Come la guerra irrompe nella quotidianità

Il racconto dei nostri inviati in Ucraina, fra continui attacchi aerei e una nuova normalità per la popolazione

  • 5 settembre, 05:00
  • 5 settembre, 06:57
Indice

Il cielo terso sopra Maidan e quella nuvola di fumo

Nel cielo terso sopra Maidan, la piazza principale di Kiev, c’è una piccola nuvola di fumo bassa. Segue un’esplosione. Con ogni probabilità è un drone russo abbattuto. 

L’allarme aereo sulla capitale ucraina dura insolitamente da più di tre ore e nelle strade c’è un’aria sospesa. Le persone, sedute sulle panchine o dentro le stazioni della metropolitana, guardano gli smartphone. Molti controllano i canali Telegram in attesa di notizie. “Droni shahed in arrivo da est: cercate rifugio, avvertite i vostri cari”. 

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Sul marciapiede una ragazza fa jogging, mentre accanto, su una terrazza panoramica con vista sulla città, un mezzo militare punta la mitragliatrice verso il cielo.

Nessuno sa cosa potrà accadere. “Cerchiamo sempre di trovare una logica in questi attacchi. Ma di fatto non c’è”, ci dice il nostro interprete.

Le bombe e il primo giorno di scuola

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La mattina precedente, le sirene hanno suonato durante il primo giorno di scuola. In un istituto nella zona nord della città, abbiamo assistito ai bambini che ordinatamente entravano nel rifugio sotterraneo e aprivano i libri per fare i compiti in attesa della fine della minaccia. Un’insegnante ci ha spiegato che ormai - dopo tre anni e mezzo di guerra - i bambini sanno esattamente cosa fare. 

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Il primo giorno di scuola in Ucraina

Telegiornale 01.09.2025, 20:00

“Andiamo avanti nonostante le bombe”

Nella notte tra il 27 e il 28 agosto, la Russia ha sferrato uno degli attacchi più pesanti sulla città. Un missile ha colpito una palazzina di cinque piani a est del fiume Dnipro. Tra le 22 vittime c’erano anche una giovane mamma e la sua bambina di 2 anni e 8 mesi.

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All’alba della stessa notte, altri due missili sono caduti in centro città, danneggiando la sede del British Council e molti palazzi circostanti. L’onda d’urto ha fatto esplodere anche le vetrine di un salone di bellezza. Quando ci siamo passati davanti - 48 ore dopo l’attacco - parrucchiere e truccatrici erano già a lavoro, nonostante le finestre coperte da tavole di compensato e le macerie tutt’attorno ancora fresche. “Non hai dormito tutta la notte per via delle esplosioni, ma il giorno dopo la vita va avanti, e magari hai pianificato trucco e acconciature per andare a un evento. Ecco, è nostra responsabilità dare questo servizio”, ci ha spiegato la manager del salone. Tra i clienti, un ragazzo ci ha dice che se c’è una cosa che la guerra gli ha insegnato è non rimandare i piani al domani, ma a vivere nel presente: “Anche se vuoi semplicemente cambiare taglio o colore di capelli, non rimandare, fallo adesso”.

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In Ucraina la cura della bellezza accanto alla guerra

Telegiornale 31.08.2025, 20:00

Giovani “supereroi” pronti a dare una mano

Camminando nello stesso quartiere ci imbattiamo in un gruppo di giovanissimi che tagliano tavole di legno in un’officina improvvisata tra le macerie dei palazzi. “Sento un dovere nei confronti del mio paese e del mio popolo. Non posso nemmeno immaginare quanto sia duro perdere la propria casa, il proprio posto confortevole, allora se possiamo, facciamo le cose minime come pulire o coprire le finestre per rendergli le cose leggermente più semplici”, ci racconta Eva che ha 17 anni e ha appena iniziato l’Università.

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Una delle organizzazioni principali si chiama “Kyiv Bats” e i suoi volontari si distinguono per il logo di un pipistrello che ricorda quello di Batman. In caso di attacco sulla città, decine di giovanissimi “supereroi” sono pronti per intervenire e dare una mano.

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Ucraina: la solidarietà dei giovani

Telegiornale 30.08.2025, 20:00

Una nuova normalità

Da quando la Russia ha dato inizio all’invasione su larga scala, nel febbraio 2022, la quotidianità degli ucraini si è dovuta adattare a nuova normalità. Una dimensione in cui emergenza e ordinarietà si mescolano, e in cui dolore e slancio vitale coesistono. 

L’ultima sera a Kiev, mentre camminavamo con il nostro interprete tra le persone sedute nei dehors dei ristoranti, c’è stato un nuovo allarme. Il suono delle sirene si sovrapponeva a un brano dei Depeche Mode di un locale. Ma le parole della canzone erano ancora distinguibili (“Things get damaged, things get broken, I thought we’d manage, but words left unspoken left us so brittle…” “Le cose si danneggiano, le cose si rompono, pensavo che saremmo riusciti, ma le parole non dette ci hanno reso così fragili”). 

A cura di:Elena Boromeo (giornalista) e Mattia Capezzoli (videomaker), inviati RSI in Ucraina

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