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Dazi, la Cina: “Non vogliamo la guerra ma non ne abbiamo paura”

Pechino accusa Washington per la nuova escalation: le ultime misure sono reazioni speculari a quelle statunitensi

  • 2 ore fa
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La produzione di terre rare cinese è fondamentale anche per molte industrie statunitensi

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Di: ATS/pon 

La Cina accusa gli Stati Uniti per l’escalation della guerra commerciale, dopo che Washington ha imposto nuove restrizioni alle aziende delle Paese asiatico a dispetto dei complessi colloqui bilaterali avuti dalle parti. Pechino, attraverso il ministero del commercio, ha criticato il piano del presidente statunitense Donald Trump di imporre dazi aggiuntivi del 100% sui beni made in China e ha minacciato nuove contromisure.

00:54

Nuovo capitolo della guerra commerciale USA-Cina

Telegiornale 11.10.2025, 20:00

Nella prima risposta ufficiale ai piani dell’inquilino della Casa Bianca, un portavoce ha sottolineato in una dichiarazione che da quando i due Paesi hanno tenuto a settembre i negoziati a Madrid, gli USA hanno “continuamente introdotto una serie di nuove restrizioni contro la Cina”, tra cui l’inserimento di aziende nella lista nera del commercio. “La posizione della Cina sulle guerre tariffarie è stata coerente: non vogliamo combattere, ma non abbiamo paura di farlo”, ha detto il portavoce.

03:16

USA-CINA, le considerazioni di due esperti

Telegiornale 11.10.2025, 20:00

Trump ha annunciato l’venerdì che avrebbe imposto controlli alle esportazioni “su larga scala” su “praticamente ogni prodotto”, compresi “i software critici”, insieme ai dazi. Questo dopo che una serie di misure adottate dalla Cina negli ultimi due giorni, che hanno esteso i controlli sull’esportazione di terre rare e tecnologie correlate, nonché di attrezzature e materiali per la produzione di batterie. L’intenzione, precisa il Ministero del commercio cinese, non è quello di colpire le applicazioni civili, che verranno approvate, ma quelle militari.

Inoltre, Pechino ha anche avviato un’indagine su presunte violazioni delle norme contro i cartelli contro Qualcomm, il colosso californiano dei microchip, e ha imposto “tasse speciali” sulle navi di proprietà o gestione americana che attraccano nei porti cinesi. Una mossa speculare a quella decisa da Washington in vigore dal 14 ottobre.

In buona sostanza, sottolinea la Cina, è la Casa Bianca di volta in volta a cominciare e in ogni occasione Pechino sta rispondendo per le rime.

Le azioni cinesi sono sembrate agli osservatori una strategia mirata per aumentare il peso negoziale in vista del faccia a faccia tra Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping in Corea del Sud a fine mese, a margine del forum della Cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC). Venerdì Trump, preso dall’ira per l’approccio cinese definito “ingiustificato”, ha espresso dubbi che l’incontro potesse tenersi, prima di correggere il tiro dicendo che probabilmente ci sarebbe stato.

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