L’ultima iniziativa per attrarre valuta estera arriva da Etecsa, la compagnia statale cubana delle telecomunicazioni. Si possono ottenere l’uso di 6 gigabyte di traffico mobile per 380 pesos, circa un dollaro, anche se il tasso di cambio varia molto a seconda di dove si cambia. Ma chi ha bisogno di più dati, deve pagare anche dieci volte tanto. È un prezzo insostenibile per la maggior parte dei cubani.
Gli studenti hanno protestato. Non con slogan o manifestazioni, ma con un’assenza di massa dalle lezioni, una forma di dissenso silenziosa ma forte. A Cuba, ogni forma di protesta è un atto rischioso. Nell’estate del 2021, durante la crisi sanitaria del Covid, migliaia di persone erano scese in strada contro la mancanza di cibo, di farmaci, di elettricità. La repressione fu immediata con centinaia di arresti, oltre 710 condanne al carcere.
Questa volta, però, la protesta ha ottenuto una risposta: Etecsa ha raddoppiato i gigabyte disponibili per il prezzo base. Ma l’agevolazione vale solo per gli studenti, lasciando fuori il resto della popolazione e creando una nuova disuguaglianza, quella digitale. Internet mobile è arrivato a Cuba solo alla fine del 2018. Oggi, circa il 60% dei cittadini lo usa. Prima delle nuove tariffe, il consumo medio era di 10 gigabyte al mese, ma ora è fuori portata per molti.
È solo uno dei sintomi di una crisi sistemica. Peggiore perfino del “Periodo Speciale” degli anni ’90, quando la caduta dell’Unione Sovietica tagliò gli aiuti essenziali all’economia cubana. Oggi il crollo è più complesso e più profondo.
Durante la pandemia, il turismo, principale fonte di valuta, si è fermato. Contemporaneamente, l’amministrazione Trump ha introdotto nuove sanzioni, aggravando l’embargo USA in vigore dal 1960, il più lungo mai imposto a un paese. A ciò si è aggiunta la drastica riduzione delle forniture di petrolio da parte del Venezuela, ex alleato chiave dopo l’URSS. Il risultato è stato il collasso energetico.
Il trasporto pubblico è stato ridotto drasticamente. La benzina è diventata merce rara, rendendo difficile non solo la vita quotidiana dei cubani, ma anche l’arrivo dei turisti. E la crisi energetica ha colpito le centrali elettriche, vecchie di decenni, senza pezzi di ricambio né manutenzione. I blackout non sono più occasionali, oggi sono quotidiani e spesso durano giorni interi. A marzo 2025 il governo ha sospeso scuole e attività lavorative per due giorni, perché il sistema elettrico produceva meno della metà dell’energia necessaria.
Anche l’alimentazione è a rischio. Cuba importa fino all’80% del cibo consumato e, senza riserve di valuta convertibile, fatica a garantire la distribuzione minima. Nel febbraio 2024, per la prima volta nella sua storia, il governo ha chiesto l’intervento del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite per distribuire un chilo di latte al mese a ogni bambino sotto i sette anni.
La crisi economica si è trasformata in crisi migratoria. Le cifre variano, perché si tratta di migrazione irregolare. ma secondo le stime del demografo cubano Juan Carlos Albizu-Campos, il paese ha perso il 18% della popolazione tra il 2022 e il 2023.
Il governo cubano non è riuscito a introdurre misure economiche significative, continuando a investire in un turismo che non arriva. Così tenta di aggiustare i conti con rincari come quello imposto sui pacchetti internet. Nel frattempo, però, cambiamenti radicali stanno avvenendo a Washington, il cui impatto non tarderà a farsi sentire.

Cuba è stata reinserita nella lista dei Paesi “sostenitori del terrorismo” all'inizio della presidenza Trump
Sembra ormai lontanissimo il 2016, quando Barack Obama visitò l’Avana. Solo un anno prima, Stati Uniti e Cuba avevano ristabilito le relazioni diplomatiche, dando speranza a una possibile fine dell’embargo. Oggi la situazione è completamente cambiata. La seconda amministrazione Trump si sta dimostrando ancora più rigida della precedente.
Proprio questa settimana, la Casa Bianca ha vietato l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di dodici paesi, e ha imposto restrizioni parziali ad altri sette, tra cui Cuba. All’inizio del suo secondo mandato, Trump ha inoltre reinserito Cuba nella lista dei paesi sponsor del terrorismo. A completare questo cambio di rotta, c’è la nomina di Marco Rubio a Segretario di Stato: conservatore, di origini cubane, e da sempre acceso oppositore del regime politico di Cuba.