero completamente nudo. Non c’erano né cibo, né acqua, né bagni. Niente”, racconta. “Stai in una cella e per terra finisce la tua urina, i tuoi escrementi e quelli di chi ci è stato prima di te. C’era un odore terribile”.

In quella cella, il sacerdote dice di aver avuto un’esperienza illuminante: “Ho sentito la vibrazione della preghiera. Sentivo mia madre pregare per me. Io sono un sacerdote da oltre 26 anni, ma questa è la prima volta che l’ho sentito. Sono sicuro che non è stata un’allucinazione”.

Gli interrogatori erano accompagnati da violenze fisiche. “Ci hanno picchiato con cavi e con scosse elettriche e io avevo lividi ovunque”, racconta. La liberazione arrivò solo dopo uno scambio di prigionieri, quando i segni delle percosse erano scomparsi.

Oggi, nella sua parrocchia della Santa Trinità a Odessa, padre Vasyl riflette su ciò che ha vissuto: “Se non ci fosse stata la mia fede, ora sarei un uomo distrutto. Ma è anche la mia rabbia verso la Russia, verso quello che ci fa subire, a darmi la forza di resistere”. Non si considera guarito: “Ho ancora problemi di salute, ma ho molta energia”.

Sulle trattative di pace il sacerdote è netto: “Ho perso l’illusione che si possa negoziare con i russi. È impossibile. Qualsiasi contratto firmato con i russi non vale nemmeno un foglio di carta. Non mantengono le promesse, non lo hanno mai fatto con noi”. Per lui, la guerra non è una questione astratta: “Stiamo lottando per la sopravvivenza, non per libertà mitiche o teoriche. Non vogliamo vivere in un regime totalitario”.

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